Please use this identifier to cite or link to this item: http://hdl.handle.net/2307/447
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dc.contributor.advisorSandulli, Michele-
dc.contributor.authorPadellaro, Matteo-
dc.date.accessioned2011-06-15T13:35:57Z-
dc.date.available2011-06-15T13:35:57Z-
dc.date.issued2009-04-27-
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/2307/447-
dc.description.abstractIl lavoro si propone di approfondire le tematiche legate alle azioni di risarcimento del danno per violazione delle norme antitrust nel nostro ordinamento. Nonostante il fitto dibattito in corso, specie a valle della pubblicazione da parte della Commissione di un Libro Bianco sull'argomento, molti profili rimangono ancora sullo sfondo, complice il limitato ricorso a tale forma di tutela dinanzi alle corti nazionali. Basti pensare che solo in tempi relativamente recenti, la Corte di Cassazione ha riconosciuto la legittimazione della categoria dei consumatori a ricorrere allo strumento risarcitorio in ambito antitrust. L'esperienza americana, presa a riferimento nell'analisi, dimostra in realtà come l'illecito antitrust presenti spiccate peculiarità, essenzialmente in ragione della sua portata plurioffensiva e della sua conseguente attitudine a propagare conseguenze dannose nei confronti di una molteplicità di soggetti collocati a diversi livelli del mercato e secondo "parabole" molto differenziate. In particolare, non solo consumatori finali e imprese concorrenti, ma anche altre categorie di soggetti come ad esempio fornitori, distributori, lavoratori, soci o finanziatori possono risultare direttamente o indirettamente pregiudicati da illeciti concorrenziali, assumendo a secondo delle circostanze il ruolo di vittima designata dell'illecito, di vittima incidentale della violazione o ancora di soggetto attraverso il cui danno il responsabile della violazione raggiunge il suo intento anticoncorrenziale. A fronte di tale scenario, l'analisi svolta tenta di individuare nel nostro ordinamento criteri e principi che consentano di fornire una risposta - per quanto possibile coerente con le indicazioni provenienti l'ordinamento comunitario - a due quesiti che la giurisprudenza americana si è trovata ad affrontare più di trent'anni fa, in un contesto per certi versi simile a quello che caratterizza l'attuale conformazione del private enforcement nazionale e comunitario: (i) sotto il profilo soggettivo, quali categorie di attori sono astrattamente legittimate a proporre un'azione risarcitoria per violazione della normativa antitrust? (ii) sotto il profilo oggettivo, è possibile individuare un criterio di carattere generale che consenta di predeterminare le circostanze concrete in cui gli appartenenti alle suddette categorie dovrebbero poter ottenere il ristoro dei danni subiti? Tali profili appaiono di fondamentale importanza per definire i margini concreti di applicabilità della disciplina a tutela della concorrenza di fronte alle giurisdizioni civili e per dotarsi sin da ora degli strumenti interpretativi necessari per rapportarsi alla complessa fenomenologia del danno antitrust assicurandone uno sviluppo equilibrato, in un momento in cui l'attenzione delle istituzioni competenti e della dottrina risulta piuttosto concentrata sulle modalità attraverso cui incentivare quanto più possibile il ricorso (anche collettivo) dei privati alla tutela risarcitoria. L'esperienza statunitense dimostra infatti con chiarezza che un accesso indifferenziato alla tutela risarcitoria da parte di tutti coloro che per le ragioni più diverse possono risultare pregiudicati da una condotta anticoncorrenziale è in grado di tradursi in un eccesso di contenzioso, paradossalmente suscettibile disincentivare le imprese dall'adozione di comportamenti aggressivi ma leciti e per questa via di pregiudicare la coerenza stessa del sistema di repressione degli illeciti antitrust. In questo quadro, il tentativo portato avanti nell'indagine è quello di individuare dei criteri coerenti con il nostro sistema dell'illecito che permettano di limitare la possibilità di ottenere il ristoro dei danni subiti a quelle fattispecie in cui l'interesse dell'attore risulti effettivamente allineato a quello che la normativa antitrust intende proteggere. La teoria del danno causalmente qualificato e la sua riferibilità all'interno dell'indagine sull'ingiustizia del danno costituiscono la risposta elaborata in questo lavoro agli specifici quesiti posti.it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.publisherUniversità degli studi Roma Treit_IT
dc.titleIl risarcimento del danno per violazione delle norme sulla concorrenza: legittimazione ed antitrust injuryit_IT
dc.typeDoctoral Thesisit_IT
dc.subject.miurSettori Disciplinari MIUR::Scienze giuridiche::DIRITTO DELL'UNIONE EUROPEAit_IT
dc.subject.miurScienze giuridiche-
dc.subject.anagraferoma3Scienze giuridicheit_IT
local.testtest-
dc.description.romatrecurrentDipartimento di Scienze aziendali ed economico-giuridiche*
item.grantfulltextopen-
item.languageiso639-1other-
item.fulltextWith Fulltext-
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T - Tesi di dottorato
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