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http://hdl.handle.net/2307/4112
Title: | Pubblico quotidiano : beni collettivi a Gela tra azione dal basso e regolazione statale | Authors: | Iannuzzi, Marcella | Advisor: | Cremaschi, Marco | Keywords: | pubblico quotidiano beni collettivi azione dal basso |
Issue Date: | 5-Jul-2013 | Publisher: | Università degli studi Roma Tre | Abstract: | La crisi del paradigma moderno ha messo in discussione la definizione di ruoli e attori nell'ambito dell'azione pubblica. L'indebolimento dell'intervento statale ha aperto la stagione del pluralismo all'interno del quale la relazione pubblico/privato sperimenta nuovi modi di organizzazione per la gestione dei beni collettivi. Tuttavia, le soluzioni messe in campo si sono spesso rivelate inefficaci, non permettendo una fruizione ottimale del bene da parte della collettività. Solo recentemente si constata un interesse verso le strategie dei cittadini nel gestire i problemi legati alla sfera pubblica della propria vita quotidiana, come possibile contributo nella gestione dei beni collettivi. La presente ricerca parte dalla convinzione che proprio la potenzialità di queste strategie possa, non solo contribuire alla cura dei beni collettivi, ma anche a ricontestualizzare il ruolo dello Stato e delle sue istituzioni nella vita pubblica della città contemporanea. La realtà urbana è, infatti, disseminata di azioni pubbliche, non riconducibili all'attore statale, che possiamo rintracciare in situazioni saltuarie, circoscritte, effimere e che molto spesso fanno riferimento a uno spazio e un universo di relazioni quotidiano. Per poter cogliere l'azione pubblica e la capacità dei cittadini nel "farsi attori" (Crosta 19981) intorno alle questioni collettive, ci serviremo dunque della definizione di pubblico quotidiano inteso come pubblico prodotto dalle azioni dei cittadini nella loro realtà quotidiana urbana, all'interno del quale possiamo auspicare alla collaborazione tra cittadini e istituzioni pubbliche, spesso tutta da progettare. In questa tesi dunque abbiamo affrontato un percorso concettuale nel definire il pubblico quotidiano e il ruolo dei beni collettivi e delle relazioni all'interno della città contemporanea. La problematica che abbiamo preso in esame è come migliorare l'azione pubblica, andando a intervenire e facilitare la partecipazione dal basso partendo dai processi di attivazione e organizzazione che si sono sviluppati nell'ambiente quotidiano di un determinato contesto. In quanto policies maker, ci siamo chiesti come riconoscere e favorire l'autorganizzazione degli abitanti senza assecondare i processi che portano al privatismo e al comunitarismo, o a sentimenti di sfiducia che indeboliscono la partecipazione attiva alla vita urbana. E' risultato di sostanziale importanza riflettere sull'azione di mediazione che le istituzioni devono potere, e sapere, esercitare per favorire nuovi ed esistenti processi di organizzazione intorno alla cura dei beni collettivi che vadano a colmare il ritrarsi dell'intervento statale senza tuttavia lasciare vacante il ruolo che le istituzioni statali rivestono, o per lo meno dovrebbero, nel garantire la democrazia dei processi. Questo tipo di riflessione non può arrivare a conclusioni univoche, essendo il contesto socio - economico e istituzionale fondamentale nella formulazione del problema e delle sue risposte. Per questo ci è sembrato necessario la trattazione di un caso studio che è stato individuato nella città di Gela. Gela è una realtà molto difficile, per molte caratteristiche si potrebbe definirla estrema della “condizione meridionale”. Al suo interno ci si misura con tutti i mali di cui soffre il Mezzogiorno, prima tra tutte la tragedia dei beni comuni che a Gela prende la forma (anche) di un enorme problema ambientale e di salute per la presenza del petrolchimico, figlio di una prima generazione di politiche di sviluppo. Prendiamo quindi il rischio di imbatterci in un territorio le cui dinamiche sembrano perpetuarsi in circoli viziosi, la cui path dependence sembra ormai cronica. Tuttavia, inserendoci all'interno di un rinnovato dibattito sul Mezzogiorno, è proprio questa percezione che vorremmo mettere in discussione attraverso la nostra ricerca: mettere alla prova territori e funzionamenti che, se tradizionalmente venivano lasciati al margine, attualmente vengono effettivamente riscoperti da parte della letteratura. Le molteplici visite a Gela hanno lasciato la percezione (che comunque si riscontra nella più recente letteratura sul meridione) che esista un capitale umano molto ricco che non si riesce a coinvolgere in sentieri di sviluppo. E che, comunque, esista una certa dinamicità che non è facile riuscire a classificare, soprattutto non sembra mai sortire gli effetti aspettati. Nel corso del caso studio saranno analizzati degli spazi quotidiani usati collettivamente per poter cogliere mutamenti, potenzialità e processi di capacitazione intorno alla gestione dei beni collettivi all'interno di una società, che viene classificata troppo spesso come statica, ma di cui bisogna ammettere che si è riflettuto ancora troppo poco, in materia sia di lettura dei fenomeni e delle pratiche, sia per quel che riguarda gli interventi. I carotaggi su diverse vicende di attivazione da parte dei cittadini gelesi metteranno in luce una parte della società civile propositiva, in aperto dialogo con l'istituzione statale il cui immobilismo, tuttavia, sembra frenare e indebolire l'azione pubblica dal basso. Proprio dalle osservazioni sui casi partiremo per una riflessione, in forma di conclusioni, sulle politiche urbane di sviluppo e rigenerazione, all'interno del progetto urbano. | URI: | http://hdl.handle.net/2307/4112 | Access Rights: | info:eu-repo/semantics/openAccess |
Appears in Collections: | Dipartimento di Architettura T - Tesi di dottorato |
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