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http://hdl.handle.net/2307/40600
Titolo: | La tutela multilivello dei diritti: Corte europea dei diritti dell'uomo e Corte Costituzionale | Autori: | Calafiore, Gaia | Relatore: | Caggiano, Giandonato | Parole chiave: | Controlimiti Dialogo Giurisdizionale Diritti umani Diritti fondamentali |
Data di pubblicazione: | 13-giu-2017 | Editore: | Università degli studi Roma Tre | Abstract: | In un sistema di tutela multilivello dei diritti che impegna diversi ordinamenti giuridici è bene domandarsi se i rapporti tra Corte europea dei diritti dell’uomo (di seguito Corte Edu) e Corte costituzionale si pongano in termini di cooperazione e dialogo ovvero di costante conflitto. Con il presente lavoro, attraverso un’analisi sistematica della giurisprudenza della Corte Edu e della Corte costituzionale, si è cercato di ricostruire il rapporto tra Corti, al fine di valutare quale sia la portata del vincolo espresso dalle sentenze della Corte Edu. Se, dunque, dopo aver chiarito il valore della CEDU nell’ordinamento italiano (con le sentenze gemelle n. 348-349/2007), la Corte costituzionale abbia inteso restringere la portata vincolante della giurisprudenza di Strasburgo a cui ciascuno Stato è tenuto a dare esecuzione in forza dell’art. 46 CEDU. Rispetto alle sentenze c.d. gemelle, la Corte costituzionale sembrerebbe aver definito le modalità procedurali del controllo di convenzionalità delle norme interne attraverso il ricorso alle tecniche del margine di apprezzamento, del bilanciamento tra il vincolo internazionale e i principi costituzionali, della valutazione sistemica e non frazionata dei diritti. Finendo, così, per attrarre tutte le questioni relative a possibili antinomie tra norma interna e CEDU in una sorta di giudizio di costituzionalità accentrato. In alcuni casi, infatti, nonostante la questione di legittimità costituzionale sia stata decisa con riferimento al parametro dell’art. 117, co.1, Cost. (integrato dalla norma CEDU di riferimento), la portata vincolante della giurisprudenza di Strasburgo ne è risultata ridimensionata tramite il ricorso al margine di apprezzamento. Indicative sono le affermazioni secondo cui è la Corte costituzionale ad essere titolare di una competenza esclusiva al bilanciamento di interessi in gioco alla luce di parametri interni e non convenzionali. Così come indicativa della volontà della Corte costituzionale di limitare la portata vincolante della giurisprudenza di Strasburgo è l’affermazione secondo cui essa, a differenza della Corte Edu, “opera una valutazione sistemica e non isolata dei valori coinvolti dalla norma di volta in volta scrutinata, ed è, quindi, tenuta a quel bilanciamento, solo a essa spettante”. Ebbene, anche in tale caso, si assiste alla rivendicazione del ruolo di unico interprete del sistema costituzionale. Il temperamento alla rigida osservanza della giurisprudenza della Corte Edu è evidente in un’altra sentenza nella quale la Corte costituzionale per giustificare l’infondatezza della questione, ancorché non operi apertamente il bilanciamento tra interessi in gioco, rinvia ai principi elaborati dalla giurisprudenza europea. Tuttavia, la portata interpretativa ne risulta ridimensionata, poiché dalla regola di diritto enunciata in sede europea, ne ricava un principio interpretativo differente. In altre pronunce, invece, il parametro convenzionale non viene in alcun modo preso in considerazione dalla Corte, la quale si limita a ritenere “assorbiti gli ulteriori motivi di censura formulati con riferimento al parametro dell’art. 117, co.1 Cost.”. Così tralasciando di affrontare l’asserito contrasto tra la norma interna e il parametro CEDU, per il tramite dell’art. 117. Infine, la portata della giurisprudenza di Strasburgo viene ulteriormente delimitata attraverso l’introduzione di un nuovo criterio di selezione. Solo le sentenze espressive di un orientamento consolidato (e non quelle isolate) hanno un’efficacia vincolante nei confronti del giudice comune. Solo su di esse, dunque, è possibile fondare un ricorso alla Corte costituzionale per valutare la legittimità convenzionale delle norme interne, una volta fallito l’obbligo di interpretazione conforme. Ebbene, anche per il tramite tali indicazioni, la Corte costituzionale sembra voler selezionare le occasioni di rinvio alla giurisprudenza della Corte Edu. L’obiettivo del presente lavoro, dunque, è di valutare se la Corte costituzionale, tramite tali sentenze, abbia inteso azionare una qualche forma di “resistenza” nei confronti del sistema CEDU e della giurisprudenza della Corte Edu. | URI: | http://hdl.handle.net/2307/40600 | Diritti di Accesso: | info:eu-repo/semantics/openAccess |
È visualizzato nelle collezioni: | Dipartimento di Giurisprudenza T - Tesi di dottorato |
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