Südarabische Expedition - Band II. Die Somali-Sprache

Abstract

Macluumaadka asalka ah ee loo adeegsaday naxwahan waxaa ku xusan buugga koowaad ee taxanaha buugaagtan. Sida uu qabo qoraagu, buuggan naxweed wuxuu u mahdinayaa Evangeliste de Larajasse e da Cyprien de Sampont (Londra 1897)

I testi originali che sono alla base di questa grammatica sono stati presentati nel primo volume di questa serie. Come dice l’autore, questa grammatica deve molto alla grammatica pratica di lingua somala scritta dal rev. Evangeliste de Larajasse e da Cyprien de Sampont (Londra 1897). Questo lavoro è dedicato principalmente a studi linguistici e mostra che il somalo appartiene al ramo Cuscitico della lingua Camitica dell’Africa Orientale, ed è più strettamente correlata alle lingue afar e saho, piuttosto che al galla e all’oromo. Reinish presenta le forme grammaticali esattamente nel modo in cui le ha trovate nei testi originali, oppure come li ha trascritti lui stesso, “in base alla propria percezione”. A questo proposito l’autore sottolinea che le descrizioni linguistiche non dovrebbero presentare le forme così come “ce le aspettiamo in base a certe teorie grammaticali”, bensì come occorrono nella realtà; le regole grammaticali devono infatti essere dedotte dalle forme esistenti, e queste non dovrebbero essere modificate in base alla teoria adottata.

The original texts that underlie the present grammar have been introduced in the first volume of this series. In the author’s words, this grammar owes a lot to “the practical grammar to the Somali language by Rev. Fr. Evangeliste de Larajasse and Ven. Fr. Cyprien de Sampont, London 1897.” The present work is dedicated to a primarily linguistic issue and shows that Somali belongs to the Lower-Cushitic branch of the Chamitic languages of East Africa and is most closely related to Afar and Saho and more remotely so to Gallo or Oromo. Reinish presents grammatical forms in exactly the same way he found them in the original texts or as he has “transcribed them according to his own perception.” The author underlines that linguistic descriptions should not display forms “as they are expected according to certain grammatical theories”, but as they occur in reality. Grammatical rules must be deduced from actually existing forms, but the latter should not be changed according to a particular grammatical theory.