Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: http://hdl.handle.net/2307/4101
Titolo: Validos sotto accusa : azioni giuridiche e dibattito culturale sul valimiento nel regno di Filippo III
Autori: Mrozek Eliszezynski, Giuseppe
Relatore: Cantù, Francesca
Parole chiave: favoriti
monarchia spagnola
Data di pubblicazione: 16-apr-2012
Editore: Università degli studi Roma Tre
Abstract: La presente ricerca, dal titolo “Validos sotto accusa. Azioni giuridiche e dibattito culturale sul valimiento nel regno di Filippo III”, si propone di fornire un angolo di visuale inedito da cui osservare e comprendere una fase breve ma cruciale della storia della Monarchia asburgica. Il governo del duca di Lerma (1598-1618) e del duca di Uceda (1618-1621) era costruito, oltre che sul favore del legittimo sovrano, anche su un sistema che prevedeva il posizionamento di uomini di fiducia del valido nei gangli vitali della macchina statale e nei posti di potere dislocati nelle varie periferie della Monarchia degli Austrias. Non è un caso, dunque, che le gravi accuse rivolte ai criados dei Sandoval e i processi imbastiti a loro carico abbiano causato le crisi più significative del governo dei favoriti di Filippo III. Dopo la morte del sovrano, gli stessi Lerma e Uceda salirono sul banco degli imputati per rispondere delle loro azioni e per giustificare il loro stesso potere dinanzi al nuovo re, il giovanissimo Filippo IV, e soprattutto dinanzi ai nuovi validos. La voluminosa documentazione, in larga parte manoscritta, inerente alle cause contro Alonso Ramírez de Prado (1607-1608), Pedro Franqueza (1607-1609), Rodrigo Calderón (1619-1621) e i duchi di Osuna (1621-1624), Uceda (1621-1622) e Lerma (1621-1625), è stata per la prima volta analizzata dettagliatamente, cercando allo stesso tempo di fornirne una visione complessiva. In questo modo, risulta evidente la riproposizione di temi, immagini e discorsi, taluni contrari alla figura del valido, come nelle requisitorie della pubblica accusa, altri invece usati a sostegno del potere e dell'esistenza stessa del favorito, come nelle arringhe degli avvocati difensori. Tale repertorio, certamente modellato in base alle specificità dei singoli processi, derivava dalla cospicua trattatistica politica che, già a partire dalla prima metà del XVI secolo, si era interrogata sulla possibilità, da parte del sovrano, di delegare una parte consistente del suo potere ad un cortigiano prediletto. La lettura critica di questa vasta bibliografia costituisce il secondo asse su cui è stata costruita la ricerca. Si è tentato cioè di dimostrare che le argomentazioni degli autori che attaccarono la figura del favorito, come nel caso di Juan de Santa María e del suo Tratado de república y policía christiana (1615), influenzarono i celebri processi celebrati durante il regno di Filippo III e allo stesso tempo trassero ispirazione dalle concrete vicende storiche che erano oggetto di quei processi. Similmente, gli autori che si posero sulla scia di Pedro Maldonado e del suo Discurso del perfecto privado (1609) nel tentativo di difendere la pratica del valimiento, presero spesso spunto dalle concrete accuse mosse al duca di Lerma e ai suoi familiari e alleati, ispirando contemporaneamente le strategie difensive orchestrare dai legali del duca e dei suoi criados. Attraverso il parallelo costante tra cronaca giudiziaria e trattatistica politica, la presente ricerca si è posta l'obiettivo di ricostruire il clima culturale dell'epoca in merito ad una modalità di governo della Monarchia asburgica destinata a rinnovarsi, con il conte duca di Olivares, durante il regno successivo. Filippo III, pur non comparendo mai davanti ai giudici, si impone progressivamente come il principale imputato dei processi in questione: alla sua persona, al suo scarso interesse per l'attività di governo e alla sua eccessiva liberalità si rivolgono con insistenza, specie negli ultimi processi, sia i fiscales che gli avvocati difensori. In palio c'è non solo la possibilità per il re di delegare a un suddito una parte importante del suo potere, ma anche e soprattutto la definizione stessa di tale potere. Se il re è un semplice gestore della Respublica, la sua autorità è limitata e il suo favorito ha competenze specifiche e ben delineate, paragonabili a quelle di un semplice ministro; se invece il potere del sovrano non riconosce limiti ulteriori alla legge divina e il valido si impone come suo autentico alter ego, qualsiasi azione compiuta da quest'ultimo e dai suoi più stretti collaboratori può considerarsi legittima, perchè compiuta in nome del re e con la sua specifica autorizzazione. Su questa contrapposizione si giocò la lunga competizione tra accusatori e difensori del valimiento, tanto nelle aule di tribunale quanto nel dibattito intellettuale.
URI: http://hdl.handle.net/2307/4101
Diritti di Accesso: info:eu-repo/semantics/openAccess
È visualizzato nelle collezioni:X_Dipartimento di Studi storici geografici antropologici
T - Tesi di dottorato

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