Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: http://hdl.handle.net/2307/4122
Titolo: Il racconto mitico in forma di profezia nell'epica e nella tragedia greca : da Omero a Licofrone
Autori: Guerrieri, Stefano
Relatore: Cozzoli, Adele Teresa
Parole chiave: profezia
epica
tragedia
letteratura greca
Data di pubblicazione: 20-giu-2013
Editore: Università degli studi Roma Tre
Abstract: La presente tesi dottorale prende in esame il procedimento narrativo del ‘racconto in forma di profezia’ nella tradizione poetica greca, da Omero sino all’inizio dell’età ellenistica, con specifica attenzione ai due generi letterari dell’epica e la tragedia. Nell’introduzione generale si tratteggia la differenza tra la semplice profezia e il ‘racconto profetico’, cioè quel tipo di vaticinio espanso e sviluppato che forma una narrazione di argomento mitico (o più raramente storico) e si illustrano i criteri e la terminologia della trattazione. Una prima parte della tesi prende in esame il racconto profetico nell’epica arcaica. (1) Nel primo capitolo si analizzano i principali passi dei poemi omerici in cui il racconto mitico è esposto in forma di profezia. L’analisi dei testi, dei commenti antichi e della bibliografia moderna, soprattutto di quella orientata a una prospettiva oralista, porta a formulare alcune ipotesi su tale forma narrativa, che prevalentemente in una recitazione orale doveva svolgere una funzione di ‘table of contents’, utile a guidare la memoria dell’aedo e a orientare l’orizzonte di attesa del pubblico. I poemi omerici offrono tuttavia solo pochi esempi di tale σχῆμα (come lo definiscono talvolta gli scoli antichi). (2) Pertanto nel secondo capitolo è svolta un’indagine sulle testimonianze dell’epopea perduta -in particolare sono selezionati come campione i poemi del Ciclo troiano- per tentare di ricostruire una serie di episodi profetici e di capire in quali e in quanti casi sia legittimo ipotizzare la presenza di una ‘narrazione in forma di profezia’. Benché basati su ricostruzioni ipotetiche, i risultati di tale ricerca lasciano supporre che tale procedimento narrativo fosse impiegato con maggiore frequenza di quanto non si potrebbe immaginare. Una seconda parte della tesi tratta invece la ripresa e rifunzionalizzazione del racconto profetico nella tragedia del V secolo. (3) Un capitolo è dedicato a Eschilo, che di tale modalità narrativa fa ampio uso, con svariate modalità, ma soprattutto per colmare le lacune interne alla trilogia legata. (4) Un altro capitolo affronta invece il racconto profetico in Sofocle e in Euripide (soprattutto in quest’ultimo, dacché Sofocle non sembra ricorrervi mai se non come componente del deus ex machina). Due trattazioni specifiche sono dedicate per l’appunto a due moduli profetico-narrativi probabilmente canonizzati dallo stesso Euripide: (4.2) la profezia finale, solitamente recitata dal deus ex machina -occasionalmente ripresa anche da Sofocle- e (4.3) la profezia in prologo, presente in quei prologhi espositivi euripidei in cui a parlare è una divinità. Si prendono poi in esame (4.4 e 4.5) altri impieghi della modalità narrativa profetica nella tragedia euripidea, quali ad esempio le profezie di Cassandra nelle Troiane (356-43). L’analisi mette in luce un rapporto di continuità con l’epica nell’impiego di tale modulo narrativo, ma anche una sua rifunzionalizzazione da parte dei tragici. Una terza parte esamina infine la ripresa del racconto profetico nella poesia ellenistica, soprattutto in quei testi che si pongono in più diretto rapporto di continuità con il materiale epico e tragico esaminato nelle due sezioni precedenti. (5) Un capitolo è dedicato al racconto profetico nell’epica di Apollonio Rodio (Arg. I 1315-25; II 311- 425). (6) Un altro a quella particolare forma epico-tragica che è l’Alessandra di Licofrone, in cui la modalità narrativa profetica è estesa alla totalità dell’opera. Un’appendice a questa terza parte prende infine in esame un frammento (3 Powell) dell’Apollo di Alessandro Etolo. Sebbene infatti, formalmente, tale testo si classifichi come elegia e non come epica, occorre tenere presente da un lato che questi due generi nella Kreuzung der Gattungen ellenistica vengono a costituirsi come sostanzialmente affini e dall’altro che il presente frammento costituisce l’unico altro caso attestato nella letteratura greca in cui la narrazione sembri interamente svolta in forma di profezia e in quanto tale offre un termine di confronto imprescindibile per il poemetto di Licofrone. L’analisi mette in luce delle novità nell’impiego della narrazione profetica da parte dei poeti ellenistici, quali l’interesse spesso dedicato alle modalità espressive del vaticinio o l’impiego di predizioni di carattere eziologico e di argomento storico (e non più solo mitico), 2 un dato, quest’ultimo, che sarà ereditato dai poeti latini. Al tempo stesso si accentua anche una funzione metaletteraria della profezia, volta a legittimare il dettato del poeta-filologo. Il confronto tra i differenti testi, posti in relazione tra loro in una prospettiva finora inedita, mette in luce l’esistenza di una forma narrativa profetica che non è mai stata canonizzata come genere a sé stante ma che risulta ricorrente nell’epica e nella tragedia greca. Inoltre le riprese intertestuali tra diverse narrazioni profetiche di differenti epoche lasciano intuire che i poeti avessero una certa consapevolezza dell’identità di tale modulo, pur non formalmente codificato. Si può concludere con relativa certezza che quando Virgilio compose le sue ampie profezie narrative sulla storia di Roma, non fece altro che reimpiegare un procedimento narrativo già ampiamente noto alla poesia greca.
URI: http://hdl.handle.net/2307/4122
Diritti di Accesso: info:eu-repo/semantics/openAccess
È visualizzato nelle collezioni:Dipartimento di Studi Umanistici
T - Tesi di dottorato

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