Please use this identifier to cite or link to this item: http://hdl.handle.net/2307/4194
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dc.contributor.advisorMinniti, Fortunato-
dc.contributor.authorConti, Flavio Giovanni-
dc.date.accessioned2015-04-08T13:55:30Z-
dc.date.available2015-04-08T13:55:30Z-
dc.date.issued2012-10-05-
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/2307/4194-
dc.description.abstractDei 600.000 militari italiani fatti prigionieri dagli Alleati nella seconda guerra mondiale, 125.000 furono detenuti dagli americani, e di questi oltre 51.000 furono inviati negli Stati Uniti. Questa ricerca ha affrontato il tema della prigionia dei militari italiani negli Stati Uniti nei suoi molteplici aspetti. Ha analizzato il trattamento riservato dagli americani ai prigionieri italiani, a partire dal momento della cattura, fino a quello del rimpatrio, esaminando tutte le componenti della detenzione: le condizioni materiali, le attività ricreative e culturali, l’assistenza religiosa, la disciplina. Ha inoltre evidenziato l’importante contributo di lavoro fornito dai prigionieri all’economia americana, in compiti anche vietati dalle Convenzioni internazionali, in un periodo di forte carenza di manodopera civile. Ha anche inquadrato la questione dei prigionieri nell’ambito dei rapporti politico-diplomatico-militari tra Italia e Stati Uniti. L’atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti dei prigionieri italiani è, infatti, più facilmente comprensibile se considerato alla luce della politica americana di “indottrinamento” alle idee democratiche dei militari italiani, nella prospettiva della collocazione dell’Italia nel blocco occidentale della futura Europa libera. E’ stato anche esaminato l’importante ruolo dell’opinione pubblica nel condizionare l’atteggiamento delle autorità politiche e militari, spesso considerato troppo benevolo verso gli italiani. Parte della ricerca è dedicata alla descrizione delle vicende di alcuni campi di detenzione, scelti in modo da fornire un quadro rappresentativo delle diverse realtà della prigionia. Si è tenuto conto della distinzione tra prigionieri cooperatori e non cooperatori, che in alcuni casi furono detenuti in campi distinti. I campi ebbero caratteristiche diverse anche a causa della collocazione geografica, della vicinanza a grandi centri urbani, della presenza o meno di comunità italo-americane. Nel ricostruire la vita nei campi si è considerato il fenomeno delle fughe, e si è delineato il quadro dei prigionieri deceduti per diverse cause, tra cui quelle di lavoro. I prigionieri italiani in Germania e in URSS ebbero una sorte tristissima, ma anche quelli in mano alleata subirono trattamenti differenziati: molto duro da parte dei francesi e alquanto rigido da parte degli inglesi, che comunque nel complesso rispettarono le norme delle convenzioni internazionali. La prigionia negli Stati Uniti si configurò senza dubbio come la migliore e ciò a causa delle buone condizioni economiche, degli alti standard di vita americani e di altri fattori politici e sociali. Anche i reduci, in generale, diedero un giudizio piuttosto positivo sulla loro detenzione negli Stati Uniti.it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.publisherUniversità degli studi Roma Treit_IT
dc.titleI prigionieri di guerra italiani negli Stati Uniti,1942-1946it_IT
dc.typeDoctoral Thesisit_IT
dc.subject.miurSettori Disciplinari MIUR::Scienze politiche e sociali::SOCIOLOGIA DEI FENOMENI POLITICIit_IT
dc.subject.isicruiCategorie ISI-CRUI::Scienze politiche e sociali::Social Work & Social Policyit_IT
dc.subject.anagraferoma3Scienze politiche e socialiit_IT
dc.rights.accessrightsinfo:eu-repo/semantics/openAccess-
dc.description.romatrecurrentDipartimento di Scienze Politiche*
item.grantfulltextrestricted-
item.languageiso639-1other-
item.fulltextWith Fulltext-
Appears in Collections:Dipartimento di Scienze Politiche
T - Tesi di dottorato
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