Please use this identifier to cite or link to this item: http://hdl.handle.net/2307/4617
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dc.contributor.advisorGrisi, Giuseppe-
dc.contributor.authorLabella, Enrico-
dc.date.accessioned2015-06-01T10:32:15Z-
dc.date.available2015-06-01T10:32:15Z-
dc.date.issued2013-05-29-
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/2307/4617-
dc.description.abstractLa normativa europea e quella nazionale sulle pratiche commerciali scorrette si caratterizza per gli aspetti fortemente innovativi che essa presenta. Innanzitutto la direttiva 2005/29 detta una sorta di regola aurea per il funzionamento del mercato: l’obbligo per gli operatori di comportarsi correttamente al fine di evitare di distorcere la capacità e la libertà decisionale del consumatore medio, ossia di una categoria con portata normativa tramite la quale l’ordinamento identifica un modello umano ricettore di pratiche commerciali e lo pone come parametro di valutazione della lealtà/slealtà di queste. L’“obbligo di lealtà” prescritto permea ogni rapporto commerciale, anche quelli eventuali e che potrebbero crearsi dal solo contatto tra professionisti e consumatori. Il precetto contenuto nella norma riguarda, infatti, non gli atti posti in essere a seguito delle pratiche commerciali, ma l’attività commerciale stessa intesa come qualsiasi atto, comportamento, contegno, ecc., che possa influenzare in maniera determinante le scelte commerciali compiute dall’agente regolatore del mercato, ossia il consumatore medio. L’altro aspetto innovativo della normativa va ravvisato nell’aver ridisegnato la categoria del consumatore medio e del professionista, nonché nell’aver esteso la tutela consumeristica alle “microimprese”, rinfocolando il dibattito acceso intorno al contratto con asimmetria di potere contrattuale e al c.d. terzo contratto. Di particolare interesse è anche il dibattito sviluppato in tema di rimedi nei confronti delle pratiche commerciali scorrette, sia per quanto riguarda l’aspetto pubblicistico sia per quello privatistico. Sui rimedi civilistici, peraltro, si ravvisa il punctum dolens della disciplina europea e dell’armonizzazione massima a cui tende la direttiva. I Paesi membri, in sede di recepimento, hanno adottato soluzioni radicalmente diverse. L’indagine non può prescindere, dunque, dalla valutazione dei singoli rimedi e della loro applicabilità in via generale. La disciplina sulle pratiche commerciali scorrette offre, dunque, molti spunti di indagine e di riflessione attraverso un’analisi sempre attuale anche in considerazione dei continui interventi legislativi e dell’interpretazione delle norme fornita sia dalla giurisprudenza europea e nazionale, sia dai provvedimenti delle Autorità indipendenti.it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.publisherUniversità degli studi Roma Treit_IT
dc.subjectcorrettezzait_IT
dc.subjectconsumatoreit_IT
dc.subjectmicroimpresait_IT
dc.subjectmercatoit_IT
dc.titleLe pratiche commericiali scorretteit_IT
dc.typeDoctoral Thesisit_IT
dc.subject.miurSettori Disciplinari MIUR::Scienze giuridiche::DIRITTO PRIVATOit_IT
dc.subject.isicruiCategorie ISI-CRUI::Scienze giuridiche::Lawit_IT
dc.subject.anagraferoma3Scienze giuridicheit_IT
dc.rights.accessrightsinfo:eu-repo/semantics/openAccess-
dc.description.romatrecurrentDipartimento di Giurisprudenza*
item.languageiso639-1other-
item.fulltextWith Fulltext-
item.grantfulltextrestricted-
Appears in Collections:Dipartimento di Giurisprudenza
T - Tesi di dottorato
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