Please use this identifier to cite or link to this item: http://hdl.handle.net/2307/628
Title: Equità e competizione nell'educazione scolastica
Authors: Mirti, Paola
Advisor: Vertecchi, Benedetto
Issue Date: 9-Apr-2010
Publisher: Università degli studi Roma Tre
Abstract: Il dibattito internazionale ha registrato, negli ultimi anni, un graduale slittamento dall’attenzione verso l’uguaglianza delle opportunità educative alla considerazione del concetto di uguaglianza declinato nei termini più estesi dell’equità. Un sistema scolastico equo non si definisce tale solo se distribuisce equamente l’istruzione, ma anche se contribuisce a rendere la società più giusta. I cambiamenti educativi non possono che essere considerati in relazione a quelli sociali e, quindi, analizzare le opportunità educative dei sistemi di istruzione equivale a considerare gli effetti sociali, economi e politici che l’educazione formale (vale a dire quelle pratiche esplicitamente organizzate per soddisfare le esigenze della società) produce. Le fondamentali direttrici di trasformazione che hanno investito l’educazione nei cinque secoli intercorsi dalla Riforma religiosa di Lutero fanno comprendere la necessità di interpretare l’educazione in una dinamica evolutiva che si estende ai diversi aspetti della vita sociale. L’esigenza di istruzione che si era manifestata nella dottrina della riforma religiosa di Lutero ha esercitato la sua capacità di orientare l’educazione. E, allo stesso modo, le trasformazioni economiche che si sono verificate a partire dalla rivoluzione industriale hanno costituito lo sfondo nel quale si è registrato l’imponente sviluppo dei sistemi scolastici che ha avuto l’apice nell’attuazione di sistemi di istruzione rivolti a tutta la popolazione. Si è seguita la linea di sviluppo di alcuni esponenti del pensiero educativo e si è preso in considerazione il loro punto di vista rispetto ai temi della democrazia, della giustizia e dell’uguaglianza in educazione. Attraverso l’analisi del significato che oggi assume il concetto di uguaglianza delle opportunità educative e facendo riferimento ad alcune concezioni generali della giustizia si è approfondito il ruolo del sistema educativo in relazione alla sfera della giustizia del sistema sociale. La rapidità dei cambiamenti in atto nei sistemi educativi dei Paesi industrializzati mette in evidenza la difficoltà della scuola e degli insegnanti a svolgere il loro compito di educazione in una società che, nei fatti, sembra disconoscere il ruolo della conoscenza per il miglioramento delle condizioni di vita. Ai cambiamenti sociali fanno riscontro, infatti, i cambiamenti che identificano i profili degli individui, e la sfida della scuola consiste nella sua capacità di accogliere tali trasformazioni e rilanciarle per promuovere lo sviluppo della comprensione dell’uomo e della natura. La domanda che ci si è posta è se la nuova direttrice possa essere costituita da una nozione comprensiva di equità che si applichi alla scuola e alla società e che costituisca il criterio per valutare l’innovazione nelle pratiche educative. Di conseguenza, ci si è interrogati se, e in quale misura, sia in atto una revisione degli atteggiamenti che possa condurre ad una ripresa dello sviluppo all’insegna dell’equità. Per cercare di capire in quale misura si sia affermata la nuova cultura dell’equità è stata condotta un’analisi delle pratiche educative e degli atteggiamenti diffusi tra gli insegnanti in cinque scuole secondarie superiori della città di Roma. L’equità può essere intesa come uguaglianza di opportunità che passa attraverso l’appiattimento verso il basso della qualità, oppure come la possibilità di coniugare il principio di uguaglianza con l’efficacia e la qualità, per garantire a tutti un’effettiva e reale uguaglianza dell’opportunità di sviluppo della capacità di comprendere la complessità del mondo contemporaneo. L’appiattimento della qualità dell’educazione colpisce i più svantaggiati a livello sociale, culturale ed economico. Sono proprio coloro che hanno un retroterra sociale e culturale deprivato che ricevono i danni più consistenti, in termini di riduzione delle possibilità di inclusione nei processi sociali, economici e culturali, da una riduzione del livello qualitativo dell’educazione formale. Non è tanto una questione di garantire a tutti un diploma e di adeguare le proposte educative al livello sociale e culturale degli studenti, quanto di offrire a tutti una prospettiva di sviluppo reale. Dall’analisi quantitativa e qualitativa dei dati raccolti nella ricerca sul campo emerge la difficoltà degli insegnanti e della scuola a mettere in relazione l’azione educativa nella pratica quotidiana a i principi generali di giustizia sociale.
URI: http://hdl.handle.net/2307/628
Appears in Collections:X_Dipartimento di Progettazione educativa e didattica
T - Tesi di dottorato

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