Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: http://hdl.handle.net/2307/448
Titolo: Alexandre Kojève tra filosofia e potere ovvero l'azione politica del filosofo
Autori: Guetti, Carla
Relatore: Matassi, Elio
Parole chiave: Alexandre Kojève
Data di pubblicazione: 24-apr-2009
Editore: Università degli studi Roma Tre
Abstract: L'impianto generale del lavoro tiene ferme due direttrici, che, a partire dal secondo dopoguerra e in maniera significativa, sembrano coincidere nella complessa esistenza di Alexandre Kojève, ovvero quella della riflessione teorico-speculativa del filosofo e quella dell'attività concreta e pratica dell'uomo politico. La vita quanto meno avventurosa dell'esule russo si intreccia con la stesura di scritti importanti e di eventi storici significativi: dall'infanzia e adolescenza trascorse a Mosca, dove nasce nel 1902 e rimane fino al 1920, all'esilio in Germania prima a Berlino e poi ad Heidelberg, dove segue le lezioni di Karl Jaspers, con cui si laurea in filosofia con una tesi sulla metafisica del russo Solov'ev, fino all'approdo in Francia a Parigi nell'estate del 1926. Da studioso di filosofia e non solo - l'interesse per la religione e la scienza, la passione per il buddismo e la civiltà orientale a interprete di Hegel negli anni 1933-`39 durante i quali tiene presso l'Ecole Pratique des Hautes Etudes di Parigi le famose lezioni sulla Fenomenologia dello spirito di Hegel, fino alla partecipazione alla seconda guerra mondiale prima come soldato e poi tra le fila della Resistenza francese. Infine dal 1945 al 1968, data della sua morte, Kojève sembra vivere una seconda vita: abbandonato per sempre l'insegnamento e l'ambiente accademico, ricopre la carica di uomo di Stato chiamato da Robert Marjolin, suo allievo ai tempi del seminario francese, come eminenza grigia dell'Amministrazione francese presso la Direction des relation economiques extérieures, la DREE. Dal suo primo impegno nell'OECE (Organizzazione Europea di Cooperazione Economica), organismo che dal 1948 riunisce i 18 principali stati dell'Europa occidentale ed è deputato a ripartire tra i vari paesi i finanziamenti del piano Marshall, per creare un mercato unico europeo in grado di integrare le economie nazionali mediante la libera circolazione delle merci e delle monete; all'impegno con il GATT (General agreement on tariffs and trade) per incentivare lo sviluppo del terzo mondo; fino ai maggiori successi in campo politico ottenuti dal 1959 nell'ambito del Kennedy round e tra il 1964 e il 1967 nei negoziati sulle preferenze tariffarie atte a favorire l'esportazione dei prodotti agricoli dei paesi in via di sviluppo. Muore il 4 giugno del 1968 a Bruxelles, spento da un malore cardiaco al termine del suo intervento nella riunione del Mercato comune durante il quale aveva denunciato l'insufficienza e il ritardo di una reale politica comunitaria. Di certo la personalità di Kojève è tale da non lasciare indifferenti. Fuori dagli schemi accademici, non riveste il ruolo del professore della Sorbonne, tuttavia determina le sorti di almeno due generazioni di 3 studiosi. Pur intraprendendo una brillante carriera che lo porterà a far parte di un'élite internazionale, non abbandonerà mai la filosofia, continuando a studiare e ad essere un punto di riferimento degli intellettuali più importanti del secondo dopoguerra. In ogni caso il multiverso orizzonte di Kojève ancora oggi suscita vasto interesse tra gli studiosi e tante sono le pubblicazioni di suoi inediti e di interpretazioni storiografiche che in questi anni hanno alimentato e alimentano il dibattito su di lui in Italia e all'estero. Altrettanto articolata è la ricostruzione della vasta e varia produzione di Kojève tra opere edite, dal 1926 al 1968, volumi e scritti postumi, pubblicati dal 1970 fino a oggi, parte dei quali non ancora tradotti in italiano, perciò in lingua per lo più francese e tedesca ma anche inglese e russa. Per esempio è dell'aprile del 2008 la pubblicazione in Italia di uno degli scritti più interessanti e ancora inesplorati di Kojève L'ateismo, cui il presente lavoro dedica una parte dell'argomentazione, sostenendo che questo tema sia il fil rouge nella costruzione di tutto il sistema filosofico kojeviano. Il presente studio analizza il clima filosofico francese legato alla Hegelrenaissance per meglio comprendere la portata del famoso seminario di Kojève sulla Fenomenologia dello spirito di Hegel. Perciò la ricerca esamina sia l'opera dei tre grandi interpreti hegeliani, Jean Wahl, Alexandre Koyré e Jean Hyppolite, accomunati, sull'influsso diltheyano, da un interesse per l' Hegel degli scritti giovanili e della Fenomenologia, sia la consolidata bibliografia sugli studi hegeliani in Francia. In questo clima filosofico si inserisce il lavoro di Kojève, il quale fino al 1939, anno dello scoppio della seconda guerra mondiale, terrà ogni lunedì pomeriggio le sue lezioni, ormai leggendarie, che verranno riunite e pubblicate nel 1947 ad opera del suo allievo e amico Raymond Queneau. L'importanza che esse rivestono è testimoniata non solo dal calibro degli uditori, quali Lacan, Bataille, Blanchot, Queneau, Merleau- Ponty, Weil, Breton, solo per citarne alcuni, ma anche dall'influenza esercitata nelle generazioni successive fino a Derrida e Nancy. Addirittura si può sostenere che la stessa filosofia francese dell'ultimo mezzo secolo, sia in qualità di interprete di Hegel sia come espressione del pensiero filosofico contemporaneo, non può non tener conto del fatto che si sia mossa sulla traccia dell'Hegel di Kojève. Il presente lavoro si sofferma su alcuni concetti dell'Introduction à la lecture de Hegel di Kojève, come ontologia dualistica, Desiderio e Riconoscimento, Signore e Servo, Stato universale e omogeneo e fine della Storia, mostrando la forza e la spregiudicatezza dell'interpretazione di Kojève, il quale in più occasioni in modo palese o nascosto rivela o camuffa la sua vera intenzione: quella per cui il suo lavoro non ha il carattere di uno studio storico degli scritti di Hegel, ma di un corso di antropologia fenomenologica, per cui il testo hegeliano viene piegato di volta in volta, se non addirittura costruito dalle 4 stesse pagine hegeliane. In questo Kojève non è un divulgatore di Hegel, ma di certo, come sostiene Remo Bodei, egli fa parte a pieno titolo del pantheon dei filosofi del Novecento. La tesi affronta l'oggetto vero e proprio ovvero lo studio del rapporto tra filosofia e potere nella vita e nell'opera di Alexandre Kojève, sottolineando il fatto che l'attenzione alle tematiche di filosofia politica occupa in modo costante la riflessione teorico-speculativa, intrecciandosi dopo il 1945 anche con l'attività concreta e pratica di uomo politico. Gli scritti di Kojève dedicati alla politica e al diritto e presi in considerazione sono principalmente: il testo La notion de l'autorité, scritto nel 1942, ma edito in Francia nel 2004 e non ancora tradotto in italiano; l'opera Esquisse d'une phénomenologie du droit, del 1943 ma pubblicata postuma nel 1982; il saggio Esquisse d'une doctrine de la politique francaise, del 1945 ma edito postumo nel 1990; L'action politique des philosophes, pubblicato nel 1950. Il lavoro evidenzia come quei temi emersi già nell'Introduction à la lecture de Hegel vengano ripresi da Kojève e declinati ora con i concetti di autorità, azione politica, potere, diritto, in vista di un nuovo assetto mondiale politico e giuridico, di una nuova antropologia tesa al libero dispiegamento delle facoltà umane e al riconoscimento universale di tutti gli uomini in quanto tali. Nella visione di Kojève il superamento del politico, indagato con le categorie di amico/nemico mutuate da Carl Schmitt, lascia il posto al diritto, che nella sua autonomia e specificità rispetto a tutti gli altri fenomeni umani, implica necessariamente di fronte ad una relazione tra due l'intervento di un terzo imparziale e disinteressato. Il diritto del Signore, fondato sull'idea dell'eguaglianza e il diritto del Servo basato sull'idea dell'equità, trovano la sintesi nel diritto del Cittadino, che trae la sua legittimità dall'idea di giustizia dell'equità e la sua realizzazione nello Stato universale e omogeneo, ovvero nello Stato della fine o meglio del compimento della Storia. Al di là dell'originalità del pensiero di Kojève che ancora oggi alimenta il dibattito filosofico e segnatamente politico sia in Europa che negli USA, con interpretazioni che vanno dalla denuncia del ritorno dell'uomo all'animalità al trionfo del liberalismo e della globalizzazione, ciò che emerge è la profonda conoscenza da parte dell'autore russo dei temi della tradizione della filosofia politica e giuridica. Quasi in un gioco di specchi e di rimandi Kojève sembra discutere il Gerone di Senofonte ma nello stesso tempo sta criticando On Tyranny di Leo Strauss, rendendo il confine tra passato e presente, detto e non detto, apparenza e realtà, sempre più sottile, esercitando in modo sublime la raffinata arte della scrittura e spingendo il lettore almeno ad una duplice lettura se non addirittura ad una lettura tra le righe. 5 Infine, la tesi richiama l'attività di Kojève come uomo di stato, il quale, in qualità di consigliere segreto del principe, dopo la seconda guerra mondiale, contribuisce in modo significativo alle scelte politiche ed economiche della comunità europea e mondiale, legando in tal modo e indissolubilmente la sua riflessione filosofica sul rapporto tra l'intellettuale e il politico all'agire politico concreto. Mente affilata, in questi anni Kojève matura l'idea che un nuovo capitalismo, destinato alla mondializzazione, possa condurre al superamento della lotta di classe mediante la redistribuzione del plus-valore, e quindi alla realizzazione dello Stato universale e omogeneo, precedentemente teorizzato; comprende, in piena guerra fredda, che il vero asse del conflitto si è spostato dalla contrapposizione est-ovest a quella nord- sud cioè alla frattura planetaria che oppone i paesi industrializzati a quelli in via di sviluppo. In conclusione l'intento della tesi è quello di dimostrare non solo che Kojève può essere considerato a pieno titolo un filosofo europeo tra i più significativi nel panorama culturale dell'Europa del Novecento, ma anche che egli contribuisce in modo decisivo alla costituzione di un'idea filosofica e politica dell' Europa e del mondo con il suo impegno e di intellettuale e di politico.
URI: http://hdl.handle.net/2307/448
È visualizzato nelle collezioni:Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo
T - Tesi di dottorato

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