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http://hdl.handle.net/2307/5040
Titolo: | Immigrate e lavoro autonomo in Italia : nuove forme di integrazione? | Autori: | Sorrentino, Roberta | Relatore: | Maniscalco, Maria Luisa | Parole chiave: | immigrate integrazione imprenditoria |
Data di pubblicazione: | 11-giu-2015 | Editore: | Università degli studi Roma Tre | Abstract: | La ricerca è stata organizzata in diverse fasi corrispondenti a un progressivo approfondimento dell’oggetto indagato: l’esperienza di alcune donne immigrate che hanno scelto la strada del lavoro autonomo e imprenditoriale. Una prima fase è stata dedicata all’analisi della letteratura su più livelli ripercorrendo in primo luogo il modo in cui sono state studiate le grandi migrazioni internazionali e isolando il tema delle “migrazioni di genere”. Inevitabile e necessario è stato lo sguardo alla letteratura internazionale ed europea che ha fornito una prima cornice di riferimento anche riguardo al tema specifico del genere. Rispetto a questo concetto chiave, la letteratura italiana sulle migrazioni ha mostrato un certo ritardo e, soprattutto, la tendenza a far diventare la migrazione femminile un interesse di pochi verso poche specifiche tematiche: il lavoro domestico e di cura e la prostituzione. La volontà di studiare questa area del mercato del lavoro è nata in stretta connessione con l’ipotesi di fondo: può l’autonomia lavorativa, con le relative ambizioni e prospettive di mobilità, aprire la strada a una forma di inclusione sociale più profonda di una formale accettazione e tolleranza? Come si definisce la soggettività di queste donne? L’indagine ha coinvolto dieci donne attive nella città di Roma secondo un criterio di significatività dato non tanto dall’essere un campione statisticamente rappresentativo, quanto dalla possibilità di far emergere dei tratti comuni e differenti nella definizione della loro soggettività di immigrate provenienti da diverse aree geo-culturali. In questo senso l’analisi è stata condotta secondo un approccio qualitativo per mezzo di racconti di vita seguiti poi da un intenso lavoro di carattere interpretativo. Il primo tramite di contatto è stato la Cna World di Roma, gruppo di interesse della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa che si occupa in particolare dell’imprenditoria straniera. È emerso un quadro piuttosto vivace e non privo di contraddizioni sul modo in cui è vissuta la condizione di immigrate. Da un lato è espressa una sincera soddisfazione per quanto si è realizzato in ambito lavorativo, si dichiarano, con altrettanto coinvolgimento, ottimi rapporti con gli italiani e un percorso di inserimento “felice” e “fortunato”. Quando però si va a scavare un po’ più in profondità queste stesse affermazioni rivelano una realtà complessa e ricca di punti interrogativi. Il luogo di lavoro è lo spazio dove passano la maggior parte del loro tempo, pur con varie sfumature, la socialità appare ristretta a relazioni poco profonde sia con gli autoctoni sia con i loro connazionali con i quali raramente si mantengono legami forti. Il tema della cittadinanza è un terreno scosceso e in qualche modo rivelatore di una realtà che necessita di essere approfondita. Emerge una visione essenzialmente strumentale e strategica in base alla quale si guarda a una generale facilitazione in termini di gestione delle pratiche burocratiche connesse, in primo luogo, al mondo del lavoro e alla tutela dei figli. Sembrerebbe mancare qualsiasi senso di coinvolgimento e attribuzione di un significato di appartenenza dietro all’etichetta “cittadinanza”. Appartenenza e inclusione che, pur lontane dal compiersi, sembrano essere ricercate più nella buona riuscita del percorso lavorativo e nella conseguente “approvazione” da parte degli italiani. | URI: | http://hdl.handle.net/2307/5040 | Diritti di Accesso: | info:eu-repo/semantics/openAccess |
È visualizzato nelle collezioni: | Dipartimento di Scienze Politiche T - Tesi di dottorato |
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