Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: http://hdl.handle.net/2307/4102
Titolo: Il "Movimento di ritorno alla terra" tra utopia, sussistenza, solidarietà e informalità
Autori: Petrioli, Valentina
Relatore: Arca Petrucci, Marcella
Data di pubblicazione: 8-giu-2011
Editore: Università degli studi Roma Tre
Abstract: Il lavoro si propone di indagare la nascita e lo sviluppo del cosiddetto movimento di ritorno alla terra e il ruolo territoriale svolto dai protagonisti di tale movimento nell’arco degli ultimi trent’anni. Il tema, poco conosciuto e analizzato nella letteratura italiana, viene definito attraverso l’analisi dei singoli caratteri che danno forma e riconoscibilità al fenomeno. “Il movimento di ritorno” può essere dunque delineato coniugando la tensione utopica che guida le scelte dei protagonisti insieme alla tensione verso un'economia di sussistenza volta a creare autonomia rispetto al sistema dominante. Le pratiche di sussistenza sono regolate da norme informali che trovano fondamento e legittimità nella solidarietà umana e nel rispetto degli equilibri che garantiscono la riproduzione delle risorse naturali. La spinta ideale e utopistica dei protagonisti li spinge ad operare una trasformazione dell’esistente che passa attraverso una riformulazione delle relazioni sociali e del lavoro. A tale spinta segue la scelta del lavoro agricolo, inteso come base della vita, fondato su un rapporto di reciprocità tra comunità insediata e ambiente naturale. Partendo dalla convinzione che occorre “cambiare se stessi per cambiare il mondo”, queste persone provenienti quasi tutte dai movimenti sociali sviluppatisi nelle città dagli anni Sessanta in poi, sono tornati ad abitare e coltivare le terre abbandonate dal grande esodo agricolo. Affiancando alla scarna letteratura esistente documenti e interviste, è stata ricostruita la genesi e lo sviluppo del “movimento di ritorno” a livello nazionale, tale sviluppo è inserito all’interno delle più ampie dinamiche evolutive del mondo rurale contemporaneo: il fenomeno della controurbanizzazione e la transizione postfordista delle campagne. Le dinamiche evolutive sono legate a loro volta alle politiche agricole e agli accordi internazionali, dei quali viene messa in luce l’incoerenza con la sopravvivenza del modello di produzione contadino, modello considerato in grado di sanare la grave crisi ecologica in atto. I due casi di studio presentati vogliono mostrare il rapporto che il movimento intrattiene con il territorio in Umbria e in Puglia, con l’obiettivo di far emergere le specificità del rapporto in regioni rappresentative di realtà agricole diverse. Applicando le metodologie di analisi della “scuola territorialista allo sviluppo locale”, adattate ad un fenomeno che presenta un alto grado di informalità, vengono individuati due sistemi territoriali, l’uno formatosi nell’ultimo quindicennio intorno alla comune agricola Urupia nel Salento, l’altro consolidatosi nel corso degli ultimi decenni ad opera di soggetti individuali nelle aree marginali dell’Umbria Settentrionale. Attraverso le interviste si ripercorre la storia dei protagonisti fino a rintracciare le motivazioni politiche ed esistenziali che hanno dato impulso allo spostamento dalla città alla campagna, per arrivare a capire come gli stessi soggetti siano arrivati a ri-definire se stessi e il proprio ruolo nella società in relazione al territorio che li ha accolti. L’analisi dei casi vuole mettere in luce il tipo di azione che i soggetti studiati portano avanti a partire dalla visione che ha guidato le loro scelte e come tale azione viene declinata in base al milieu rurale in cui sono inserite. Vengono colte le pratiche scaturite dall’intrecciarsi di saperi di matrice urbana e l’interiorizzazione di antichi saperi locali tramandati dai vecchi contadini. Vengono inoltre analizzate le reti sociali a cui i protagonisti danno vita per realizzare il progetto di creare delle economie di sussistenza. Per economie di sussistenza si intende ciò che Ivan Illich (1978) definisce come modi di vita di gruppi di persone che siano riusciti a ridurre la propria dipendenza dal mercato, proteggendo con mezzi politici un’infrastruttura nella quale tecniche e strumenti servano a produrre valori d’uso e non merci. In fine si vuole dimostrare come un fenomeno, che sul piano quantitativo ha un’importanza limitata, si traduca in un dispositivo capace di contribuire alla rivitalizzazione dei territori rurali.
URI: http://hdl.handle.net/2307/4102
Diritti di Accesso: info:eu-repo/semantics/openAccess
È visualizzato nelle collezioni:X_Dipartimento di Studi storici geografici antropologici
T - Tesi di dottorato

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