Please use this identifier to cite or link to this item: http://hdl.handle.net/2307/5020
Title: Tautologia, gesto, atmosfera. Il rapporto tra musica e linguaggio nella riflessione di Ludwig Wittgenstein
Authors: Oliva, Stefano
Advisor: Virno, Paolo
Keywords: musica
wittgenstein
gesto
tautologia
atmosfera
Issue Date: 7-Jul-2015
Publisher: Università degli studi Roma Tre
Abstract: Oggetto del presente lavoro è la riflessione di Wittgenstein sulla musica, intesa come pietra di paragone essenziale per affrontare quesiti filosofici riguardanti la natura e il funzionamento del linguaggio. Nelle diverse fasi dell’itinerario del filosofo, infatti, la musica figura come explicans dell’explicandum linguistico. Il confronto tra le due forme espressive viene condotto a partire da tre figure (tautologia, gesto, atmosfera), corrispondenti alle tre fasi in cui i più recenti studi suddividono il percorso wittgensteiniano. Nella prima parte del presente lavoro viene vagliata l’analogia tra tema musicale e tautologia, presentata da Wittgenstein nei Quaderni 1914-1916. Come una forma melodica, il caso limite del simbolismo (la proposizione sempre vera) non dice nulla intorno agli stati di cose nel mondo ma mostra la relazione tra linguaggio e mondo. Indicando qualcosa capace di essere mostrato ma non detto, la tautologia introduce il tema dell’Ineffabile e la relativa controversia riguardante il senso complessivo del Tractatus (cap.1). Un confronto tra Wittgenstein e Schopenhauer mette in luce la topologia di quella visione sub specie aeternitatis richiamata da entrambi i filosofi per indicare il punto di vista sul mondo inteso come totalità compiuta in se stessa. Questo punto è essenziale per comprendere l’esperienza paradossale del Mistico, rintracciata dall’autore della Conferenza sull’etica nella meraviglia per l’esistenza del mondo, insensata come la meraviglia per una tautologia (cap. 2). Il cap. 3, genuinamente estetologico, propone un confronto tra l’idea wittgensteiniana della frase musicale come forma tautologica e i percorsi teorici tentati da S. K. Langer e V. Jankélévitch, fautori rispettivamente di una teoria isomorfica dell’espressività musicale e di un’estetica dell’ineffabile. Nella seconda parte viene trattato il problema della comprensione linguistica, affrontato da Wittgenstein a più riprese a partire dal primo periodo di insegnamento a Cambridge negli anni Trenta. Vengono dunque paragonate diverse formulazioni del confronto tra comprensione linguistica e comprensione musicale, mettendo a fuoco la polarità tra autoreferenzialità dell’espressione e produzione di processi isomorfici; il dilemma trova soluzione nella figura del gesto, crocevia di significatività non parafrasabile e appartenenza culturale (cap.4). La logica del confronto, presupposta dai paragoni tra musica e linguaggio proposti da Wittgenstein, viene poi esplicitata nel cap. 5, in cui è evidenziato l’anti-platonismo insito nello strumento delle somiglianze di famiglia. Segue un confronto tra l’idea wittgensteiniana di espressione musicale e le teorie che, in ambito anglo-americano, hanno affrontato lo stesso tema richiamandosi alle riflessioni del filosofo austriaco. Si mettono così in luce analogie e differenze tra l’estetica musicale analitica e la concezione wittgensteiniana di estetica, intesa come filosofia non speciale e come risalimento riflessivo all’interno del linguaggio verso le condizioni di possibilità del linguaggio stesso (cap.6). Nella terza parte viene approfondita ulteriormente la questione della comprensione linguistica a partire dal concetto di atmosfera. Nella tarda produzione wittgensteiniana, un posto di rilievo spetta infatti al tentativo di depsicologizzazione del linguaggio psicologico; all’interno di questo progetto, trova spazio una critica del concetto di atmosfera volta a valutarne le effettive capacità euristiche. Wittgenstein si confronta dunque con quel particolare fenomeno per cui le nostre parole assumono un volto e ci diventano familiari, assorbendo per così dire il loro stesso significato. L’atmosfera, rifiutata come impalpabile origine mentale dei significati linguistici, trova un nuovo posto nell’esperienza post-linguistica, ovvero nel campo percettivo dischiuso (e non presupposto) dal linguaggio (cap.7). Strettamente legata a questa declinazione musicale del concetto di atmosfera è la tematica del tono inteso come tonalità emotiva: al legame tra Stimme, Stimmung e Übereinstimmung è dedicata una complessiva rilettura dei paragrafi di Della Certezza, in cui – grazie anche a un confronto con il Kant della Critica della Facoltà di Giudizio – si giunge a un’estrema applicazione del paradigma musicale, questa volta adottato per illuminare la nozione di senso comune. L’itinerario proposto permette infine di valutare la dimensione propriamente estetica della soluzione data da Wittgenstein al problema del senso, vero motore di tutta la sua ricerca (cap.8).
URI: http://hdl.handle.net/2307/5020
Access Rights: info:eu-repo/semantics/openAccess
Appears in Collections:Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo
T - Tesi di dottorato

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