Please use this identifier to cite or link to this item: http://hdl.handle.net/2307/539
Title: Best practices : progettare la complessità : buone pratiche per la realizzazione di edilizia residenziale pubblica
Authors: Sancineto, Sandro
Advisor: Marino, Arnaldo
Issue Date: 7-Jun-2010
Publisher: Università degli studi Roma Tre
Abstract: La ricerca si concentra sul processo di realizzazione dell’housing sociale: dalle strategie di pianificazione e finanziamento iniziali alle procedure intermedie di progettazione e realizzazione fino al feedback dei fruitori, gli abitanti destinatari degli alloggi sociali. In particolare si propone di studiare i punti nodali tra un passaggio e l’altro, attraverso l’indagine di modelli procedurali virtuosi degli ultimi 10 anni, per cercare di capire se al di là delle situazioni politiche, legislative e finanziarie si possono trarre da questi casi delle indicazioni procedurali da importare nell’intero contesto italiano con l’obiettivo di ottimizzare le strategie e migliorare i risultati. Il primo punto nodale individuato è quello delle scelte strategiche urbane, sia attraverso i piani urbanistici che attraverso gli strumenti legislativi. A questo proposito si è studiato il caso dell’Inghilterra e in particolare di Londra, in quanto città che più ha costruito edilizia sociale negli ultimi 10 anni rispetto alle altre capitali europee. Attraverso le scelte strategiche di base vengono decise le ubicazioni sul territorio, le relazioni con il resto della città, le modalità di finanziamento, le entità da realizzare, i rapporti con gli enti che realizzeranno effettivamente l’intervento. A completamento dell’analisi compaiono nel testo una serie di schede analitiche che illustrano dei casi specifici effettivamente realizzati che hanno il compito di dimostrare concretamente i risultati ottenuti a partire dalle strategie enunciate. Il secondo punto nodale è quello delle procedure a livello locale, cioè le modalità con cui gli enti preposti gestiscono la realizzazione dell’housing sociale. A tale proposito per evitare di instaurare confronti tra realtà imparagonabili per differenze politiche e legislative, si è appositamente scelto di studiare un caso italiano, quello della provincia di Bolzano, dove un’accorta gestione dei processi di progettazione e realizzazione ha consentito negli ultimi dieci anni di realizzare interventi qualitativamente interessanti ad un prezzo contenuto. Anche in questo caso la descrizione è completata da una serie di schede illustrative delle principali realizzazioni, e dall’approfondimento di un intervento che è parso particolarmente interessante per tutto l’iter realizzativo: Quartiere CasaNova. Terzo e ultimo punto nodale, ma non meno importante, è quello del feedback da parte di coloro che si trovano poi a vivere nelle case di edilizia sociale. Attraverso interviste e questionari specifici rivolti agli abitanti la ricerca ha cercato di sondare il grado di soddisfazione dei fruitori come filtro finale e fondamentale per valutare l’efficacia delle strategie e delle procedure prima descritte. Il ruolo delle “procedure” all’interno del processo edilizio La ricerca affronta la tematica della progettazione di edilizia sociale attraverso la definizione e lo studio delle migliori pratiche rilevate con riferimento alle tematiche abitative e sociali valutando come le procedure influenzano la qualità architettonica e abitativa. La ricerca prende l’avvio da alcune constatazioni: - il paradigma della sostenibilità sta innovando in modo sostanziale il modo di pensare sia il progetto dell’edificio, sia il progetto urbano, dal punto di vista della sinergia fra l’uso di risorse umane, naturali e tecnologiche. Nell’ultimo decennio questi fattori hanno portato al rinnovo della base tecnologica della città. L’innovazione tecnologica, in particolare, apre orizzonti nuovi ai metodi di edificazione, e, sopratutto alimenta speranze sull’applicazione di tecniche a più basso costo, più alta produttività e minor impatto ambientale; - il continuo rincaro di aree, del prezzo finale delle abitazioni ed il diminuire delle azioni sociali a favore delle fasce sociali deboli hanno prodotto nell’ultimo quinquennio l’esclusione dall’abitazione di fasce crescenti di popolazione. Un’esclusione che comprende, per la prima volta dalla rivoluzione industriale, anche i ceti medio-bassi. Il tema è introdotto e definito dall’analisi dei criteri di attuazione di quartieri di social housing a basso costo di realizzazione e gestione, a basso impatto ambientale, basati sulla condivisione delle scelte progettuali e di gestione. La tesi vuole dimostrare come questi criteri possono essere utilizzati, contestualizzati, in altre aree geografiche anche di differente grandezza e con regolamentazioni amministrative diverse. L’ obiettivo principale della ricerca consiste nella valutazione di criteri operativi “best practices” per la realizzazione di quartieri di social housing. I criteri sono stati individuati tenendo conto delle principali esperienze internazionali e dell’evoluzione delle normative comunitarie e nazionali in materia. I risultati della ricerca sono stati confrontati con simili ricerche in corso di sviluppo nelle principali reti del social housing. La ricerca si è sviluppata attraverso i seguenti momenti: Rilevamento delle best practices in materia di realizzazione di quartieri sostenibili; Rilevamento delle best practices in materia di rinnovo degli impianti urbani secondo le regole della sostenibilità; Rilevamento dei concorsi internazionali dedicati al social housing; Regole di progettazione: la condivisione, i materiali, la composizione, l’organizzazione, la gestione. Tra le sperimentazioni progettuale presenti in Europa emerge tra le nazioni più virtuose: la Gran Bretagna. (La formula dell’housing sociale è molto diffusa in molti paesi europei, basti pensare che nei Paesi Bassi, Gran Bretagna, Svezia e Francia rappresenta rispettivamente il 36, il 23, il 22 e il 20% del mercato residenziale totale). L’Inghilterra una realtà tra le più interessanti e dinamiche in Europa, rappresenta insieme all’Olanda una delle nazioni più attente nella realizzazione di housing sociale, attraverso progetti come: “Comunità piuttosto che Complessi Residenziali” il governo Inglese ha come intento la visione di una città sostenibile da attuare con un programma molto chiaro negli obiettivi, ampio e complesso e nella sua realizzazione. Una programmazione alla base della politica interna inglese che comprende gli aspetti sociali, economici e finanziari, e che concentra gran parte della riqualificazione urbana e sociale sulla politica della casa e sulla pianificazione urbana, mediante innovativi sistemi di gestione. Il risultato dell’analisi inglese ha dato molte indicazioni circa il miglioramento delle procedure italiane legate alla realizzazione di edilizia sociale, ma per ragionare in maniera più concreta sull’ ”Importazione” o sui “Criteri di Importazione” è risultato fondamentale analizzare l’esistenza di esempi di procedure importate da alcune amministrazioni da altri contesti europei in Italia o in altre nazioni. L’obiettivo di questo secondo approfondimento non è quello di individuare una importazione “toutcourt” da altri contesti geografici ma quello di selezionare dei temi che potrebbero essere sviluppati nel contesto italiano con i dovuti aggiustamenti. Per questo guardare a realtà che hanno fatto già questo tipo operazione diviene interessante da osservare e analizzare perché ricca di spunti. In particolare proprio in Italia la regione del Trentino Alto Adige e in particolare la Provincia di Bolzano ha importato dalla vicina Austria e soprattutto dalla Germania molti modelli operativi per la realizzazione di edilizia sociale di qualità e basso-emissiva. La provincia di Bolzano rappresenta infatti con la sua sperimentazione una posizione fuori dalla cultura costruttiva italiana dominante e rappresenta un modello del buon-costruire; un caso da analizzare con tutte le considerazioni e limitazioni legate al fatto di confrontarsi con una regione a statuto speciale con importanti finanziamenti a disposizione. In particolare si è analizzato l’operato dell’IPES Istituto per l’edilizia Sociale della Provincia di Bolzano e si sono considerate le caratteristiche del protocollo di norme tecniche messo a punto dai tecnici dell’Ipes di Bolzano osservandone e esaminandone le ricadute che l’utilizzo di queste hanno rispetto alla progettazione dei tecnici incaricati e inoltre degli abitanti ultimi fruitori delle case. Lo scopo di questa analisi è stato quello di desumere delle linee guida e indicazioni per la realizzazione di nuovi comparti residenziali, una mappatura delle “Best Practises” esportabili in altri contesti. Attraverso uno stage presso gli uffici dell’IPES la ricerca si è arricchita di contenuti e valutazioni importanti. L’ultima parte della ricerca raccoglie le varie considerazioni redatte nei primi capitoli concludendo sulla verifica di tesi, antitesi e assunti iniziali e inoltre seleziona e propone alcune esperienze da importare nelle amministrazioni locali al fine di rispondere alla domanda iniziale: ”E’ possibile importare dalle esperienze europee più riuscite in tema di Social Housing criteri e processi per la loro realizzazione?” Altra domanda alla quale si tenta di dare una risposta è questa:”è solo una questione di soldi, finanziamenti dedicati per il social housing?” ed è quindi per questo che la situazione in Italia è così problematica? All’interno degli ultimi capitoli si da una risposta anche se parziale a questa domanda molto complessa dimostrando come l’aspetto economico sia in realtà meno influente di quello che si pensa, sopratutto se legato al finanziamento diretto dello stato e non a formule innovative che reperiscano i fondi in maniera alternativa. Un’altra precisazione mi sembra doverosa, con questa ricerca si tratta l’edilizia sociale nel suo complesso fatto di case di edilizia economica e popolare come quelle che ad esempio realizzano le Ater e quelle invece di social housing e cioè quel tipo di edilizia realizzata dai privati o da organizzazioni no profit, cooperative o in parte dalle stesse Ater che realizza case a canone calmierato o in vendita a costi ribassati dove in accordo con il comune si è costruisce su aree determinate o da piani di attuazione o da accordi con proprietari di terreni edificabili.
URI: http://hdl.handle.net/2307/539
Appears in Collections:X_Dipartimento di Progettazione e studio dell'architettura
T - Tesi di dottorato

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