Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: http://hdl.handle.net/2307/582
Titolo: Le ragioni dell'azione : economisti, psicologi e filosofi di fronte ai paradossi della razionalita' nella teoria della scelta
Autori: Farina, Grazia
Relatore: De Caro, Mario
Data di pubblicazione: 12-apr-2010
Editore: Università degli studi Roma Tre
Abstract: La tesi si propone di discutere le conseguenze per la teoria della scelta razionale, nella forma standard della Expected Utility Theory (EUT), dell’evidenza sperimentale che ha rivelato numerosi casi di violazione degli assiomi del modello di utilità attesa utilizzato dagli economisti. Una discussione che coinvolge questioni di carattere psicologico e filosofico, legate ai meccanismi cognitivi responsabili del processo decisionale e ai fattori e alle modalità del processo motivazionale: questioni che erano state volutamente messe da parte dalla teoria standard (EUT) e la cui discussione ha direttamente o indirettamente coinvolto non solo gli psicologici cognitivi, ma anche economisti e filosofi. Il primo capitolo offre una presentazione della teoria dell’utilità attesa e della sua struttura assiomatica, mettendone in evidenza i presupposti teorici attraverso la descrizione degli assiomi che definiscono la razionalità dell’agente, i concetti di preferenza e di massimizzazione dell’utilità attesa, l’importanza della coerenza interna all’ordinamento delle preferenze, la tesi delle preferenze rivelate, la concezione soggettiva della probabilità. Vengono infine discussi i primi paradossi ed esperimenti, provenienti dall’economia e dalle scienze cognitive, che misero in discussione l’adeguatezza empirica della teoria. Nel secondo capitolo si delineano le concezioni alternative alla EUT elaborate nel capo delle scienze cognitive, sotto l’influenza della tesi della razionalità limitata di Simon, confluite nell’Heuristic and bias program di Kahneman e Tversky e quindi nella behavioural economics. L’obiettivo è quello di mostrare come le illusioni cognitive e l’influenza delle emozioni rendano irrealistica, e non solo in termini quantitativi, la razionalità attribuita all’agente. La prospect theory di Kahneman e Tversky vuole essere un’alternativa alla EUT proprio in quanto è in grado di dar conto di quelli che sono gli effettivi percorsi decisionali. Il ritorno di Kahneman al criterio dell’utilità come piacere di Bentham e la transizione dalla behavioural economics alla neuroeconomics mette in evidenza alcuni limiti teoretici di questa prospettiva. Nel terzo capitolo vengono analizzate e messe a confronto tesi filosofiche cognitiviste e non cognitiviste dell’azione e del contesto della scelta, e le corrispettive caratterizzazione della razionalità pratica. In particolare, vengono esaminate le analisi di Davidson sulle ragioni come cause dell’azione e le discussioni sulla natura della razionalità fra i sostenitori di una ragione sostantiva, “esterna” (Parfit, Broome), che si avvale della corrispondenza con fatti e valori normativi, e i sostenitori di una ragione procedurale, “interna”, (Williams, Blackburn) volta invece a rafforzare il ruolo delle motivazioni e il punto di vista dell’agente. Infine, ci si sofferma sul confronto fra una concezione kantiana della razionalità come fonte autonoma di normatività – rappresentata da Korsgaard – e una ragione invece “Humefriendly” proposta da Blackburn Il quarto capitolo contiene l’analisi della regret theory di Robert Sugden, una non expected theory di un economista che è anche autore di una critica molto lucida alla teoria della scelta razionale, in particolare alla concezione di una razionalità normativa e strumentale, che lo porta ad aderire all’approccio della behavioural economics. Due i temi centrali: il primo è l’analisi della prospettiva consequenzialista della scelta. Il secondo è l’interpretazione della teoria di Hume come sostenitore di una concezione che esclude la possibilità di un ruolo significativo per la razionalità pratica, a favore di una spiegazione naturalistica dei processi mentali alla base delle decisioni umane. Tuttavia, da una lettura più completa della concezione di Hume può emergere una concezione della ragione pratica più vicina all’idea di “passione calma”, che non si pone come fonte di autorità ma come conquista di “un punto di vista fermo e generale”, e non si contrappone alle passioni naturali ma si limita a correggerle.
URI: http://hdl.handle.net/2307/582
È visualizzato nelle collezioni:Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo
T - Tesi di dottorato

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