Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: http://hdl.handle.net/2307/4356
Titolo: The posthuman : philosophical posthumanism and its others
Autori: Ferrando, Francesca
Relatore: Brezzi, Francesca
Parole chiave: posthuman
posthumanism
gender
artificial intelligence
Data di pubblicazione: 10-giu-2013
Editore: Università degli studi Roma Tre
Abstract: A partire dagli anni Novanta, il Postumanesimo è entrato in maniera crescente nella discussione accademica, riflettendo l'esigenza contemporanea di una riformulazione della prospettiva filosofica in grado di interloquire e interagire teoreticamente con gli sviluppi onto-epistemologici, oltreché scientifici e bio-tecnologici, del XX° e del XXI° secolo. In questo scenario mutato, “postumano” e “transumano” sono divenuti termini di ricerca filosofica, scientifica e, più in generale, esistenziale. Il panorama filosofico che si è andato sviluppando in maniera molteplice e a tutt'oggi in divenire, per far fronte alla ridefinizione del concetto di “umano”, comprende diverse scuole di pensiero, i cui sviluppi teoretici sono divergenti e non assimilabili. L'etichetta “postumano” viene spesso evocata in maniera generica e pluri-comprensiva per indicare questi diversi punti di vista, creando confusione metodologica e teoretica nella discussione sia accademica che mediatica. In altre parole, “postumano” è diventato un termine-ombrello che include il Postumanesimo Filosofico, Critico e Culturale; il Transumanesimo (nelle sue varianti in quanto: Estropico, Liberale e Democratico, tra le altre correnti); i Nuovi Materialismi (uno sviluppo postumano di matrice specificamente femminista); il frastagliato panorama dell'Antiumanesimo; le Postumanità e le Metaumanità. Al momento manca uno studio che ponga chiarezza sulle somiglianze e differenze tra i vari termini e scuole di pensiero; sulle loro specifiche genealogie, analogie, e talvolta, sovrapposizioni. Questa tesi tenta, da un lato, di colmare tale vuoto; dall'altro, vuole apportare un contributo critico e teoretico alla discussione postumana, situandosi specificamente nel Postumanesimo Filosofico. Parte 1 Storico-Teoretica La tesi è suddivisa in due parti. La prima parte, più strettamente storico-teoretica, si sviluppa attorno a tre nodi tematici, individuati nelle domande: Cosa è il Postumanesimo Filosofico? Quando e come l'Essere Umano è diventato Umano? Siamo sempre stati/e Postumane/i? Le tre domande non costituiscono nette suddivisioni discorsive, ma sono da considerarsi come spunti e suggestioni che informano lo svilupparsi del discorso. Alla prima domanda, corrisponde una riflessione storica sul Postumanesimo Filosofico, riconosciuto in quanto filosofia in fieri, sviluppo recente del Postumanesimo Critico e Culturale, a sua volta locato nella Critica Letteraria, a partire dalla coniazione del termine (Hassan 1987), fino ad arrivare agli Anni Novanta e alla pubblicazione del testo-chiave “How We Became Posthuman” (1999) di Katherine Hayles. Negli Anni Novanta si può anche individuare il formarsi di una riflessione più strettamente filosofica del Postumanesimo, che si andrà sviluppando dalla prima decade del XXI° secolo fino ad oggi, e la cui genealogia, tracciata a partire dalla “Lettera sull'Umanesimo” di Martin Heidegger (1947), passa attraverso il Postmodernismo, gli Studi delle Differenze (sessuali, etnico-razziali, di genere, classe, età, abilità fisica, etc.) e la Teoria Cyborg. Proprio attraverso il cyborg, specificamente situato nella riflessione critica di Donna Haraway (1985), il Postumanesimo interiorizza l'ibrido come l'origine che non ha origine. Il Postumanesimo è una filosofia della mediazione, post-dualistica, post-centralizzante, inclusiva e comprensiva. Da un lato, si pone, in quanto “post-umanesimo”, come una critica radicale all'umanesimo e all'antropocentrismo; dall'altro, nella sua significazione di “postuman-esimo”, riconosce quegli aspetti che sono costitutivamente umani, e ciononostante, oltre i limiti costitutivi dell'umano in senso stretto. Il Postumanesimo apre a diversi tipi di conoscenza, offrendo un invito a un pensare teoretico inclusivo, che posizioni genealogicamente l'umanità all'interno della multiversalità, e contemporaneamente, l'alterità dentro il sé. La differenza è il cuore del Postumanesimo: non può essere cancellata nella sua prassi, senza allo stesso tempo minare l'identità teorica dell'approccio postumano prospettivista, che viene tracciato, da un lato, attraverso la proposta di Friedrich Nietzsche (1887; 19061), dall'altro, attraverso il significato biologico della nozione di “autopoiesi” (Maturana / Varela 1972). È importante notare come la prospettiva non gerarchica del postumano, che include la possibilità del punto di vista dell'animale non-umano (Wolfe 2010), dell'intelligenza artificiale e della robotica, fino a forme di vita sconosciute, sia radicata nel riconoscimento che la differenza è già incorporata nella specie umana, con tutti i suoi generi, etnie, varietà sociali, individuali etc. Il Postumanesimo si può considerare un Postmodernismo di seconda generazione, che porta alle estreme conseguenze la decostruzione dell'umano, apportando all'interno della rivisitazione teoretica lo specismo, ossia, il privilegio di alcune specie rispetto ad altre – nel caso specifico, il privilegio riconosciuto all'essere umano dall'essere umano, rispetto a tutte le altre forme di esistenza. La apertura onto-epistemologica del Potumanesimo si colloca in una visione ibrida dell'umano stesso. In questo senso si affronta la seconda domanda, e cioè: quando e come l'essere umano è diventato umano? Nella storia occidentale, il concetto di “umano” è stato reinscritto all'interno di categorie segnate da pratiche esclusiviste. Il sessismo, il razzismo, il classismo, il geriatrismo, l'omofobia e l'abilismo, accanto ad altre forme discriminatorie, hanno informato il paradigma riconoscitivo rispetto a chi considerare umano/a. In questa tesi, viene enfatizzato come il Postumanesimo Filosofico abbia origine nella decostruzione radicale dell' “umano” che, iniziata come una causa politica negli anni Sessanta e tramutatasi in un progetto accademico negli anni Settanta, si è evoluta in un approccio epistemologico negli anni Novanta, producendo una moltiplicazione di prospettive, e riproponendo l'umano in quanto nozione processuale, molteplice, nomade, in divenire. In questo senso, il Postumanesimo è inevitabilmente indebitato con gli Studi di Genere, i Critical Race Studies, la Teoria Queer, gli Studi Postcoloniali, gli Studi sulla Disabilità, e, in generale, lo studio delle differenze (slegate da una norma costitutiva). Questa rivisitazione dell'umano storico viene affrontata anche a livello linguistico e tassonomico, per comprendere se l'esclusivismo che ha caratterizzato i risultati del processo di umanizzazione – concepito come verbo, “umanizzare”, più che come “macchina antropologica” (Agamben 2002) –, sia interconnesso ai meccanismi semantici che sostengono il termine “umano”, investigato nel suo etimo latino (humanitas), e nella sua classificazione tassonomica in quanto Homo sapiens. Questa investigazione risulta funzionale al fine di riflettere sulla rilevanza di postulare un “post” alla nozione di umano. Da un lato, il post-umano deve essere consapevole della sua relazione genealogica rispetto all'umano, e approfondire il significato di ciò che questo comporta. 1Si fa qui riferimento alla seconda edizione di “La Volontà di Potenza”, la cui prima pubblicazione apparve, postuma, nel 1901. D'altro lato, il postumanesimo manifesta con successo il suo impegno critico e stabilisce il suo approccio attraverso le condizioni del “post” (al posto di altri prefissi, quali “trans” e “anti”). Il Postumanesimo viene dunque confrontato con altre correnti di pensiero, in particolare il Transumanesimo e l'Antiumanesimo. Mentre il Postumanesimo nasce dal Postmodernismo, il Transumanesimo cerca le proprie origini nell'Illuminismo, e quindi non espropria l'umanesimo, al contrario, può essere definito come un ultra-umanesimo. È importante notare che il Transumanesimo ospita al suo interno varie correnti che, pur condividendone le linee teoriche, differiscono su punti determinati; verranno interpellate alcune delle principali voci dell'Estropianesimo (More 1990; 1998) (Vita-More 2004), del Transumanesimo Democratico (Hughes 2004), e della Singolarità (Kurzweil 2005). Al fine di potenziare le capacità umane, il Transumanesimo opta per una trasformazione radicale della condizione umana attuale, attraverso tecnologie emergenti e speculative (come nel caso della medicina rigenerativa, l'estensione radicale della vita, l'uploading e la crionica), suggerendo che la diversità e la molteplicità andranno a sostituire la nozione di esistenza umana all'interno di un unico sistema, come è il corpo biologico. Per il Transumanesimo, gli esseri umani potranno eventualmente trasformarsi così radicalmente da diventare postumani/e (il concetto di postumano stesso è interpretato in un'accezione specificamente transumanista). Se la forza della visione transumana consiste nell'apertura rispetto alle possibilità offerte dalla scienza e dalla tecnologia, in questo stesso aspetto, si fonda la sua debolezza, che può essere individuata in una assimilazione tecno-riduzionista dell'esistente, e in una linearità progressivista che non concede spazio a pratiche decostruzioniste. Se la razionalità moderna e il progresso sono al centro della postulazione del transumano, una critica radicale di queste stesse nozioni è al cuore dell'Antiumanesimo, una posizione filosofica che, pur condividendo le sue radici nella postmodernità con il Postumanesimo, non deve essere equiparata ad esso. La decostruzione dell'umano, che è quasi assente nella riflessione del Transumanesimo, è fondamentale per l'Antiumanesimo. Questo è uno dei suoi punti in comune con il Postumanesimo, mentre la loro distinzione principale è già incorporata nelle morfologie, e specificamente, nella loro composizione: l'opposizione strutturale implicita nel prefisso “anti-” è contestata dall'orizzonte post-dualistico ontologico-processuale del “post-”. Il Postumanesimo è consapevole del fatto che presunzioni umanistiche e gerarchiche non sono facilmente individuabili. In questo senso, più che con la “morte dell'Uomo” di Michel Foucault (1966), che è uno dei principali punti di partenza di una certa riflessione antiumanista, il postumano è in sintonia con l'approccio decostruzionista di Jacques Derrida (1967). In questa sezione, l'Übermensch di Friedrich Nietzsche (1882; 1883-5) viene messo in relazione, sotto prospettive differenti, sia al Post-, che al Trans-, che all'Anti-Umanesimo. Un aspetto che accomuna lo scenario postumano (qui inteso in senso esteso), è il suo interesse nel riflettere sulle potenzialità offerte alla nozione di “umano”, dagli sviluppi tecnologici. Nel Transumanesimo, tale focus è fortemente centralizzante e strumentale; la tecnologia si risolve come mezzo e fine per l'ottenimento di specifici traguardi: a partire da tecnologie sempre più avanzate, fino ad arrivare all'immortalità, ridefinita come estensione radicale della vita. Il Postumanesimo Filosofico, passando attraverso “La questione della Tecnica” (1953) di Martin Heidegger, indaga la tecnologia come una modalità di disvelamento, e ri-accede in questo modo alle sue potenzialità ontologiche ed esistenziali; la nozione di tecnologie del sé (Foucault 1988)2 diventa significativa in un panorama che ha decostruito il dualismo sé / altro, attraverso un'ontologia relazionale. In questo senso, l'essere umano non è percepito come agente autonomo, ma come parte di un network semiotico e materiale (Latour 1987; 2005), oltreché multidimensionale. Ogni manifestazione dell'esistenza, in questo quadro descrittivo, viene percepita come nodo del divenire, operante tecnologia del multiverso. La nozione di multiverso si riferisce alle indagini scientifiche dal micro al macro livello della materia, indagini che, a partire dagli anni Settanta, hanno portato diversi campi di investigazione (dalla Fisica Quantistica alla Cosmologia e all'Astrofisica), alla stessa conclusione ipotetica: questo universo potrebbe essere uno fra tanti. Nonostante la indubbia portata generativa di tale conclusione, l'ipotesi del multiverso è stata per lo più sviluppata in termini che ricalcano prospettive umano-centriche e solipsistiche, sia a livello scientifico (Tegmark 2010), che filosofico – in particolare, nel realismo modale (Lewis 1986). L'ipotesi fisica del multiverso viene rivisitata attraverso il rizoma (Deleuze / Guattari 1987), in una originale acquisizione di senso del multiverso, nozione che si rivela induttiva per un'ontologia postumana monisticamente pluralistica e pluristicamente monista, che ha decostruito il dualismo strutturale Uno/Infinito. In questo senso, viene affrontato il terzo nodo tematico, legato alla domanda: siamo sempre stati/e postumane/i? A questo fine, viene indagato il campo della biologia, i relativi concetti di vita e di evoluzione, e le modalità di ri-accedervi del Postumanesimo, attraverso lo scioglimento di dualismi frontali quali vita/morte, organico/artificiale, animato/inanimato, in una rivisitazione trasversale della materia – in particolare, attraverso la Fisica Quantistica e la Teoria delle Stringhe – indagata attraverso la prospettiva dei Nuovi Materialismi, nella riflessione di Rosi Braidotti, (2002; 2006), Jane Bennett (2010), e Karen Barad (2007). 2Poco prima di morire, nel 1984, Foucault esternò la sua intenzione di lavorare a un libro sulle tecnologie del sé. Nel 1988, il testo “Tecnologie del Sé: un Seminario con Michel Foucault” è stato pubblicato post-mortem, sulla base di un seminario che Foucault aveva presentato presso l'Università del Vermont nel 1982. Parte 2. Empirico-Sperimentale Nella Parte 2, presenterò i risultati empirici della ricerca che ho condotto con il Prof. Kevin Warwick – noto per gli esperimenti “Cyborg I” (1998) e “Cyborg II” (2002) –, presso il Dipartimento di Ingegneria, Università di Reading (Inghilterra), Ottobre 2010 / Gennaio 2011. Un questionario pensato attraverso l'Epistemologia Femminista è stato compilato da più di cento studenti/esse, rilevando questioni cruciali sul ruolo di genere ed etnia nella produzione dell'Intelligenza Artificiale. Le domande teoriche che mi hanno spinto ad investigare questo territorio sperimentale, ibrido, tra la filosofia, la sociologia e le tecno-scienze, possono essere cosí presentate: come viene concepito il cyborg, a livello onto-epistemologico, dal contemporaneo pensiero scientifico? Come maschile? Femminile? Transgender? Rivelare la Weltanschauung di giovani studiosi e studiose della Cibernetica diventa fondamentale per contemplare le possibilità del cyborg, affinché questo non si riveli in un nuovo dualismo, come quello, già contemplato nella letteratura fantascientifica, dell’umano “vero” versus cyborg, che presenta l'intelligenza artificiale come il nuovo “altro”, lo specchio differenziale (Irigaray 1974), attraverso cui riaffermare l'umano. Il rischio che tale vuoto simbolico venga assegnato all'automa esiste, in particolare se il progresso della scienza perseguirà strade legate a pratiche storicamente esclusiviste. Nella prospettiva postumana, il valore differenziale della robotica viene interpretato in un'ottica di complementarità. Il fatto che nell'automa si vada sviluppando un tipo di intelligenza diversa rispetto a quella umana, non viene giudicato attraverso l'ottica antropocentrica e dualista (basata sulla dicotomia cartesiana corpo/mente) tipica dei padri dell'Intelligenza Artificiale, secondo cui il modello di intelligenza per eccellenza è quello umano (Minsky 1985: Moravec 1988). Il Postumanesimo dismette la necessità della costituzione simbolica dell'altro/a – che ha storicamente tracciato l'umano, e che oggi si riadotta nella rappresentazione dell'intelligenza artificiale –, in quanto inefficiente, fondata su un confronto esclusivista e settoriale. Il Postumanesimo riconosce il potenziale delle differenze in un'ottica integrata, come estensione di possibilità. Riflettere a livello teoretico sulla costituzione onto-epistemologica del cyborg ha una portata non solo filosofica, ma socio-politica. Questa parte della tesi enfatizza la rivisitazione femminista della tecnologia e della scienza, e più in generale, il contributo del pensiero della differenza nell'interpretazione della moltiplicazione delle differenze attraverso gli sviluppi della robotica e dell'intelligenza artificiale, per far sì che l'inclusivismo situato del pensiero postumano si adoperi in questa storica riformulazione dell'esistente, da cui si generano future ontologie. Conclusioni Questa tesi si propone, da un lato, di chiarire il confuso scenario del postumano; dall'altro, sviluppa la riflessione sul Postumanesimo Filosofico, chiarendo innanzitutto la necessità di stabilire un “post” alla storia esclusivista e gerarchizzata dell'antropocentrismo. Pur consapevole delle proprie limitazioni epistemiche (in quanto teorizzato da e per esseri umani), il Postumanesimo, decentrando l'umano, apre a diversi tipi di conoscenza e comprensione, offrendo un invito a un pensare teoretico inclusivo, che posizioni genealogicamente l'umanità all'interno del multiverso, e contemporaneamente l'alterità dentro il sé. La riflessione sulle possibilità aperte dal Postumanesimo svela la sua carica politica e rievoca l'agency come partecipazione del soggetto situato nella visualizzazione di futuri desiderabili, includendo la bioetica, ma non risolvendosi in essa; il suo campo investigativo include i Futures Studies (la nozione di “futuro” è da intendersi in senso non-lineare). Una volta che l'essere umano, e più in generale, l'esistente, vengono riconosciuti in quanto network semiotici, materiali, e multiversali, immaginare modi di esistenza postumana diventa un processo di significazione che eccede ogni singolo agente, un'intra-attività relazionale non dualisticamente scissa da manifestazioni ontiche. Il Postumanesimo è una prassi: il “cosa” del suo pensiero è necessariamente connesso al “come”. Pensare in un'ottica pluralistica, radicata in un ampio resoconto critico di ciò che significa essere umani/e, offre al soggetto storico contemporaneo la capacità di relazionarsi, non solo, all'estrema apertura di possibilità contemplate attraverso gli sviluppi della scienza e della tecnologia, ma anche, al potenziale connesso alle tecnologie evolutive della materia e del divenire, presentandosi come un percorso esistenziale alla scoperta del sé, una volta che il sé è stato riconosciuto in quanto alterità. Queste sono le ragioni per cui, nell'ambito del pensiero contemporaneo, ritengo il Postumanesimo Filosofico come l'approccio più fluido e flessibile per riflettere sul presente, sul passato, e su futuri possibili, sviscerando, da un lato, i significati e le potenzialità di un passaggio onto-epistemologico dall'umano al postumano; dall'altro, rilevando l'importanza della decostruzione filosofica, politica e sociale dell'umano, affinché il Postumanesimo possa sviluppare modalità inclusive, mediate e comprensive, ma allo stesso tempo situate. Il Postumanesimo deve radicarsi in un ampio resoconto critico di ciò che significa essere umane/i, offrendo un terminus a quo strategico da cui immaginare prossime postumanità che mettano in discussione il tradizionale discorso del potere “neutro”, e si rivelino inclusive per un crescente numero di soggettività situate. Questa tesi vuole offrire lo spazio teorico per una visualizzazione critica e pluralisticamente desiderabile di futuri postumani, scardinando la necessità della costituzione simbolica dell'altro/a, e riconoscendo che l'essere umano, in quanto ontologicamente differenziale e relazionale, oltreché costantemente in evoluzione, è sempre stato postumano.
URI: http://hdl.handle.net/2307/4356
Diritti di Accesso: info:eu-repo/semantics/openAccess
È visualizzato nelle collezioni:Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo
T - Tesi di dottorato

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