Please use this identifier to cite or link to this item: http://hdl.handle.net/2307/40786
Title: DALLA TIPICITA' DEL FATTO ALLA TIPICITA' DELL'AUTORE NELLA PIU' RECENTE LEGISLAZIONE PENALE
Authors: Brizi, Lorenzo
Advisor: Trapani, Mario
Keywords: DIRITTO PENALE FATTO
DIRITTO PENALE AUTORE
Issue Date: 22-Mar-2019
Publisher: Università degli studi Roma Tre
Abstract: Addentrandosi all’interno della selva oscura della più recente legislazione penale, infatti, non si può fare a meno di constatare come la figura del “delinquente”, autore del reato, abbia assunto il ruolo di protagonista principale della vicenda punitiva. Con una sorta di “rivoluzione silenziosa”, quel rapporto di necessaria interdipendenza funzionale che lega la persona umana al fatto da questa commesso sta sempre più prepotentemente sfumando in vista di una assorbente, se non esclusiva, valorizzazione delle caratteristiche personali delle quali il reo è portatore. Se è innegabile come ogni fattispecie astratta di reato delineata dal legislatore “celi”, al suo interno, un tipo (normativo) di autore e che le codificazioni penali di ogni epoca storica risultino caratterizzate dalla previsione di “fattispecie sintomatiche”, orientate soggettivamente, al fine di attuare forme di controllo penale e di gestione del rischio rispetto a soggetti “pericolosi”, è del pari incontestabile come la più recente produzione normativa stia mettendo “a dura prova” i tradizionali tratti somatici del diritto penale del fatto e del danno concreto, rilevante in quanto offensivo dell’interesse giuridico sotteso alla disposizione penale incriminatrice. Si tratta di un fenomeno che, a dispetto dell’apparente veste individualizzante alla quale sembrerebbe proiettare una più compiuta (o pretesa) elaborazione del principio di colpevolezza, affonda le proprie radici in delle logiche di assoluta spersonalizzazione e stigmatizzazione del reo-colpevole. In questo “nuovo” sentiero interpretativo, la «persona umana», da sempre «al centro del diritto penale», non risulta più il “veicolo” per consentire al sistema penale di “attrarre” quelle condotte che, contrarie ai precetti legali, abbiano cagionato una lesione all’interesse giuridico sotteso alla fattispecie incriminatrice, ma diviene centro di esclusiva analisi per la costruzione della fattispecie penale. L’autore-reo, altrimenti detto, non è più chiamato a “intercettare” il “suo” reato per divenirne componente necessaria, ma rappresenta esso stesso la ratio, l’essenza dell’incriminazione o dell’aggravamento di pena. L’impressione ricavabile dalla più recente legislazione penale è quella di aver voluto attuare una vera e propria “caccia” agli “individui irresponsabili”; una guerra nei confronti delle Unpersonen che ha finito con l’attraversare, trasversalmente, ogni settore del diritto penale. Di questi passaggi semantici, che da un diritto penale del fatto stanno conducendo, inarrestabilmente, ad un diritto penale più squisitamente proiettato verso le dinamiche “personali” dell’autore-reo, si cercherà di dar conto nel corso della presente trattazione. Dopo una generale introduzione (di cui al Capitolo I) sulle tensioni riscontrabili tra la più recente legislazione penale ed i principi fondamentali del diritto penale, si affronteranno quegli ambiti interpretativi ove, maggiormente, si è chiamati a fare i contri con una “tipicità del fatto” sempre più evanescente, se non del tutto assente. In questo ambito, particolare attenzione verrà mostrata al reato omissivo improprio. Se qui, invero, la tipicità del fatto è saldamente legata, ex art. 40, secondo comma, c.p., ad un fatto-reato nel quale si rende necessario rintracciare i tradizionali elementi costitutivi del reato (condotta, nesso causale ed evento), la più recente elaborazione giurisprudenziale sta orientando la ricostruzione dell’istituto verso una valorizzazione preponderante, se non esclusiva, delle caratteristiche soggettive del soggetto omittente. Di poi, nell’ambito della tradizionale, quanto discussa, dialettica tra “oggettivismo” e “soggettivismo” nell’ambito del diritto penale, si cercherà di mettere in luce le caratteristiche del c.d. diritto penale soggettivo, nella sua duplice veste del diritto penale della volontà e del diritto penale del tipo d’autore. Così, una volta impostata la semantica argomentativa, sarà possibile procedere ad una più consapevole, ed elaborata, indagine dei tradizionali ambiti interpretativi nei quali sembrerebbe riemergere, con forza, la figura del “delinquente”-“reo” quale ratio, esclusiva, dell’incriminazione. In particolare, si analizzerà la materia dei delitti “contro” i minori, da sempre al centro di un ampio quanto articolato dibattito nella fissazione di un esatto punto di equilibro da una tutela (necessariamente) rafforzata da riconoscere al minore ed il rispetto dei tradizionali principi di materialità ed offensività del reato. Dunque, e in conclusione, si analizzerà la categoria dei reati c.d. a dolo specifico, in ispecie quelle fattispecie nelle quali l’elemento intenzionale si aggancia a condotte perfettamente “neutre” dal punto di vista materiale; e, quindi, la recente normativa in materia di immigrazione clandestina. Così, al cospetto di questa “nuova” e copiosa legislazione penale, che sta mettendo a dura prova ed a repentaglio i tradizionali criteri interpretativi, si tratterà di stabilire se simili fattispecie debbano essere accettate, quasi in spirito di rassegnazione, in quanto chiamate a contrastare fenomeni delittuosi altrimenti incontrastabili; ovvero se non sia possibile rintracciare dei criteri interpretativi che consentano di ristabilire un equilibrio all’interno di una tipicità, materiale, se non dimidiata, sicuramente gravemente compromessa.
URI: http://hdl.handle.net/2307/40786
Access Rights: info:eu-repo/semantics/openAccess
Appears in Collections:Dipartimento di Giurisprudenza
T - Tesi di dottorato

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