Please use this identifier to cite or link to this item: http://hdl.handle.net/2307/40769
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dc.contributor.advisorNuti, Leopoldo-
dc.contributor.authorCastiglioni, Federico-
dc.date.accessioned2022-05-12T12:54:49Z-
dc.date.available2022-05-12T12:54:49Z-
dc.date.issued2020-12-18-
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/2307/40769-
dc.description.abstractIl cambiamento nelle relazioni diplomatiche tra le due sponde dell’Atlantico a seguito degli attacchi dell’undici settembre è un tema sempre più approfondito dagli storici delle relazioni internazionali. In effetti, nonostante la relativa prossimità degli eventi dal punto di vista storiografico, l’intervallo di tempo intercorso tra gli attentati che sconvolsero gli Stati Uniti nel 2001 e la decisione di invadere l’Iraq nel marzo 2003 può essere considerato cruciale per lo sviluppo dei rapporti tra Washington e i suoi principali alleati continentali. Dopo circa venti anni possiamo infatti constatare come le conseguenze della guerra al terrore, annunciata nel gennaio 2002 dal Presidente George W. Bush, siano ancora ben visibili sul piano internazionale, sia nell’aerea mediorientale e in Afghanistan, dove il conflitto ebbe la sua dimensione più terribile e concreta, sia nelle relazioni Euro-Americane, segnate dalla scelta di unilateralismo statunitense. Questo unilateralismo è rappresentato non solo e non tanto dalla volontà statunitense di invadere l’Iraq nonostante l’opposizione di alcuni Paesi europei, in particolare la Francia e la Germania, ma soprattutto da quel “transatlantic drift” che segnò i rapporti tra l’amministrazione Bush e gli alleati dopo la famosa intervista di Donald Rumsfeld che distingueva due Europe: la prima, quella “vecchia”, opposta agli Stati Uniti e la seconda, quella “nuova”, più capace di cogliere l’essenza di ciò che era visto come un cambio epocale nella storia mondiale. Per gli Stati Uniti sarebbe stato quindi l’undici settembre a portare un vero e proprio cambio di paradigma nei rapporti internazionali, come conseguenza naturale dell’attacco all’occidente e al suo stile di vita perpetrato dall’organizzazione terroristica nota come Al Qaeda e dalle correnti ad essa affiliate. Questo cambio repentino nell’agenda delle priorità politiche del nuovo millennio avrebbe portato ad un nuovo dualismo tra coloro che comprendevano la portata epocale della guerra al terrore e coloro che non ne condividevano gli obiettivi o ne capivano gli scopi. Per quanto riguardava gli europei la frattura si veniva a creare quindi tra le nazioni alleate degli Stati Uniti che si ritrovavano pienamente nel ruolo riflessivo e “venusiano” che Robert Kagan aveva assegnato loro, e quei popoli che invece comprendevano quanto in un mondo periglioso dominato da “marte” l’America giocasse un ruolo di scudo fondamentale a protezione dell’occidente tutto.La presente ricerca tenta di ricostruire la storia delle relazioni diplomatiche in Europa occidentale dopo l’undici settembre, ripercorrendo i principali fatti occorsi e concernenti il rapporto transatlantico in ordine cronologico, a partire dall’estate 2001 fino ad arrivare al dicembre 2003.en_US
dc.language.isoiten_US
dc.publisherUniversità degli studi Roma Treen_US
dc.subjectEuropaen_US
dc.subject11 settembreen_US
dc.titleL'Europa negli anni della guerra al terrore (2001-2003)en_US
dc.typeDoctoral Thesisen_US
dc.subject.miurSettori Disciplinari MIUR::Scienze politiche e sociali::STORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALIen_US
dc.subject.isicruiCategorie ISI-CRUI::Scienze politiche e socialien_US
dc.subject.anagraferoma3Scienze politiche e socialien_US
dc.rights.accessrightsinfo:eu-repo/semantics/openAccess-
dc.description.romatrecurrentDipartimento di Scienze Politiche*
item.grantfulltextrestricted-
item.languageiso639-1other-
item.fulltextWith Fulltext-
Appears in Collections:Dipartimento di Scienze Politiche
T - Tesi di dottorato
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