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http://hdl.handle.net/2307/5049
Title: | Il cinema "intensificato" contemporaneo : teorie, strategie stilistiche e narrative, esperienza | Authors: | Ottocento, Luca | Advisor: | Pravadelli, Veronica | Keywords: | cinema americano contemporaneo intensificazione esperienza cinematografica stile narrazione |
Issue Date: | 4-Jun-2015 | Publisher: | Università degli studi Roma Tre | Abstract: | Per individuare i caratteri di novità e le floride potenzialità del linguaggio filmico nordamericano contemporaneo, si è partiti dall’identificazione di un ampio apparato teorico, rivelatosi poi funzionale all’approfondimento delle principali tendenze estetiche, narrative ed esperienziali di un cinema che, richiamando la definizione bordwelliana dello stile, abbiamo definito «intensificato». Nel primo capitolo si sono dunque raccolte le più importanti proposte teoriche sull’odierno linguaggio cinematografico statunitense: tra le altre, le teorizzazioni di David Bordwell (le quattro figure dello «stile intensificato»), Thomas Elsaesser e Warren Buckland (l’«eccesso di classicismo» proprio del cinema postclassico), Eleftheria Thanouli (i concetti di «realismo ipermediato» e «tempo manipolato»), Geoff King (l’insostenibilità di una opposizione tra narrazione e spettacolo) e Allan Cameron (le «narrazioni modulari»). Se il rapporto tra stile e narrazione è indagato a fondo dagli studiosi citati, per un’analisi della componente esperienziale – da questi solo sfiorata – ci si è rivolti in particolar modo a due testi: Il cinema postmoderno (1997) di Laurent Jullier, in cui viene approfondito un tipo di esperienza che si sposta dal campo della comunicazione a quello della fusione «immersiva»; e Teoria del film. Un’introduzione (2007) di Thomas Elsaesser e Malte Hagener, dove si evidenzia come negli ultimi anni si sia assistito, nell’analisi del rapporto tra film e spettatore, ad un passaggio da un paradigma «oculocentrico» (privilegiante il ruolo della vista) ad un modello «somatocentrico» (che presuppone l’esperienza della corporeità come condizione imprescindibile per l’immedesimazione). Al di là delle etichette («postclassico», «postmoderno», «continuità intensificata» o «classicismo moderno»), l’obiettivo è stato mettere in luce alcune peculiarità di un linguaggio dove l’«intensificazione» dello stile esibito risulta essere direttamente proporzionale all’«immersività» dell’esperienza filmica indotta. Nei migliori esempi di cinema intensificato, come emerge dai due capitoli dedicati rispettivamente alle analisi di Strange Days (1995) e The Hurt Locker (2008) di Kathryn Bigelow e Magnolia (1999) di Paul Thomas Anderson, lo stretto rapporto che si instaura tra stile ed esigenze narrative conduce alla costruzione di un coinvolgimento empatico vigoroso e «sovreccitato», che si alimenta di un’esperienza sia di tipo fisico-sensazionale sia di tipo cognitivo-identificativo. Per quanto sul piano della auto-coscienza della forma e della narrazione il cinema intensificato non possa che essere visto come una radicalizzazione di forme filmiche del passato, la novità risiede in gran parte nella prorompente stimolazione di una percezione corporea e multisensoriale. Il cinema preso in esame – che non costituisce affatto la totalità della produzione filmica statunitense contemporanea – propone un paradosso esperienziale di cui è necessario tenere conto: spinge il coinvolgimento spettatoriale ai più elevati livelli empatici nonostante faccia ricorso a procedimenti marcatamente auto-riflessivi, che portano inevitabilmente chi guarda ad essere a più riprese consapevole del proprio ruolo di osservatore. Si è in presenza, dunque, di un’esperienza duplice o duale in cui convivono le opposte sensazioni di coinvolgimento «estremo» e distacco. Nascono in tal modo opere che raggiungono un’alta qualità artistica e contemporaneamente, pur mantenendo indubbi legami con tradizioni cinematografiche precedenti, sanciscono il configurarsi di una nuova espressività. Il lavoro, infine, si chiude con una conclusione suddivisa in due parti: nella prima vengono tirate le somme di quanto scritto sui vari aspetti delle forme filmiche intensificate; nella seconda, partendo dalle teorie della modernità urbana declinate nel contesto del cinema muto, si suggerisce l’apertura di una ulteriore direzione teorica connessa alla considerazione del linguaggio intensificato in rapporto all’esperienza del soggetto nel mondo contemporaneo, caratterizzata da una esasperazione di diversi elementi tipici della modernità. | URI: | http://hdl.handle.net/2307/5049 | Access Rights: | info:eu-repo/semantics/openAccess |
Appears in Collections: | Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo T - Tesi di dottorato |
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