Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: http://hdl.handle.net/2307/40344
Titolo: La cornice e la colomba: elementi per un realismo onto-epistemico
Autori: Lorenzon, Giacomo
Relatore: Failla, Mariannina
Parole chiave: realismo
kantismo
incommensurabilità
Data di pubblicazione: 6-giu-2018
Editore: Università degli studi Roma Tre
Abstract: Lo scopo del presente lavoro è quello di proporre una concezione epistemologica alternativa al realismo scientifico in grado di spiegare efficacemente il successo empirico della conoscenza scientifica e, allo stesso tempo, risolvere le aporie fondamentali che affettano il realismo. Tale scopo è perseguito per mezzo di un approccio storico-critico alle problematiche epistemologiche fondamentali. Nel primo capitolo viene esaminata e discussa la proposta empirio-criticista di Mach, con particolare riferimento alla Meccanica da un punto di vista storico-critico. Rispetto alle tesi di Mach, si è cercato di mostrare come, ricadendo esse (a dispetto dell’intenzione dell’autore) in forme di inavvertito empirismo ingenuo, il tentativo di espungere l’elemento metafisico dalla storia della meccanica fallisce in quanto si risolve in una tacita e insostenibile metafisica del fatto puro (o, come anche si è detto, in una mistica del fatto). Esaminando inoltre, in connessione con Mach, alcune tesi di Fleck e Kuhn, si è dimostrato come sia impossibile distruggere la natura metafisica della conoscenza scientifica senza al contempo distruggere la storia come disciplina razionale. Nel secondo capitolo si è preso in considerazione l’empirismo assai più maturo e sofisticato di Reichenbach, di cui si è analizzato lo studio sulla teoria della relatività nel suo rapporto con la conoscenza a priori. Nel tentativo di superare la concezione kantiana dell’a priori filosofico (per come egli la interpreta), Reichenbach si sforza di produrre un’epistemologia fondata su di un rapporto dialettico tra elemento empirico ed elemento logico, in cui il secondo, persa la sua apriorità assoluta, ne acquisisce una relativa come funzione coordinante l’esperienza scientifica. Abbiamo però cercato di dimostrare che nell’empirismo di Reichenbach il rapporto tra a priori e conoscenza scientifica è solo falsamente dialettico. Infatti, basandosi su di una errata lettura della natura della conoscenza empirica, Reichenbach attribuisce ad essa un potere di cassazione logica nei confronti della teoria (filosofica e non) insostenibile proprio per ragioni logiche. Di ciò si avvide molto bene Cassirer, del quale pure si è analizzato il fondamentale studio sul rapporto tra teoria della relatività e gnoseologia kantiana. Di questo studio si è illustrata e condivisa la lettura della dinamica della conoscenza scientifica nei termini di un auto-movimento critico-trascendentale, in cui al cosiddetto fatto scientifico si riconosce il valore di causa occasionale piuttosto che determinante di una transizione teorica. Non si è tuttavia potuto seguire Cassirer fino alle estreme conseguenze del suo discorso: 1) l’abbandono del carattere costitutivo dell’a priori in favore di uno meramente regolativo; 2) l’affermazione della tendenziale funzionalizzazione dell’oggetto fisico a discapito di una sua permanente cosalizzazione. Da quest’ultimo punto si è ripartiti nel terzo capitolo, cercando di chiarire perché il realismo dell’uomo di scienza non può che essere un realismo a proposito (anche) di cose. Il fondamento di quest’idea è da ricercarsi innanzitutto nell’ambito della teoria del significato, e più precisamente nella cosiddetta tesi di incommensurabilità. Di essa è stata sviluppata una versione massimamente radicale, iniziando a negare la possibilità di un qualunque effettivo accesso non linguistico (o simbolico) all’oggetto conoscibile. Abbiamo quindi esaminato le possibili opposizioni argomentative, arrivando fino alla proposta epistemologica del realismo strutturale, che aggira il problema del rapporto tra oggetto e sue proprietà asserendo che non esistono oggetti conoscibili all’infuori di quei complessi di proprietà che chiamiamo strutture. A questo punto si è potuto mostrare che la negazione della cosalità dell’oggetto scientifico conduce inevitabilmente ad una cosalizzazione della percezione, il che fa collassare il realismo sull’empirismo classico, inchiodandolo alle medesime difficoltà teoretiche. Nel quarto e ultimo capitolo si è quindi esplicitata, allo scopo di dimostrarla, la premessa implicita del terzo capitolo: non esistono fatti, solo proposizioni. Il mancato riconoscimento di questa premessa, che ha i suoi riferimento principali in Kant e in Hegel è alla base di alcuni errori epistemologici cruciali; in particolare, quando essa è misconosciuta si ha del rappresentazione una nozione psicologistica che illude, machianamente, circa la possibilità di una conoscenza senza soggetto. Accettandola, invece, abbiamo provato a dimostrare come sia possibile risolvere, in chiave idealistico-trascendentale, le problematiche filosofiche inerenti il rapporto tra verità e storia, interpretando la crescita della conoscenza scientifica come un ampliamento potenzialmente infinito del dominio proposizionale. Da ultimo, nelle conclusioni, abbiamo provato a mostrare l’applicazione dei risultati raggiunti alla filosofia della storia della scienza, mostrando quale sia il vero significato della lakatosiana ricostruzione razionale della storia della scienza.
URI: http://hdl.handle.net/2307/40344
Diritti di Accesso: info:eu-repo/semantics/openAccess
È visualizzato nelle collezioni:Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo
T - Tesi di dottorato

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