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http://hdl.handle.net/2307/5985
Title: | Il recupero diffuso del sistema sottani-claustri come enzima della rigenerazione urbana dei centri storici medievali pugliesi : limiti e possibilità : il caso di Altamura | Authors: | Perrucci, Giovanni | Advisor: | Martincigh, Lucia | Keywords: | Centri storici Rigenerazione urbana Spazi aperti Enzimi Altamura |
Issue Date: | 24-Jun-2016 | Publisher: | Università degli studi Roma Tre | Abstract: | La ricerca svolta in un dottorato universitario rappresenta un’iniziativa culturale che, come tale, ha l’opportunità di farsi carico di alcuni interrogativi che sono maturati nella società attuale. In particolare, nell’ambito del dottorato in “Progetto Urbano Sostenibile” è necessario rispondere ad una serie di riflessioni sulle modalità e gli strumenti a disposizione per soddisfare le esigenze della città contemporanea, secondo azioni e processi che la rendano maggiormente sostenibile, meno “assetata” di risorse quali acqua, energia elettrica, suolo, denaro ma al contempo capace di produrre meno rifiuti ed inquinanti e ovviamente meno segregante dal punto di vista sociale. La ricerca intende fornire un contributo a quel settore della progettazione urbana che si occupa di recuperare l’esistente in chiave sostenibile e che fonda le proprie basi da una parte nelle ragioni già esposte e legate appunto alla sostenibilità, dall’altra nelle più recenti interpretazioni del concetto di tutela e patrimonio culturale riferiti ai tessuti storici delle città. In quest’ottica la tesi rappresenta uno di quei tasselli che fanno parte di una sorta di grande mosaico di strumenti atti a perseguire l’obiettivo di rendere maggiormente sostenibili le nostre città; la sostenibilità è qui intesa nella sua ampia accezione di corretta gestione delle risorse – naturali, sociali ed ambientali – a propria disposizione. A ben vedere la cultura della rigenerazione urbana e della sostenibilità hanno radici remote e comuni. All’origine della volontà di recuperare e conservare sta la convinzione, infatti, che utilizzare con parsimonia le risorse e mantenere i propri beni territoriali costituisca il modo migliore di perseguire il benessere degli insediamenti umani mantenendo vivo il valore del bene culturale e il senso di appartenenza di una comunità. Nel mosaico di strumenti, politiche e metodi a disposizione, senza dubbio la rigenerazione urbana, se intesa secondo i tre canonici aspetti della sostenibilità, può rappresentare una strategia efficace per la “digestione” dei problemi urbani: in particolare secondo i suoi risvolti di riduzione di consumo di suolo, riqualificazione del tessuto sociale e innesco di processi di rivitalizzazione economica. Proprio la rigenerazione urbana applicata ai tessuti storici, è l’ambito della ricerca: ci si rivolge in particolare a quelle parti di paesaggio storico urbano in cui notevoli e diffuse sono le situazioni di degrado dovuto principalmente alla presenza di edifici in parte o completamente in disuso che, di conseguenza, determinano uno stato di abbandono anche dello spazio pubblico ad essi afferente. Se l’isolato è stato il luogo privilegiato della sperimentazione per la città ottocentesca che “riempiva” gli spazi da urbanizzare con edifici di varia natura (a corte, a blocco, in linea), così il “vuoto” - che vuoto in effetti non è mai, ma sempre luogo denso di segni e potenziali latenti, palinsesto di usi e disusi - finora trascurato dal processo aggressivo di occupazione di suolo della città in ogni dove, può proporsi quale materiale inedito e nodale della contemporaneità. Il lavoro è stato svolto con particolare riferimento ai nuclei storici delle città collinari pugliesi, accomunabili per caratteri morfologici e distributivi dell’impianto urbano, per la costituzione di epoca medievale, per l’utilizzo di pietra e tufo come materiali da costruzione, la presenza di vani abbandonati al piano interrato o seminterrato negli edifici. Il tema concerne infatti lo studio dei limiti e delle possibilità del recupero dei vani abbandonati al piede degli edifici e dell’interfaccia con lo spazio pubblico ad essi prospiciente, recupero visto come enzima di una possibile rigenerazione urbana dei nuclei storici. Il metodo che si vuole applicare è di tipo induttivo: si vuole cioè studiare il tema applicato ad un caso specifico, quale il centro storico di Altamura, per poi dichiararne l’efficacia per casi analoghi e appartenenti alla stessa già citata categoria dei centri storici medievali collinari pugliesi. Il centro storico su citato è perfettamente rappresentativo dei caratteri tipici delle città medievali collinari pugliesi. Un’attività di mappatura e classificazione ha inoltre evidenziato come al suo interno il tessuto urbano storico annoveri un notevole numero di “sottani”, i suddetti vani abbandonati, e “claustri”, peculiari corti urbane dalle variegate forme e dimensioni, che però in molti casi soffrono di mancanza di vitalità, tipica invece dei tempi in cui essi si sono sviluppati. L’obiettivo di tale impostazione metodologica è la volontà di mettere a punto uno strumento che possa dare indicazioni sul recupero diffuso del sistema sottani-claustri. L’attenzione dello studio è stata rivolta a quei manufatti che, pur non rientrando nella categoria dei beni monumentali, sono contrassegnati da valori storici ed architettonici connaturati e veicolati nel tempo: la cosiddetta edilizia storica minore, costituita da edifici che non presentano particolare pregio dal punto di vista architettonico, se visti individualmente, ma che formano nel loro insieme la sostanza della tradizione edificatoria, e che proprio in tal modo acquistano valore di documento storico. La tesi che si vuole provare a dimostrare è che attraverso l’analisi delle prestazioni di comfort, sicurezza, accessibilità, uso e aspetto offerte dai sottani e dai claustri e dalla loro interfaccia, si possa dar seguito ad indicazioni di recupero di spazi interni e spazi esterni, e verificare il funzionamento del fenomeno connettivo tra gli spazi, fondamento costitutivo della persa vitalità del nucleo storico. Il sistema sottani-claustri rappresenta un’interfaccia molto diffusa nel tessuto storico e, attraverso la fitta maglia di assi viari principali e secondari, costituisce una sorta di substrato linfatico dal cui funzionamento dipende la vitalità, la vivacità, la sopravvivenza stessa del nucleo antico. Le indicazioni fornite per il recupero degli spazi interni ed esterni serviranno a definire una strategia per la riqualificazione fisica, sociale ed economica del sistema diffuso sottaniclaustri. Alla base della ricerca vi è la convinzione che il recupero del sistema sottani-claustri, con la riutilizzazione dei vani abbandonati e la riqualificazione degli spazi aperti, possa avere una ricaduta determinante come fattore di rivitalizzazione economica, sociale e culturale del nucleo storico: se si riesce a rendere consapevole la cittadinanza dell’importanza che riveste il patrimonio storico e ad evidenziarne le potenzialità commerciali e turistiche, allora probabilmente si sarà riusciti ad attivare un circolo virtuoso che potrà portare alla rigenerazione urbana auspicata. Quello che ci si aspetta, in particolare, è che le botteghe artigianali possano tornare a popolare il centro storico, così come accadeva fino ad un ventennio fa. Insieme ad esse anche micro-attività culturali legate al territorio e alla promozione dei suoi prodotti e non solo: basti pensare a nuovi modelli di condivisione degli spazi da parte di professionisti, come il coworking. Limiti e possibilità del recupero sono stati stabiliti grazie alle analisi di compatibilità tra le prestazioni offerte e i requisiti richiesti dalla nuova destinazione d’uso, secondo un approccio esigenziale-prestazionale: lo strumento che si vuole dunque ottenere è una strategia di intervento sul sistema sottani-claustri che, a partire dall’analisi dello stato di fatto, ne definisca le prestazioni disponibili e ne ipotizzi funzioni con valenza economicosociale, i cui requisiti siano soddisfatti mediante interventi di adeguamento soft, quindi a basso costo e impatto ambientale. I destinatari di un siffatto strumento possono senza dubbio essere le amministrazioni locali che si trovano a dover affrontare problemi di perdita di valori architettonici, sociali ed economici di un tessuto storico della città, e ovviamente anche i privati possessori di vani inutilizzati da riqualificare, a cui bisogna trovare una nuova funzione capace di riaccendere l’interesse da parte della collettività. Nell’ottica di una sensibilizzazione dei privati alla tematica del recupero di vani inutilizzati o abbandonati, vitale importanza riveste l’eventuale possibilità di poter ricevere agevolazioni fiscali se non addirittura contributi per le opere di riqualificazione, seguendo schemi di partenariato pubblico-privato, già utilizzati e risultati efficaci in altre realtà, che possono quindi essere applicati anche ad un intervento diffuso. La tesi si articola in tre parti, così come indicato nel diagramma di flusso allegato, che contiene i punti chiave della ricerca esplicitati in forma grafica. La prima parte definisce i termini teorici all’interno dei quali si muove la ricerca e accentra la propria attenzione alla lettura delle fasi della scelta del tema che si traducono nei capitoli introduttivi, in cui vengono esplicitati obiettivo e metodologia della ricerca (cap.1), e della definizione del tema, in cui si approfondiscono le tematiche legate ai tessuti storici da una parte e alla rigenerazione urbana dall’altra, con l’individuazione del ruolo del sistema sottani-claustri come enzimi per la rivitalizzazione del tessuto storico (cap.2). La seconda parte affronta le fasi di indagine e rilievo descritte nel capitolo inerente il caso studio, che riguarda nello specifico l’analisi storica e urbanistico-morfologica della città di Altamura, la mappatura, campionatura e rilievo di sottani e claustri ed infine l’analisi di suscettività, che mira ad evidenziare le potenzialità degli elementi rilevati (cap.3). La terza e ultima parte, che si articola nelle proposte ed indicazioni di processo, consta di un capitolo che fornisce l’indicazione delle funzioni compatibili per i sottani e delle possibilità di fruizione dei claustri (cap.4), e di un capitolo conclusivo in cui si sono trattate le potenzialità di incentivazione dello strumento ottenuto e le eventuali possibilità di sviluppo e applicazione in altre realtà (cap.5). E’ inoltre prevista una sezione bibliografica dedicata ad ogni capitolo, che fornisce i riferimenti utilizzati nello svolgimento dei temi trattati in ciascuno di essi. Le sezioni bibliografiche singole confluiscono poi in una conclusiva che comprende anche testi e siti internet utilizzati per informazioni di carattere generale per la stesura della tesi. Queste bibliografie non intendono essere esaustive per tutti gli argomenti trattati, piuttosto esse rappresentano uno strumento essenziale per orientare le conoscenze di base. | URI: | http://hdl.handle.net/2307/5985 | Access Rights: | info:eu-repo/semantics/openAccess |
Appears in Collections: | Dipartimento di Architettura T - Tesi di dottorato |
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