Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: http://hdl.handle.net/2307/4619
Titolo: Diritti sociali e libertà economiche nell'Unione Europea
Autori: Viespoli, Lucia
Relatore: Proia, Giampiero
Parole chiave: diritti sociali
libertà economiche
Data di pubblicazione: 29-mag-2013
Editore: Università degli studi Roma Tre
Abstract: Come era possibile prevedere, l’allargamento dell’Unione Europea ai nuovi Stati membri, con il conseguente appesantirsi delle difficoltà del processo di armonizzazione degli ordinamenti interni, e, da ultimo, una crisi economico-finanziaria senza precedenti, non potevano non determinare l’acuirsi dei contrasti tra i sistemi nazionali, stretti tra la necessità di tutelare le proprie economie e, allo stesso tempo, almeno nei casi dei paesi di più consolidata tradizione lavoristica, l’esigenza di non far regredire i livelli di tutela del lavoro. Contrasti che, inevitabilmente, hanno trovato un punto di particolare tensione quando - e tutte le volte in cui - la disciplina comunitaria ha dovuto affrontare il tema della circolazione dei servizi e del distacco dei lavoratori nell’ambito di una prestazione di servizi transnazionali. In merito, sono significative le pronunce Laval, Ruffert e Lussemburgo, nelle quali la Corte di Giustizia ha affrontato il tema del conflitto tra libertà economiche riconosciute dal Trattato e diritti sociali. Pur tenendo conto delle peculiarità dei casi affrontati e dei contesti normativi in cui le vicende in esame si sono svolte, si deve prendere atto che le tre sentenze della Corte di Giustizia sopra citate segnano una “decisa sconfitta” dei diritti sociali, se considerati nella concezione tradizionale del diritto del lavoro, ovvero, meno enfaticamente, una semplice conferma del mutamento di prospettiva che è alla base dell’idea comunitaria. Sappiamo che il contrasto tra libertà economiche e diritti sociali è connaturato al sorgere stesso del conflitto industriale e, quindi, si è sviluppato, prima ancora che nell’ordinamento comunitario, all’interno degli ordinamenti nazionali. Ciò che va segnalata è la diversità dell’impostazione adottata per risolvere questo contrasto; e, soprattutto, merita attenta riflessione l’impatto che la nuova impostazione comunitaria potrebbe avere sull’evoluzione degli ordinamenti nazionali. In effetti, la Corte di Giustizia adotta una prospettiva rovesciata rispetto a quella della tradizione costituzionale italiana - così come quella della maggior parte degli Stati occidentali -, in virtù della quale i diritti sociali godono di una tutela che non recede mai dinanzi alle libertà economiche e, anzi, è libera di espandersi fino a quando non pregiudichi altri diritti costituzionalmente garantiti. Al contrario, nella dimensione comunitaria è la libertà economica che può espandersi liberamente ed essere compressa solo qualora emergano ragioni imperative di interesse generale che ne giustifichino la limitazione. Alla luce di quanto detto, è evidente che il tema del conflitto tra diritti sociali e libertà economiche è ampio e complesso e pone molteplici interrogativi per il giurista. Con questo lavoro di ricerca si è scelto approfondire il contenuto delle sentenze Laval, Ruffert e Commissione Lussemburgo, nelle quali, come già anticipato, la Corte ha dovuto affrontare il tema del contrasto tra la tutela dei lavoratori e la libertà di prestazione dei servizi riconosciuta dall’art. 49 del Trattato. In particolare, si è cercato di verificare se quello realizzato dalla Corte di Giustizia sia, in concreto, un equilibrio condivisibile o se, com’è stato detto, realizzi un “bilanciamento sbilanciato”. Soprattutto, si è cercato di comprendere quali siano le conseguenze di tali pronunce sulla individuazione della disciplina concretamente applicabile al distacco dei lavoratori in uno Stato diverso da quello d’origine . Al fine di trarre qualche elemento di utile riflessione sull’effettivo impatto determinato sulla Direttiva n. 96/71 dalle sentenza Laval, Ruffert e Lussemburgo, sono state esaminate le specifiche vicende processuali e l’iter logico giuridico seguito dalla Corte di Giustizia in ciascuna pronuncia. Preliminarmente, tuttavia, al fine di meglio inquadrare il tema del “conflitto” tra libertà economiche e diritti sociali, è stata esaminata la progressiva centralità che le politiche sociali e le tutele del lavoro hanno assunto nell’ordinamento giuridico della Comunità europea grazie alle modifiche che il Trattato istitutivo ha conosciuto a partire dal 1975 ad oggi. Successivamente è stata analizzata l’evoluzione della pluriennale giurisprudenza della Corte di Giustizia nella definizione del conflitto intercorrente tra tutele del lavoro e libertà economiche fondamentali garantite dal Trattato CE, tra cui, in particolare, la libertà di prestazione dei servizi. Chiariti i termini del conflitto, sono state approfondite le conseguenze della interpretazione che, nei casi Laval, Ruffert e Lussemburgo, la Corte di Giustizia ha fornito di alcuni concetti chiave in materia di disciplina applicabile ai lavoratori distaccati, determinando una ingiustificata restrizione delle “ragioni imperative di interesse pubblico” idonee a comprimere la libertà di stabilimento riconosciuta da Trattato. Da ultimo, non è mancato uno sguardo al futuro per comprendere se all’orizzonte è possibile intravedere correttivi alle conclusioni a cui è giunta la Corte di Giustizia.
URI: http://hdl.handle.net/2307/4619
Diritti di Accesso: info:eu-repo/semantics/openAccess
È visualizzato nelle collezioni:Dipartimento di Giurisprudenza
T - Tesi di dottorato

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