Please use this identifier to cite or link to this item:
http://hdl.handle.net/2307/5041
Title: | Un “quarto modo” di raccontare la storia: Black Water, Blonde e My Sister, My Love di Joyce Carol Oates | Authors: | Miceli, Barbara | Advisor: | Stefanelli, Maria Anita | Keywords: | letteratura angloamericana ricoeur romanzo Oates |
Issue Date: | 6-Jun-2015 | Publisher: | Università degli studi Roma Tre | Abstract: | Questo studio nasce da una riflessione sul rapporto tra la scrittura di Joyce Carol Oates e la cronaca, spesso presente nella sua fiction, e alla base dei tre romanzi qui analizzati. Un simile approccio alla cronaca era stato realizzato tra gli anni Sessanta e Settanta dal New Journalism, movimento che, secondo Thomas B. Connery, aveva creato un “terzo modo” di raccontare la storia: narrare fatti reali liberandosi dall’oggettività tipica del giornalismo e utilizzando gli strumenti della fiction. Ciò che realizza Oates attraverso questi tre romanzi può essere definito, parafrasando Connery, è un “quarto modo” di raccontare la storia. Black Water (1992) è ispirato al noto Chappaquiddick Incident, dove Mary Jo Kopechne, assistente di Robert Kennedy, morì in un incidente stradale mentre viaggiava nell’auto del fratello Edward (1968); Blonde (2000) è la “biografia postuma” di Marilyn Monroe; My Sister, My Love (2008) è ispirato al caso Ramsey: l’omicidio, mai risolto, della reginetta di bellezza di sei anni JonBénet Ramsey, avvenuto a Boulder, Colorado, nel 1996. L’obiettivo dell’autrice è quello di dare una nuova voce a personaggi che, in alcuni casi, non ne hanno mai avuta una, e per questo rischiano di essere dimenticati. Oates discosta il velo della loro immagine pubblica, quella più nota, scavando nella psiche di questi personaggi e mostrando perché abbiano compiuto determinate azioni o scelte, dato che loro non potrebbero più spiegarlo. Tuttavia, non è solo questo che traspare dalle pagine dei tre romanzi, ma anche una panoramica della società americana. E’ attraverso le azioni delle tre protagoniste, le loro parole e i loro gesti che Oates racconta l’America contemporanea, trascinando i suoi lettori, come afferma Lee Milazzo, in un viaggio attraverso “the great American dream and the equally potent American nightmare”. Lo studio è stato svolto su più piani: quello stilistico, della mescolanza dei generi presente in tutte e tre le opere, del rapporto con la storia contemporanea agli eventi narrati, e, infine, dell’immagine della donna veicolata da Oates. L’analisi si basa sulle categorie enunciate da Paul Ricoeur nei suoi saggi Time and Narrative (1985), Oneself as Another (1990) e Memory, History, Forgetting (2000). Questo lavoro rintraccia modalità e caratteristiche formali del “quarto modo” di raccontare la storia creato da Oates e scopre le motivazioni che hanno spinto l’autrice a narrare le storie di queste tre donne, protagoniste della cronaca in tempi e modi diversi. La teoria che si vuole dimostrare è come i tre romanzi siano strumenti per difenderne la memoria, e per salvarle dall’invisibilità e dall’oblio. La nuova voce che è stata conferita loro da Joyce Carol Oates ha un obiettivo preciso, come scrive Linda W. Wagner: “translating that mute suffering so that readers are moved by it even when they do not fully understand it is her aim”. | URI: | http://hdl.handle.net/2307/5041 | Access Rights: | info:eu-repo/semantics/openAccess |
Appears in Collections: | Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere T - Tesi di dottorato |
Files in This Item:
File | Description | Size | Format | |
---|---|---|---|---|
tesi miceli.pdf | 1.47 MB | Adobe PDF | View/Open |
Page view(s)
211
checked on Nov 21, 2024
Download(s)
659
checked on Nov 21, 2024
Google ScholarTM
Check
Items in DSpace are protected by copyright, with all rights reserved, unless otherwise indicated.