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Titolo: Ville e residenze di campagna nell'Umbria del Cinquecento
Autori: Donadoni, Giovanna
Relatore: Toscano, Bruno
Data di pubblicazione: 28-apr-2009
Editore: Università degli studi Roma Tre
Abstract: Il problema storiografico e storico-atistico della nascita, dello sviluppo e dei caratteri tipologici, funzionali e decorativi delle ville e delle residenze di campagna nell'area umbra del Cinquecento non ha finora prodotto nessuna trattazione sistematica paragonabile a quelle che hanno visto coinvolte, da decenni a questa parte, le stesse tematiche in altre aree regionali della penisola, prime fra tutte quelle toscana, veneta e laziale, o, in anni più recenti, quella ligure. La ricerca affronta quindi per la prima volta sistematicamente il tema delle ville e delle residenze di campagna nel relativamente circoscritto contesto dell'Umbria del Cinquecento. L'ampiezza della prospettiva e la conseguente enorme quantità di questioni da definire sotto i diversi profili storico, economico, culturale, geografico, nonché la ricchezza di problematiche legate alla villa come oggetto architettonico, arricchito o meno di apparati decorativi, inserito in un paesaggio e organismo vitale soggetto nel tempo a trasformazioni funzionali interne ed esterne, ha determinato la necessità di individuare le domande fondamentali che potessero permettere di delinearne i caratteri generali indispensabili all'impostazione del problema e, contemporaneamente, illustrarne gli aspetti caratteristici particolari, privilegiando il punto di vista più propriamente storico-artistico e culturale. Per questo le tematiche principali sulle quali si articola la ricerca sono la definizione del territorio di interesse e del concetto di Umbria nel Cinquecento, attraverso la cartografia, che proprio in questo secolo conosce un momento di particolare sviluppo, e le opere di geografi, amministratori (come Cipriano Piccolpasso e Innocenzo Malvasia) e storici, che forniscono diverse informazioni; l'ndividuazione degli edifici esistenti e la ricostruzione del sistema residenziale cinquecentesco comprendente anche gli edifici non più in piedi o non più riconoscibili; l'nalisi delle funzioni, in relazione al patrimonio fondiario ed alle esigenze della committenza ed ai caratteri economici, produttivi e culturali dell'area particolare alla quale i singoli edifici sono connessi; l'analisi delle tipologie, in relazione alle funzioni, alle eventuali preesistenze, all'attività degli architetti quando proposti dalla critica, alla coeva e precedente letteratura e trattatistica, sia architettonica che agronomica, alla tradizione architettonica urbana ed extraurbana dell'area cui si connettono gli edifici e le committenze, oltre che al confronto con le tipologie delle altre regioni; lo studio delle committenze, anche attraverso la documentazione archivistica relativa alle singole famiglie e personalità, in relazione alle intenzionalità economiche e culturali connesse all'edificazione delle dimore di campagna e dei palazzi cittadini ed al contesto sia regionale che locale in cui vivono, con una paticolare attenzione verso i casi di sistemi residenziali complessi legati ad alcune particolari famiglie; infine, l'nalisi delle decorazioni superstiti, con riferimento agli apparati decorativi dei palazzi urbani, in particolare quelli legati alle medesime committenze, ed ai modelli iconografici elaborati nel corso del secolo nei palazzi cittadini e nelle ville extraurbane delle altre regioni della penisola. La necessità di coordinare l'impianto generale dell'argomento con le specificità territoriali di cui si compone la regione, ha infine fatto privilegiare come filo conduttore in grado di mantenere la coerenza interpretativa interna della ricerca, il rapporto di scambio e interrelazione che si viene a creare tra la fiorente edilizia urbana cinquecentesca e la coeva edilizia di campagna, la cui analogia con le situazioni riscontrabili anche in altre regioni non ne rende meno interessante la ricerca puntuale dei modelli di riferimento, dei canali di comunicazione e della portata simbolica e culturale, ma anzi permette di delineare in modo più preciso i caratteri individuali del fenomeno in area umbra. L'individuazione dell'area geografica di riferimento attraverso la documentazione cartografica, amministrativa e storiografica, connessa con la molteplicità dei caratteri locali storici, economici e culturali, ha portato alla organizzazione della ricerca intorno ai poli cittadini di Perugia, Castiglione del Lago, Città di Castello, Foligno, Trevi, Spoleto, Terni e Todi, dove è stato possibile documentare la presenza e lo sviluppo del fenomeno. Le aree non corrspondono sempre alle attuali divisioni amministrative, ma rappresentano le aree di influenza politica, economica e culturale all'interno delle quali le residenze sono ascrivibili, in particolare in relazione alla committenza. In totale sul territorio regionale sono stati riconosciuti complessivamente, tra gli edifici di nuova fondazione e i riadattamenti di costruzioni preesistenti, una settantina di siti, che comprendono sia le strutture ancora esistenti e riconoscibili, sia quelle perdute o completamente ricostruite. Molto verosimilmente il numero relativamente modesto dei siti individuati - specie se confrontato con il numero delle ville presenti in altre regioni nel corso dello stesso periodo cronologico - non esaurisce la reale portata del fenomeno: ulteriori ricerche archivistiche sulla documentazione catastale, notarile o familiare, rivelerebbero con ogni probabilità nuove notizie su residenze oggi scomparse o completamente obliterate; tuttavia documenta un'ampiezza del fenomeno ed una distribuzione sul territorio regionale storico decisamente maggiore rispetto a quanto non fosse stato sinora considerato. Sul complesso delle residenze si è potuto constatare che il numero di quelle edificate ex novo è sostanzialmente equivalente a quelle frutto di riadattamenti di costruzioni preesistenti, che siano esse fortificazioni, torri d'avvistamento, edifici religiosi o abitazioni a carattere rurale; emerge piuttosto con una certa evidenza la diversa distribuzione territoriale delle due tipologie: la maggior parte delle nuove costruzioni interessa infatti le aree del perugino, del tifernate, del lago Trasimeno e del folignate, mentre in aree come quella tuderte e quella spoletina sono più frequenti i riutilizzi e le trasformazioni1 . Questo si spiega con i caratteri specifici sia geografici, sia economici e politici delle singole aree: in particolare, se le zone nelle vicinanze della città di Perugia costituiscono uno spazio particolarmente adatto e ambito per le nuove residenze di villeggiatura delle principali famiglie cittadine, l'area tifernate vede incrementare l'occupazione e lo sfruttamento agricolo delle aree marginali della vallata, piuttosto che il riadattamento delle numerose strutture difensive di quelle più elevate e poco accessibili, che inoltre offrono un magro reddito agrario. L'area del folignate è impegnata, dopo la metà del secolo, in un importante lavoro di bonifica delle zone paludose, che accelera considerevolmente il processo di riappropriazione di terre coltivabili perseguito nei secoli precedenti; anche l'attività manifatturiera cartaria nella valle del Menotre determina la fondazione di residenze padronali connesse con l'attività industriale. Allo stesso modo, anche l'area del lago Trasimeno è interessata da opere di bonifica, ma nuove costruzioni sono evidentemente anche connesse con la formazione dello Stato dei Della Corgna. Se le zone spoletina e tuderte manifestano una più forte tendenza al riutilizzo e al ridattamento di strutture preesistenti - anche se, in particolare per quanto riguarda Spoleto, numerose sono le bonifiche, i disboscamenti e i dissodamenti nelle aree collinari - questo forse si può spiegare in parte con il vivace processo di rinnovamento urbano che interessa i due centri nel corso del secolo, con una profusione di risorse economiche nell'edilizia cittadina. Similmente, per quanto riguarda la cronologia delle edificazioni, si possono notare sostanziali differenze tra le diverse aree: nel perugino, nel tifernate e nella zona del lago Trasimeno la costruzione di ville e residenze di campagna procede in modo più o meno omogeneo fin dal 1 Anche se occorre sottolineare che in tutte le aree prese in considerazione sono comunque presenti sia costruzioni ex novo che riedificazioni e riadattamenti di preesistenze. Quattrocento per tutto il secolo successivo; un più forte incremento dopo la metà del Cinquecento vede invece coinvolte aree come quelle folignate e spoletina. La committenza tifernate della famiglia Vitelli caratterizza l'area fin dalla seconda metà del Quattrocento, così come diverse sono le citazioni di residenze extraurbane nelle vicinanze della città di Perugia nel corso dello stesso secolo o nella prima metà del successivo2 . L'area di Castiglione, in seguito alla cessione del territorio ai Della Corgna da parte di Giulio III nel 1550, vede il sorgere delle grandi committenze di questa famiglia, ma era già stata interessata dall'attività dei Baglioni, dei Montemelini e, anche per il fatto di trovarsi a ridosso del confine toscano, dei cortonesi Vagnucci e Passerini, legati all'Umbria in virtù delle loro cariche ecclesiastiche. L'incremento edilizio nell'area folignate è invece strettamente connesso alle già ricordate grandi operazioni di bonifica della piana del fiume Topino, energicamente incentivate da Francesco Jacobilli tra il 1560 e il 1573, in seguito alle quali l'occupazione e lo sfruttamento del territorio si spostano dalle aree collinari a quelle di pianura e si determinano nuove forme di economia, nuove ricchezze ed emergono nuovi ceti imprenditoriali con nuovi investimenti. Questo ridimensiona l'ipotesi secondo la quale lo sviluppo del fenomeno nell'area umbra cinquecentesca sia fondamentalmente da attribuire alla pacificazione territoriale successiva alla formazione dello Stato Pontificio sul territorio dopo il 1540, mettendo invece in luce i precedenti e la varietà delle condizioni economiche e sociali che ne sono alla base. Dal punto di vista tipologico, prevalgono su tutta la regione le strutture dei "palazzi di campagna", che ripropongono fondamentalmente i caratteri del palazzo urbano, a blocco compatto, lineare, a due o tre piani, con piante solitamente quadrangolari; non mancano tuttavia piante complesse, a U o a L, anche in casi di edificazioni ex novo, non condizionate quindi dalle preesistenze. Archi bugnati e stemmi familiari sulle porte, sottili cornici marcapiano e incorniciature delle finestre costituiscono spesso i soli elementi decorativi, mentre portici e loggette testimoniano l'intrinseca intenzionalità di relazione con il paesaggio circostante. Gli interni sono organizzati intorno al salone centrale, che disimpegna gli altri ambienti delle sale da pranzo, camere e di servizio al piano nobile, mentre il pian terreno è occupato da cantine e magazzini; anche la cappella, quando presente, si trova frequentemente al pian terreno, a volte con una doppia entrata che permette l'ingresso sia dall'interno degli appartamenti padronali, sia dall'esterno per la comunità dei lavoranti della tenuta3 . Frequente è la presenza di case coloniche e rustici annessi, con funzioni di rimesse, magazzini e fienili. Per i casi di più spiccata monumentalità la storiografia locale ha sempre sostenuto l'attribuzione, anche solo progettuale, alle personalità di Antonio da Sangallo, Antonio Cantagallina e Galeazzo Alessi, ma l'assenza a volte di basi documentarie e la vaghezza dei riscontri stilistici ha indotto spesso la critica a metterle in discussione. Si tratta in ogni caso di edifici che, pur accentuando i caratteri ornamentali esterni ed interni e movimentando l'articolazione degli spazi e l'interazione con il paesaggio, non propongono l'elaborazione di nuovi e particolari modelli tipologici; sono prodotti per una committenza, sia essa di nuova o antica nobiltà, che culturalmente, ideologicamente ed economicamente continua ad investire soprattutto nei palazzi urbani e ad affidare a 2 Spesso si tratta solo di citazioni o riferimenti documentari, poiché l'area ha naturalmente subito gli effetti dell'ampliamento urbano, che ha frequentemente cancellato le tracce di queste costruzioni. 3 Bisogna però ricordare che pochi sono i casi nei quali si siano mantenute prevalentemente le strutture cinquecentesche, sia nelle facciate esterne che nella distribuzione interna degli spazi, dal momento che la maggior parte degli edifici hanno visto la sovrapposizione, nel corso dei secoli successivi, di numerosi interventi di riadattamento, sia per l'uso continuativo spesso connesso a funzioni anche pratiche dell'attività agraria - o, in tempi più recenti, la trasformazione in strutture ricettive turistiche -, sia per i mutati gusti decorativi e stili di vita in villa che, a partire dal Sei e Settecento ne hanno in alcuni casi determinato il quasi completo o addirittura totale rinnovamento. questi ultimi il vero ruolo di rappresentanza. Emerge però chiaramente la piena adesione al concetto di villa e residenza di campagna come luogo in cui si incontrano la concezione letteraria del locus amoenus e del rifugio dalla vita cittadina e lo scopo pratico dell'edificio, nelle diverse declinazioni della villa-fortezza, della villa suburbana, della villa rustica padronale e della villa di caccia e svago. Per quanto riguarda le funzioni delle ville, queste non si esprimono tanto nelle tipologie generali quanto piuttosto negli elementi particolari, come l'entità dei beni annessi e delle strutture coloniche collegate o la preponderanza degli elementi decorativi, anche se in molti casi si nota che uno stesso edificio può rispondere contemporaneamente a funzioni differenti, più di quanto questo non avvenga in altre regioni. Circa le committenze, oltre alle singole personalità che legano in modo esclusivo il proprio nome all'edificazione delle loro ville, sono da considerare le successioni ereditarie o le vendite, che spesso comportano trasformazioni più o meno significative anche nel giro di pochi anni; la residenza privata è infatti un organismo vitale, soggetto a continui adattamenti legati a mutamenti di gusto, di funzione o di stato sociale dei proprietari. Particolarmente interessanti sono poi i sistemi residenziali di gruppi familiari come i Vitelli, i Baglioni, i Della Corgna, gli Atti, i Valenti, che connettono diverse residenze su un territorio più o meno ampio e i palazzi urbani sedi delle stesse famiglie; questo approccio aiuta da un lato a chiarire le strategie insediative delle classi dirigenti, dall'altro ad evidenziare il ruolo particolare dei singoli edifici. Un caso a parte è quello di Fulvio Della Corgna, che lega il suo nome a committenze sia private, in quanto signore, insieme al fratello Ascanio, del territorio del Chiugi, sia "istituzionali", in quanto Vescovo di Perugia: i riadattamenti di Pieve del Vescovo e dell'Abbazia dei Sette Fratelli di Pietrafitta da lui intrapresi riguardano infatti edifici che sono residenza di tutti i vescovi perugini. I risultati della ricerca rispondono alle tematiche sulle quali era stata articolata e forniscono un importante contributo alla più generale intenzione di tentare di restituire lo strato cinquecentesco del fenomeno, che i secoli successivi hanno compromesso, quando non addirittura completamente cancellato; uno strato che svolge invece un importante ruolo sia sociale che economico, sia soprattutto culturale, che deve ancora essere ricostruito in tutta la sua complessità e ricchezza. La ricerca si è svolta presso gli archivi storici e diocesani dei centri comunali presi in esame, gli archivi fotografici e di restauro della Soprintendenza ai Beni artistici e storici dell'Umbria, gli archivi familiari e l'Archivio di Stato di Roma, oltre, naturalmente, attraverso i sopralluoghi nei siti delle residenze.
URI: http://hdl.handle.net/2307/441
È visualizzato nelle collezioni:X_Dipartimento di Studi storico-artistici, archeologici e sulla conservazione
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