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Titolo: La fortuna della pittura antica tra Seicento e Settecento attraverso gli acquarelli di Pietro Santi e Francesco Bartoli
Autori: Modolo, Mirco
Relatore: Medri, Maura
Parole chiave: Bartoli
Antiquaria
Bellori
Data di pubblicazione: 25-giu-2014
Editore: Università degli studi Roma Tre
Abstract: La tesi di dottorato ha sviluppato lo studio dei disegni e degli acquarelli di Pietro Santi e Francesco Bartoli che riproducono affreschi antichi venuti alla luce a Roma nel corso del XVII secolo e dei primi decenni del XVIII oggi conservati in numerose sedi europee. Lo studio della pittura antica era stato avviato nel ‘500 sia nell’ambito della cerchia di Raffaello allo scopo di individuare modelli grafici per la decorazione degli interni rinascimentali, sia nell’ambito dei circoli antiquari legati ai Barberini, che diedero inizio ad una intensa attività di copia degli affreschi antichi, soprattutto di ambito paleocristiano. Le scoperte che si susseguirono nel corso del XVII secolo e la parallela opera di documentazione avviata da Cassiano dal Pozzo alimentarono l’interesse nei confronti della copia degli affreschi antichi, indagata soprattutto in rapporto ai mores et instituta, principale campo di indagine dell’antiquaria dell’epoca Il protagonista principale della copia delle pitture antiche nel corso della seconda metà del XVII secolo fu il perugino Pietro Santi Bartoli (1635-1700) . Giunto a Roma da Perugia nel 1644, fu allievo di Lemaire e Poussin strinse un legame di collaborazione editoriale con Giovan Pietro Bellori culminato nel 1680 con la pubblicazione del volume sulle Pitture antiche del Sepolcro dei Nasoni, opera dedicata alla divulgazione, attraverso le incisioni di Bartoli, delle pitture della 'tomba dei Nasoni' rinvenuta sulla Flaminia nel 1673. Principali committenti dell’opera di Bartoli nell’ambito della sua produzione ad acquarello furono il cardinale Camillo Massimo, Carlo Antonio Dal Pozzo e l’Accademia di Francia a Roma, cui corrispondono i principali nuclei di acquarelli che oggi si conoscono. Dopo la morte di Pietro Santi nel 1700, l'attività venne proseguita dal figlio Francesco , che si limitò per lo più a riprodurre disegni con una certa libertà i disegni del padre nell’ambito di una produzione destinata soprattutto alla vendita, soddisfacendo in questo modo gli appetiti antiquari del collezionismo, soprattutto inglese. Tra i maggiori acquirenti dei disegni di Bartoli nei primi decenni del XVIII secolo si ricordano collezionisti inglesi come Richard Topham e Thomas Coke, duca di Leicester per la collezione di Holkham Hall. Con Francesco si perde progressivamente la coscienza del valore documentario dei disegni di pitture antiche, sacrificato a favore di una attività di copia che rendeva più che mai evidente il suo carattere commerciale e speculativo che sfruttava il nome e il prestigio del padre. La ricerca, a metà tra la disciplina archeologica e storico artistica, ha dunque sviluppato lo studio dei disegni di pitture antiche a partire dalle committenze, dalle collezioni dei disegni e dai contesti archeologici in essi rappresentati cercando di metterne in evidenza di volta in volta il valore e l’utilità documentaria che essi ancora oggi possono (o non possono) rivestire.
URI: http://hdl.handle.net/2307/4352
Diritti di Accesso: info:eu-repo/semantics/openAccess
È visualizzato nelle collezioni:Dipartimento di Studi Umanistici
T - Tesi di dottorato

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