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http://hdl.handle.net/2307/4111
Title: | Alle origini dell'azione cattolica di Pio XI: genesi ed esiti di una riforma (1922-23) | Authors: | Petraccone, Maria | Advisor: | Lupi, Maria | Issue Date: | 8-Jun-2011 | Publisher: | Università degli studi Roma Tre | Abstract: | «Il papa dell’Azione Cattolica»: così fu definito Achille Ratti poco dopo essere asceso al soglio pontificio, e così ancora oggi è definito dagli storici in ragione dell’inedita centralità che durante il suo pontificato assunse l’Azione Cattolica. Configuratasi come luogo dell’unità, dell’universale militanza dei laici, della loro partecipazione attiva alla missione della Chiesa, essa giunse quasi ad incardinarsi nell’istituzione ecclesiastica, di cui condivideva il fine e la natura: proclamata estranea alla sfera degli interessi temporali - in primis all’impegno politico, lasciato alla libera iniziativa dei singoli e dei partiti al di fuori delle sue fila -, assumeva adesso una connotazione essenzialmente religiosa, quale collaboratrice del ministero sacerdotale per l’instaurazione del Regno di Cristo. Se sul piano teorico papa Ratti andò definendo i tratti specifici della militanza laicale attraverso innumerevoli pronunciamenti distribuiti su tutto l’arco del pontificato, sul piano fattuale fu con il riordinamento dell’Azione Cattolica Italiana attuato tra il 1922 e il 1923 che tale idea iniziò ad assumere una forma concreta. Dalla fucina di questo biennio uscì infatti quella nuova organizzazione che, nelle intenzioni di Pio XI, doveva fare da modello per le associazioni laicali di tutto il mondo: essa si caratterizzava per la sua compagine unitaria - includente diversi rami maschili e femminili -, fortemente centralizzata, in stretto collegamento con l’autorità ecclesiastica, almeno apparentemente coesa e quindi capace di esercitare un’influenza massiccia sulla società. Benché la storiografia sia concorde nel riconoscere la rilevanza di tale riforma, generalmente non le ha riservato che uno spazio ridotto, anche perché la scarsità delle fonti impediva di ricostruirne con precisione la genesi e le diverse fasi di elaborazione. Tale carenza documentaria ha inoltre comportato l’imporsi di una lettura che, per quanto valida, risulta a ben vedere riduttiva: la riforma è generalmente attribuita in toto all’iniziativa di papa Ratti e quindi analizzata solo alla luce del suo progetto pastorale. Si tende inoltre, anche in ragione dell’interesse prevalentemente politico con cui la storiografia ha indagato gli sviluppi del movimento cattolico sotto il fascismo, a darne una valutazione ex post, alla luce di ciò che l’Azione Cattolica fu e fece nell’arco di tutto il Ventennio, innanzitutto in relazione ai suoi rapporti col regime. Tale prospettiva non rende però pienamente ragione della complessità del dipanarsi storico e, nel caso concreto, delle particolari circostanze in cui la riforma ebbe origine: in altri termini, si confondono gli “esiti” con la “genesi”, rischiando così di peccare di anacronismo. In realtà, il riordinamento dell’Azione Cattolica fu il frutto di un processo più lungo e articolato originatosi nel periodo precedente al pontificato di Ratti: è infatti nella peculiare temperie storica dell’immediato dopoguerra - con le importanti e problematiche evoluzioni che esso segnò anche per il movimento cattolico - che si inquadra l’esigenza di ripensare l’Azione Cattolica, tanto nel suo significato ideale quanto nella sua strutturazione concreta. In questo più ampio contesto di riferimento, il presente studio illustra la genesi della riforma dell’organizzazione, alla luce della nuova documentazione resasi disponibile. Con l’apertura degli archivi vaticani per il periodo relativo al pontificato di Pio XI (1922-39), è stato infatti possibile rintracciare una cospicua mole di materiale sul tema, tra cui le varie proposte della dirigenza laica e i molti pareri dell’episcopato. Tali fonti, integrate con la documentazione custodita negli archivi dell’Azione Cattolica e con articoli tratti dalle riviste associative e dalle principali testate di area cattolica, permettono di far luce su una vicenda finora in gran parte ignorata. Ne emergono così i molteplici personaggi e interpreti, con l’inevitabile varietà delle loro posizioni e prospettive, talvolta contrapposte, ma anche con alcune significative consonanze di sentire e di intenti: una pluralità di voci che consente una comprensione più approfondita dei fermenti di riflessione critica presenti nel cattolicesimo post-bellico, e quindi del modo in cui successivamente su questi si inserì l’operato di Pio XI. Nel ricostruire, in un’analisi diacronicamente scandita, le diverse tappe del cammino che sfociò nel riordinamento statutario, è divenuto così possibile distinguere meglio le istanze ed aspirazioni da cui sgorgò la riforma dagli esiti ai quali approdò: trattandosi dell’evoluzione dell’Azione Cattolica in un periodo così tumultuoso della storia italiana, la cosa giova di riverbero ad inquadrare meglio anche la discussa questione dei suoi rapporti con il fascismo, mettendo in luce in quale misura l’avvento di una nuova situazione politica influenzò lo sviluppo del movimento cattolico. | URI: | http://hdl.handle.net/2307/4111 | Access Rights: | info:eu-repo/semantics/openAccess |
Appears in Collections: | X_Dipartimento di Studi storici geografici antropologici T - Tesi di dottorato |
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