Please use this identifier to cite or link to this item: http://hdl.handle.net/2307/4229
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dc.contributor.advisorColapietro, Carlo-
dc.contributor.authorDanesi, Andrea-
dc.date.accessioned2015-04-11T21:10:08Z-
dc.date.available2015-04-11T21:10:08Z-
dc.date.issued2012-05-25-
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/2307/4229-
dc.description.abstractLa tesi ha ad oggetto il principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni nell’ordinamento italiano. Il lavoro intende ricostruire in maniera completa le varie sfaccettature del principio e le modalità attraverso le quali esso plasma i rapporti tra Stato e Regioni. La prima parte del lavoro analizza la nascita e lo sviluppo del principio in questione nell’ordinamento repubblicano fino alla riforma costituzionale del 2001. Dopo una ricostruzione dei principi e delle disposizioni di livello costituzionale che richiamavano una visione collaborativa dei rapporti tra Stato e Regioni, non essendo previsto esplicitamente nel testo costituzionale il principio in esame, si approfondisce la produzione dottrinaria, legislativa e giurisprudenziale. Il lavoro si sofferma in particolare nell’analisi della giurisprudenza costituzionale, che ha elevato il principio in questione a vero e proprio principio di sistema, diventando il cardine dei rapporti tra lo Stato e le Regioni. Successivamente si analizza la riforma del Titolo V della Costituzione operata a cavallo del nuovo millennio per sottolineare l’influenza della stessa nell’applicazione del principio. Si prendono quindi in esame le più importanti novità della riforma costituzionale e il loro impatto sui meccanismi cooperativi tra Stato e Regioni; in questa ricostruzione si analizzeranno gli elementi che, sia a livello di sistema, sia dal punto di vista letterale, lasciano trasparire la volontà del legislatore costituzionale di implementare il carattere cooperativo della repubblica, a discapito della persistente mancata costituzionalizzazione espressa del principio in esame. Il lavoro prosegue poi con l’analisi della più recente giurisprudenza costituzionale, per verificare come la Consulta utilizza la leale collaborazione tra richiami al passato e slanci verso il futuro, alle prese con un mutato testo costituzionale che, almeno sulla carta, ribalta completamente i rapporti tra lo Stato e le Regioni. A tal proposito si analizzeranno i particolari campi di utilizzo del principio che sono: i casi di conflitti di competenze, la chiamata in sussidiarietà, la materia finanziaria e i poteri sostitutivi. L’analisi dimostra come la Corte utilizzi il principio in esame soprattutto per giustificare l’invasione da parte dello Stato delle competenze regionali; le Regioni, chiamate a partecipare alla gestione concreta della funzione loro sottratta, recuperano in questo modo parte dell’autonomia che prima avevano perso. Il capitolo si chiude con alcune riflessioni circa l’impatto che il principio di leale collaborazione ha prodotto sul giudizio costituzionale, sia in via diretta, sia in sede di conflitti tra enti, essendosi imposto il suo utilizzo sia come parametro dei giudizi stessi, sia come tecnica di giudizio. Il secondo capitolo analizza le sedi della collaborazione tra Stato e Regioni, soffermandosi sulla Conferenza Stato-Regioni, che, in mancanza della creazione di un Senato delle Autonomie, rappresenta la sede più idonea per gestire dal punto di vista politico e giuridico i delicati rapporti, spesso conflittuali, tra Stato e Regioni. Si analizza quindi l’evoluzione dell’organo e si prendono poi in esame le specifiche competenze dello stesso. Il campo teorico lascia poi spazio ad un approfondimento pratico circa la concreta attività della Conferenza: si analizza infatti l’attività della stessa negli ultimi anni in relazione alle varie funzioni, per verificare “cosa fa in concreto” l’organo e quale reale incidenza esso ha nella tutela delle istanze regionali. Il capitolo si chiude con una analisi dei problemi irrisolti che l’utilizzo del sistema delle conferenze produce sul sistema di relazioni stato-regioni. Il terzo capitolo si sofferma invece sui mezzi attraverso i quali si invera il principio di leale collaborazione. Si analizzano quindi le modalità attraverso le quali gli enti coinvolti modulano i propri rapporti. Tra i vari mezzi, l’analisi si concentra in particolare sulle intese, che sembrerebbero garantire una codecisione paritaria dell’atto tra lo Stato e le Regioni. Il discorso si sviluppa quindi attraverso l’approfondimento teorico sullo specifico mezzo e lo studio della giurisprudenza costituzionale. Questa si caratterizza, sulla materia, per le continue oscillazione e l’incapacità di fornire punti di riferimento certi agli attori in gioco, richiamando a volte la figura dell’intesa “forte”, per la quale Stato e Regioni trattano realmente alla pari, e a volte invece l’intesa “debole”, nella quale lo Stato assume una posizione di supremazia potendo superare l’eventuale dissenso regionale.it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.publisherUniversità degli studi Roma Treit_IT
dc.subjectTitolo Vit_IT
dc.subjectleale collaborazioneit_IT
dc.subjectinteseit_IT
dc.subjectfederalismoit_IT
dc.titleIl principio di leale collaborazione tra Stato e Regioniit_IT
dc.typeDoctoral Thesisit_IT
dc.subject.miurSettori Disciplinari MIUR::Scienze giuridiche::DIRITTO COSTITUZIONALEit_IT
dc.subject.isicruiCategorie ISI-CRUI::Scienze giuridiche::Lawit_IT
dc.subject.anagraferoma3Scienze giuridicheit_IT
dc.rights.accessrightsinfo:eu-repo/semantics/openAccess-
dc.description.romatrecurrentX_Dipartimento di Istituzioni Pubbliche, Economia e Societa'*
item.grantfulltextrestricted-
item.fulltextWith Fulltext-
item.languageiso639-1other-
Appears in Collections:X_Dipartimento di Istituzioni Pubbliche, Economia e Societa'
T - Tesi di dottorato
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