Please use this identifier to cite or link to this item: http://hdl.handle.net/2307/40687
Title: Tra Ungaretti e Valéry : dibattito culturale, indagini intertestuali e relazioni interdiscorsive
Authors: Ceccarelli, Marilena
Advisor: Leonelli, Giuseppe
Keywords: Ugaretti
Valéry
Issue Date: 2-Apr-2019
Publisher: Università degli studi Roma Tre
Abstract: Il progetto di ricerca si articola in due parti: la prima analizza il quadro del dibattito critico e culturale italiano entro cui risulta inscriversi la ricezione italiana dell’opera di Paul Valéry tra gli anni Venti e gli anni Quaranta del Novecento. Un’ampia disamina è dedicata al caso di Montale lettore critico di Valéry, sempre considerando la sostanziale e organica necessità dei modelli metodologici adottati tanto dal poeta quanto dall’esegeta e recensore. La seconda parte è invece interamente incentrata sulla lettura ungarettiana dell’opera in versi e in prosa del maître d’oltralpe. Anche in questo caso, si sostiene la possibilità di registrare le implicazioni di ordine letterario contenute in filigrana nello spazio della pagina critica, seguendo il filo rosso dell’inflessione fortemente autoreferenziale che agisce come sistema critico complementare all’esercizio della poesia. Prendendo in esame una nutrita serie di contributi isolati attraverso il vaglio di circa 40 testate nel periodo considerato, è stato possibile registrare la presenza costante, a partire dal 1922, di articoli consacrati all’opera di Valéry nelle colonne dei maggiori periodici italiani. I giudizi sulla produzione poetica procedono parallelamente ai commenti sull’attività critico-speculativa e si articolano preminentemente attorno alla valéryana teoria della creazione, che risulta orientata da un radicale relativismo scettico fondante l’istituzione di un fortunato parallelo tra arte e postulati logico-razionali attraverso l’accordata primazia agli aspetti tecnici della messa in opera: dialogo, quello tra i due ambiti, pressoché inevitabile in considerazione di un autore che non dissocia mai la pratica letteraria dalla riflessione su di essa. Spiccano, nel panorama delineato, firme di rilievo quali quelle di Emilio Cecchi, Leo Ferrero, Aldo Capasso, Giuseppe Raimondi, Alberto Consiglio, Ugo Ojetti, Giuseppe Prezzolini, Benedetto Croce, Alfredo Gargiulo, Sergio Solmi. Le corrispondenze intrattenute dall’autore francese con alcune delle più autorevoli personalità intellettuali dell’epoca (conservate presso il Fondo Paul Valéry della BNF e della Bibliothèque Littéraire Jacques Doucet) si sono rivelate particolarmente utili al fine di collocare l’intero studio sullo sfondo del contemporaneo dibattito culturale e della querelle nata in seno alla polemica crociana contro l’estetica di Valéry. Scopo di questo quadro introduttivo è di documentare come la lettura del maître d’oltralpe abbia agito da modello di riferimento mirato e precipuo per il contemporaneo fronte della critica italiana, proponendo paradigmi interpretativi differenti e concorrendo a mettere in discussione, o integrare, i dettami dello storicismo crociano fino a quel momento dominanti. Quanto all’analisi testuale, partendo da un approccio strettamente intertestuale sono giunta a considerare una prospettiva più ampiamente interdiscorsiva – orientamento che costituisce poi il punto nodale dell’intera analisi – che tenesse conto del versante saggistico quale indispensabile corredo alla produzione in versi. A tal proposito, si è rivelato di particolare utilità improntare uno studio sulle varianti micro e macrotestuali dell’Allegria ungarettiana: il labor limae autorale nasce, del resto, quasi contestualmente alla stessa attività poetica e accompagna tutte le fasi redazionali della raccolta sino all’edizione, pressoché definitiva, del 1931, coincidente cronologicamente con l’uscita editoriale del Sentimento del tempo. È proprio l’indagine dell’apparato teorico-filosofico soggiacente al passaggio, di capitale importanza, che dall’Allegria conduce al Sentimento del tempo, a costituire un’ulteriore conferma di come l’elaborazione delle liriche della seconda raccolta abbia orientato la spinta alle correzioni dell’Allegria: è stato infatti possibile registrare uno slittamento dall’asse di riferimento Rimbaud-Apollinaire a quella Mallarmé-Valéry, da interpretarsi come adesione alla più generale inclinazione della poesia moderna che a partire da questi ultimi intende il testo come «progressiva e instabile approssimazione a un valore-limite», vale a dire come accostamento asintotico, e perciò mai concluso, della parola a piani intangibili e assoluti. Scopo finale dell’analisi è tentare di illustrare come specifiche porzioni testuali risultino acquistare un diverso grado di intelligibilità in considerazione della proposta del relativo intertesto. Alla luce di una disamina congiunta degli scritti critici e della produzione in versi, la lettura di Valéry appare infatti concorrere, rapportata a un comune retaggio speculativo e a un’analoga maniera di intendere il processo di creazione artistica, alla definizione di alcuni nuclei tematici chiave del discorso poetico ungarettiano.
URI: http://hdl.handle.net/2307/40687
Access Rights: info:eu-repo/semantics/openAccess
Appears in Collections:Dipartimento di Studi Umanistici
T - Tesi di dottorato

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