Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: http://hdl.handle.net/2307/3871
Campo DCValoreLingua
dc.contributor.advisorMarramao, Giacomo-
dc.contributor.authorArtibani, Mattia-
dc.date.accessioned2015-03-10T10:56:45Z-
dc.date.available2015-03-10T10:56:45Z-
dc.date.issued2011-04-18-
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/2307/3871-
dc.description.abstractNell’inesauribile diatriba tra liberals e communitarians emerge una terza posizione, che, pur partendo da un orizzonte liberale cerca di modificarlo dall’interno, senza per questo accettare l’idea di riabilitare la virtù all’interno delle questioni di giustizia distributiva. Si tratta del capabilities approach dell’economista Amartya Sen, che, attraverso il concetto di capacità, rimodula le condizioni di giustizia aprendo lo spazio delle libertà senza cadere nel perfezionismo morale, ma rimettendo in gioco i diritti in una visione più ampia ed eterogenea possibile dello sviluppo economico. Lo scopo del presente lavoro é quello di presentare la teoria delle capacità in una versione riveduta che possa superare le critiche che provengono sia da parte liberale che dai comunitari: soprattutto sarà importante dimostrare come il concetto di capacità provenga da una tradizione filosofica che non si rifà unicamente ad Aristotele ma anche e soprattutto a Spinoza, una genealogia che serva a far capire come tale concetto rimandi a quello di potenza e dunque di diritto, quindi rimandi ad un universo categoriale tipico della filosofia politica liberale ma allo stesso tempo capace di un’aspirazione universalistica più incisiva e dialogante con le altre tradizioni. Tale teoria verrà analizzata in questa sede in alcuni degli aspetti più interessanti e sarà utilizzata per superare il fantasma della logica individualista che sta alla base delle teorizzazioni sui diritti. Il problema principale, infatti, nel momento in cui si affrontano questi discorsi, è di cadere nelle accuse di contestualismo portate avanti soprattutto dai teorici degli Asian Values, che contestano il carattere etnicamente connotato dei diritti umani come sono stati teorizzati nella seconda metà del ventesimo secolo dalla dottrina pacificante delle Nazioni Unite. Tramite le variazioni sull’approccio alle capacità, sarà possibile rimodulare il discorso attorno ai due temi principali, ovvero l’identità nella sua versione del Multiple Self e i diritti umani tra contestualismo e lacune, e delineare i punti cardine per una teoria della giustizia globale il più possibile completa e adattabile ad un mondo multipolare, stretto nelle maglie della balcanizzazione ma allo stesso tempo globalizzato non solo a livello politico, ma sociale, culturale ed esistenziale.it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.publisherUniversità degli studi Roma Treit_IT
dc.titleDiritti umani e capabilities approach : la giustizia globale nell'epoca del Multiple Selfit_IT
dc.typeDoctoral Thesisit_IT
dc.subject.miurSettori Disciplinari MIUR::Scienze politiche e sociali::FILOSOFIA POLITICAit_IT
dc.subject.isicruiCategorie ISI-CRUI::Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche::Philosophyit_IT
dc.subject.anagraferoma3Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologicheit_IT
dc.rights.accessrightsinfo:eu-repo/semantics/openAccess-
dc.description.romatrecurrentDipartimento di Filosofia*
item.languageiso639-1other-
item.fulltextWith Fulltext-
item.grantfulltextrestricted-
È visualizzato nelle collezioni:Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo
T - Tesi di dottorato
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