Please use this identifier to cite or link to this item: http://hdl.handle.net/2307/6056
Title: La giustizia di transizione: tra memoria e oblio
Authors: Carnevale, Maria Grazia
Advisor: Resta, Eligio
Keywords: Giustizia
Transizione
Memoria
Oblio
Issue Date: 20-Jun-2016
Publisher: Università degli studi Roma Tre
Abstract: Il tema della memoria e del suo problematico rapporto con l’oblio si è imposto con forza, dal Secondo Dopoguerra in poi, all’attenzione di tutte le società che hanno vissuto una transizione democratica. Si tratta di collettività profondamente segnate dal loro passato, con una lunga storia di abusi, ingiustizie e violazioni dei diritti umani alle spalle: nel momento stesso in cui il precedente regime autocratico implode si trovano a percorrere la strada verso la democrazia e ad interrogarsi sul significato e sul ruolo da attribuire agli eventi del passato. Per questo motivo, la giustizia di transizione, definita da Jon Elster come “l’insieme dei procedimenti giudiziari, delle epurazioni e dei risarcimenti cui si procede dopo la transizione da un sistema politico ad un altro” è ora al centro di un rinnovato interesse da parte dei giuristi: la Transitional Justice rappresenta ormai un filone di studi consolidato, caratterizzato da un approccio multidisciplinare e da una grande apertura verso le scienze sociali. Se, secondo Pier Paolo Portinaro, di norma nella storia erano apparse percorribili solo due strade opposte: la brutale resa dei conti oppure l’oblio e l’amnistia, negli ultimi anni il ventaglio di soluzioni si è notevolmente arricchito con la celebrazione di processi nei confronti dei maggiori responsabili di crimini e violenze, nonché con l’istituzione di Commissioni per la Verità e la Riconciliazione e la previsione di risarcimenti, materiali e simbolici, in favore delle vittime. In ogni transizione simili soluzioni possono variamente succedersi, intersecarsi, perfino sovrapporsi: i paradigmi di governo della transizione rappresentano altrettante forme di politica della memoria e dell’oblio. In definitiva, al ricordo o al suo complice e rivale, la dimenticanza, viene assegnato da intere collettività un ruolo fondamentale nei processi di democratizzazione in corso. Così la memoria, da sempre oggetto privilegiato della speculazione filosofica e del dibattito storiografico, è oggi sottoposta a un inevitabile processo di giuridificazione: tale tendenza offre finalmente a tutti noi la possibilità concreta di considerare l’esperienza umana e giuridica del ricordo il luogo di una dialettica temporale irrisolta, dove presente, passato e futuro intrecciano i loro legami attraverso il filo delle generazioni, soprattutto laddove si sono verificati traumi e abusi. Unicamente in questo modo l’ennesimo tentativo da parte del diritto di regolare un fenomeno tanto vasto e complesso quanto possono esserlo solo i percorsi mnestici individuali e collettivi, di incidere sulla “nuda vita”, potrà essere compreso fino in fondo. La nostra ricerca si propone, da una parte, di fornire gli strumenti per rileggere in chiave critica i meccanismi legislativi e giudiziari utilizzati nell’ambito della giustizia di transizione, dall’altra, di far riflettere sulla necessità di costruire un’etica della memoria anche in simili contesti. La volontà di indagare a fondo il ruolo svolto nelle transizioni politiche dalla memoria e dall’oblio, tanto nella loro dimensione individuale quanto nella loro dimensione collettiva, ha portato all’individuazione di due casi paradigmatici di democratizzazione, la transizione argentina e la transizione sudafricana, in cui ricordo e dimenticanza sono stati variamente declinati, anche in forma giuridica. In particolare, si tratta di due Paesi molto diversi tra loro, anche nelle scelte adottate: l’Argentina ha purtroppo visto garantita l’impunità dei militari, colpevoli della feroce repressione degli anni della dittatura, tramite provvedimenti di amnistia e indulti individualizzati, almeno fino alla stagione de los juicios por la verdad; il Sudafrica, invece, ha optato per la concessione di un’amnistia, condizionata alla piena ammissione della propria responsabilità e destinata ad entrambe le parti in lotta durante l’apartheid. Entrambi, però, sono stati accomunati dalla richiesta di verità e giustizia, che ha dato luogo ad un fenomeno del tutto inedito per la giustizia transizionale, la nomina di Commissioni per la Verità incaricate di indagare sugli abusi e le violazioni avvenuti in precedenza. Per la prima volta le vittime hanno avuto la possibilità di raccontare il loro dramma e di confrontarsi con i loro carnefici: l’esperienza delle Commissioni ha costituito un mirabile esperimento di produzione di storia dal basso, nonché di narrazione corale degli avvenimenti all’insegna della costruzione di una memoria condivisa e finalmente pacificata.
URI: http://hdl.handle.net/2307/6056
Access Rights: info:eu-repo/semantics/openAccess
Appears in Collections:Dipartimento di Giurisprudenza
T - Tesi di dottorato

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