Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: http://hdl.handle.net/2307/3910
Titolo: La disarmonia del mondo : lettura della novellistica del Seicento
Autori: Tedesco, Raffaele
Relatore: Ariani, Marco
Parole chiave: novella
seicento
barocco
Data di pubblicazione: 26-apr-2012
Editore: Università degli studi Roma Tre
Abstract: L’elaborato prende in esame la presenza di due opposte spinte alla base della narrazione novellistica secentesca: da un lato si rileva un’esigenza all’ordinamento e alla classificazione, col riconoscimento di un tutto armonico universale; dall’altro, la percezione di una realtà che invece sembra sfuggire a qualsiasi razionalizzazione e appare organizzata secondo criteri casuali. Tali tendenze possono manifestarsi autonomamente da autore ad autore, oppure interagire tra loro. Sono infatti presenti casi in cui nel singolo novellatore a una denuncia del caos segue la possibilità su più livelli di una ristrutturazione sistematica del molteplice percepito. L’interazione delle due tendenze offre l’immagine di un secolo complesso e prismatico. Tale complessità si attua nel comporre novellistico soprattutto per ciò che concerne lo statuto identitario dei personaggi, che risulta mobile e indefinito, con profonde ripercussioni sull’integrità psicologica degli stessi. Meccanismi letterari, perlopiù topici, quali il travestimento o il cambio di nome si caricano di valenza polemica nei confronti dell’ordine stabilito, attuando una chiara contrapposizione tra l’io e quel mondo in cui la rigidità regolatoria è interamente tesa a fissare ordini, classi e ruoli. Si verifica allora una fluttuazione da uno stato all’altro, segno di una realtà tutt’altro che rigidamente impostata. Ciò comporta la perdita delle connotazioni personali più caratteristiche e con esse l’affievolirsi del senso di appartenenza. L’attuazione stessa di questi meccanismi è conseguenza di un’esigenza di riconoscimento più ampia che, pur evidenziando una spinta verso il molteplice, paradossalmente mira a ristabilire un ordine nuovo, più aperto e in qualche modo più accettabile. L’identificazione perde così le sue caratteristiche profonde e si trasforma in una questione prettamente formale, gestita sull’esteriorità, al punto che qualsiasi connotato identificativo (nome, ruolo, sesso, classe sociale, mestiere) perde il suo valore semantico per trasformarsi in semplice etichetta significante, avulsa da un rapporto diretto con quanto dovrebbe definire. Di contro, si riscontra un potenziamento dell’attenzione rivolta alle dinamiche interne, soggettive, e un conseguente approfondimento riguardante la rappresentazione del mondo interiore dei singoli attanti. In queste novelle si è costantemente di fronte a personaggi con tratti caratteriali per nulla irrigiditi, tutti ambiguità e indecisione, continuamente in bilico tra il fare e il non fare. Si registra pertanto un’instabilità emotiva in continua evoluzione, e mai diretta a un’effettiva soluzione delle criticità. Instabilità inoltre che, a livello compositivo, è organizzata secondo due tipologie: il contrapporsi di volontà; e una vera e propria scissione intima di carattere essenzialmente emozionale. Questa oscillazione psicologica incide peraltro sul rapporto tra bellezza femminile e morale. Da quanto si evince, la donna è descritta raramente e secondo una bellezza canonica, vicina al modello classico. E in effetti tutta l’attenzione è posta sull’aspetto morale. Così, se in alcuni casi è ancora possibile riconoscere una corrispondenza tra bellezza e moralità, in altri già si avverte che tale corrispondenza è saltata, fino ad arrivare alle novelle in cui non c’è alcun legame diretto tra le due caratteristiche, e i personaggi femminili si presentano moralmente indefinibili. Inoltre l’interferenza tra le due opposte spinte suddette (quella ordinatrice, e quella disarmonizzante) è attestata dalla differente gestione che nelle diverse novelle si attua per ciò che concerne la tematica amorosa. Innanzitutto, l’intreccio amoroso rimane novellisticamente il più frequente: si tende a dimostrare, da un lato, l’immoralità d’amore quale forza che spinge all’eccesso; e dall’altro, la naturalità di esso, come fortificatore delle qualità migliori dell’essere umano. Accanto a queste connotazioni prettamente morali, viene ad aggiungersi un aspetto di carattere polemico sociale, gestito per mezzo della tematica dei matrimoni combinati e della monacazione coatta. Tale polemica è attuata attraverso la corrispondenza tra amore e natura, per cui ne risulta che l’amore, essendo conseguenza naturale del vivere umano, è in qualche modo opposto alle leggi della società. Come si vede, dunque, alla base della criticità sociale c’è ancora una volta l’opposizione Natura-Società. Infine, la complessità inafferrabile della realtà e conseguentemente la distanza tra l’uomo e il mondo sono riscontrabili anche a livello di rappresentazione del reale. Si evidenzia infatti un bassissimo grado di mimesi e il poderoso inserimento di dinamiche didattico-funzionali all’interno dei testi, volti al ristabilimento dell’ordine. L’aspetto a cui si dà maggiore rilevanza è la funzionalità di cui la rappresentazione deve caricarsi, sia essa interna (contestuale ed esplicativa), sia essa esterna (suggestiva e moralizzante).
URI: http://hdl.handle.net/2307/3910
Diritti di Accesso: info:eu-repo/semantics/openAccess
È visualizzato nelle collezioni:X_Dipartimento di Italianistica
T - Tesi di dottorato

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