Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: http://hdl.handle.net/2307/412
Titolo: I socialisti italiani e la questione mediorientale (1948-1987)
Autori: Pacifici, Francesca
Relatore: Rizzi, Francesco Paolo
Data di pubblicazione: 2-lug-2009
Editore: Università degli studi Roma Tre
Abstract: La tesi propone una lettura delle posizioni del Partito Socialista Italiano nei confronti della questione mediorientale dalla nascita dello Stato di Israele fino agli anni del governo di Bettino Craxi, affrontando diverse variabili, che spaziano dagli sviluppi della politica interna italiana e del PSI, alla dimensione del conflitto in Medio Oriente, fino al quadro di riferimento delle evoluzioni delle relazioni internazionali e del conflitto bipolare. L'ipotesi di lettura che fa da filo rosso alla ricostruzione si basa sull'assunto che il PSI si sia orientato sul conflitto arabo-israeliano con posizioni sempre svincolate dalle logiche imposte dalla Guerra Fredda. Questo assunto si mostra valido fino alla metà degli anni Settanta, nella misura in cui il PSI assunse sempre posizioni favorevoli all'intervento dell'Europa e delle Nazioni Unite per la risoluzione del conflitto arabo-israeliano. Si mostra ancora più valido negli anni di Craxi, soprattutto all'epoca in cui il PSI arrivò alla Presidenza del Consiglio e l'Italia cominciò a giocare un ruolo da protagonista nella regione mediterranea. Fu proprio la politica mediorientale, durante il governo Craxi, a rappresentare il campo d'azione in cui venne concretizzato il principio di affrancamento dall'egemonia delle superpotenze. Craxi dimostrò che, invece di essere soggiogati dagli equilibri bipolari, l'Italia poteva sfruttarli e piegarli ai propri interessi. La sua scelta a favore dell'installazione degli euromissili, fu uno strumento utilizzato per accreditarsi a Washington e acquisire autonomia in seguito; e in effetti dal 1983 al 1987 un inedito raggio d'azione si dispiegò per la politica estera italiana. Questo fu evidente per l'attività tessuta da Craxi e dal Ministro Andreotti per la costruzione del processo di pace in Medio Oriente. Il lavoro è diviso in tre parti. Il primo capitolo rappresenta una ricostruzione storica della lotta palestinese per l'autodeterminazione e per la costruzione di uno Stato indipendente, attraverso una lettura incentrata sulle relazioni internazionali che, Al-Fatah prima e l'OLP dopo, impostarono all'estero con i governi, con le forze politiche straniere e con gli altri movimenti di liberazione come necessario strumento di lotta. Il secondo capitolo affronta il tema dell'atteggiamento dei socialisti italiani nei confronti della questione mediorientale nel periodo precedente alla segreteria di Craxi. Il terzo capitolo è dedicato infine all'orientamento del partito socialista italiano nei confronti del conflitto arabo-israeliano negli anni della segreteria di Bettino Craxi, e infine negli anni del governo a guida socialista. L'ultimo paragrafo di questa parte è una memoria, una testimonianza diretta, offerta dall'Ambasciatore Antonio Badini, consigliere diplomatico di Palazzo Chigi all'epoca del governo Craxi, il quale analizza, attraverso lo schema letterario dell'intervista, le dinamiche della politica mediorientale del governo a guida socialista. Il lavoro si chiude con la caduta del governo Craxi, con lo stallo dei negoziati di pace in Medio Oriente, e con lo scoppio dell'Intifada, evento che mescolerà nuovamente le carte degli equilibri della regione.
URI: http://hdl.handle.net/2307/412
È visualizzato nelle collezioni:X_Dipartimento di Studi storici geografici antropologici
T - Tesi di dottorato

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