Adeegso tilmaantan si aad u carrabbaabdo ama ugu samayso link qoraalkan http://hdl.handle.net/2307/40727
Cinwaan: I CARATTERI DELL'ANTICO NELL'OPERA DI GIUSEPPE SAMONA' : IL PROGETTO DEI NUOVI UFFICI DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
Qore: BALZANETTI, STEFANO
Tifaftire: LONGOBARDI, GIOVANNI
BECCU, MICHELE
Ereyga furaha: Samonà
Antico
Uffici
Concorso
Parlamento
Taariikhda qoraalka: 16-Dec-2019
Tifaftire: Università degli studi Roma Tre
Abstract: Nel 2007 il professor Francesco Cellini organizzò presso la facoltà di architettura di Roma Tre, un workshop in cui si richiedeva agli studenti partecipanti di progettare un edificio (in realtà piccoli interventi per scala) alla maniera di... Tutti architetti contemporanei noti, assegnati d’ufficio, senza possibilità di appello: tra chi si trovò a realizzare una pensilina di un distributore di benzina come solo Sandro Anselmi avrebbe potuto, e chi cercò di non far rimpiangere Rem Koolhaas nell’ideazione di un piccolo stand pubblicitario, prese vita uno degli esperimenti didattici più ludici, dissacranti e al contempo maggiormente formativi che mi sia capitato di osservare in prima persona. Impegnato in altro laboratorio nella definizione di un gioco da tavolo a tema latifondistico (evidentemente fu tornata di grande disinvoltura pedagogica!), non presi parte, ahimè, a quel turbinio di reinterpretazioni stilistiche di cui tuttavia ho ancora vivo il ricordo del fermento che ingenerò in una settimana di assoluta elettricità in termini di stimolo e coinvolgimento. Il workshop aveva nome “Progetti apocrifi”: una denominazione riferita tanto alla non autenticità delle (ri)produzioni, quanto evocativa di una condizione di misteriosa indecifrabilità in grado di innescare, in chi vi si accostava, un impulso conoscitivo teso al suo disvelamento. Replicare il linguaggio dell’oggetto architettonico come strumento di indagine del suo autore: quell’esperimento accademico aveva fondamento in tale principio; lineare nella concezione, di estrema articolazione per profondità del conseguente processo d’analisi attivato. Intenti ed esiti di questa ricerca dottorale trovano consonanza e libero riferimento in quel medesimo principio: lo studio condotto sul progetto di Giuseppe Samonà per i nuovi uffici della Camera dei Deputati (1967) si colloca infatti tra la reinterpretazione formale dell’opera ed il tentativo di muovere oltre essa, individuando nelle specificità dei suoi caratteri, sintesi paradigmatica di una azione progettuale esercitata dall’architetto siciliano, pur nella eterogeneità delle sue manifestazioni, nel costante rapporto con il dato storico e nell’ispirazione metodologica da esso desunta. Un’indagine quindi non meramente retinica ma certamente sul dato figurativo incentrata: i nuovi uffici sono d’altronde un progetto che Samonà fonda sul valore dell’immagine e sulla capacità simbolica in essa custodita. L’iconicità della sua effige sublima l’opera pur rappresentando al contempo suo più evidente limite avendo contribuito, non senza una volontaria compartecipazione da parte dello stesso Samonà, a subordinarne la corporeità del dato architettonico ad una figurazione marcatamente sbilanciata verso l’esaltazione della sua connotazione metaforica. In tale contraddizione, volendo perseguire nel parallelismo con l’esperimento accademico poc’anzi descritto, risiede l’apocrificità dei nuovi uffici samonaniani. Non certo per difetto di chiara paternità, ma per quella condizione di latente indeterminatezza ingenerata dal loro essersi cristallizzati, in ragione della condizione non costruita, in una dimensione cartacea a forte componente immaginifica; un accento di segretezza ancor più paradossale se rapportato alla rilevante notorietà di cui il progetto ha sempre goduto nel panorama storiografico di settore e, restringendo il campo, all’interno della produzione del suo autore. L’opera ha vissuto, e vive tutt’ora (sperando che quanto da questa ricerca proposto fornisca minima contribuzione a rinnovarne lettura), nella simbiotica coincidenza tra la sua intima essenza simbolico-formale e la rappresentazione di essa offerta, avendo sviluppato la carica evocativa insita nella figuratività del progetto una piena sovrapposizione con la narrazione grafica chiamata a sua tangibile manifestazione. Il valore dei nuovi uffici non si annida solo nei rimandi all’apparato teoretico con cui Samonà ne legittima, non senza contraddizioni – come vedremo, il senso, ma è custodito anche nei tratti della sua traduzione disegnata. Questo aspetto consente alla rappresentazione del progetto di uscire da una condizione di rilevanza meramente legata alla mancata realizzazione costruttiva dello stesso, acquisendo al contrario autonoma consistenza, divenendo carattere funzionale ad esaltare la centralità che il dato figurativo riveste nell’opera. Nella volontà di indagare il metodo samonaniano tramite l’immagine e l’immagine mediante la sua rappresentazione, la ricerca si pone come obiettivo quello di restituire uno sguardo del progetto dei nuovi uffici più articolato, nel tentativo di superare il racconto dei disegni originali e l’astrazione del candore grafico prescelto da Samonà, per assumere forma capace di andare oltre la sua sembianza simbolica, mostrando l’opera nell’interezza della sua portata espressiva; della sua ignota (almeno figurativamente) effige materica; della solo supposta sofferenza chiaroscurale delle sue superfici e delle sue masse; del suo fondativo rapporto con il contesto urbano antico, accennato da Samonà nelle vedute prospettiche proposte, ma mai pienamente restituito in tutto il suo impatto scenografico. La conoscenza dell’edificio prova ad ampliarsi nella rilettura grafica e descrittiva di questa tesi: non un omaggio a Samonà, ma un servizio alla sua architettura più celebre, nell’intento di implementarne, nell’inedita rilevanza assegnata alla fisicità della sua forma, l’imprescindibilità del ruolo rivestito all’interno della riflessione che egli ha elaborato circa l’individuazione delle strategie d’intervento in ambito storico. È proprio nella concezione di un deferente servizio che si legittima la reinterpretazione del progetto condotta in fedele attinenza ai principi figurativi posti a fondamento ed ispirazione dell’opera stessa: uno studio incentrato quindi, proprio come nel workshop di Cellini, su un atto emulativo. La riproposizione del linguaggio samonaniano è tuttavia priva di qualunque accento di passività operativa: la ricerca non ha mai smarrito infatti intenti critici e propositività di interpretazione, tanto nello studio scientifico delle caratteristiche non manifeste dei nuovi uffici e nel contestuale approfondimento dell’opera costruita di Samonà recante attinenze formali con il progetto stesso, quanto nel ricorso all’applicazione di un metodo progettuale – di per sé soggettivo, seppur ispirato all’approccio samonaniano – ove le lacune di rappresentazione e descrizione dell’edificio hanno richiesto autonomia di scelta d’integrazione. I rendering che si osserveranno nelle pagine di questa tesi rappresentano manifestazione finale, e certamente più incisiva per immediatezza espressiva, di un processo analitico di rilettura del progetto condotto con la finalità di mostrare plausibile, il visionario, e – facendo propri alcuni pensieri introduttivi del catalogo della mostra “Una città possibile. Architetture di Ivan Leonidov” – di «esplorare le connessioni di una fabbrica di carta nella realtà del tessuto urbano», affidando alla resa realistica di una architettura immaginaria, la possibilità di «intravedere con esattezza quanta parte di quella presunta astrazione sia in realtà trasposizione di una simpatetica percezione del contesto nei suoi rapporti di scala, di materiali, di tessiture, e di colori».
URI : http://hdl.handle.net/2307/40727
Xuquuqda Gelitaanka: info:eu-repo/semantics/openAccess
Wuxuu ka dhex muuqdaa ururinnada:Dipartimento di Architettura
T - Tesi di dottorato

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