Please use this identifier to cite or link to this item: http://hdl.handle.net/2307/40756
Title: LUIGI SCARAMUCCIA (1616-1680) : CATALOGO RAGIONATO DELL'OPERA PITTORICA
Authors: IOMMELLI, ANTONIO
Advisor: TERZAGHI, MARIA CRISTINA
Keywords: SCARAMUCCIA
Issue Date: 18-Apr-2019
Publisher: Università degli studi Roma Tre
Abstract: Questo progetto di ricerca ha avuto come oggetto la ricostruzione della figura storica e artistica di Luigi Scaramuccia, pittore perugino completamente trascurato dagli studi e celebrato finora unicamente come autore de Le finezze de’ pennelli, un itinerario artistico-biografico dato alle stampe a Pavia nel 1674. Da tale lavoro durato tre anni è emerso chiaramente il ruolo giocato dall’artista nella vicenda pittorica seicentesca tra Perugia, Roma, Bologna a Milano, fautore di un rinnovamento artistico in chiave classicista che lo vide attivo tra i maggiori promotori nel capoluogo lombardo dalla metà del Seicento. In rapporto a tale contesto, si è ravvisato un ruolo centrale nella sua capacità di mediare tra la pittura classicista e quella naturalista raggiungendo esiti pittorici di notevole spessore che palesano la conoscenza approfondita non solo del Guercino, bensì di Raffaello, del Pomarancio, di Reni, di Lanfranco e di tutta la scuola emiliana, arrivando a toccare le corde di Nicolas Poussin, Pietro da Cortona e Pierfrancesco Mola. La vicenda biografica relativa ai primi anni dell’attività di Luigi Scaramuccia è stata qui ricostruita per la prima volta attraverso una rilettura del contesto storico-artistico della sua città natale, Perugia, che si presentava agli albori del XVII secolo come una fucina di artisti e committenti che tenevano sott’occhio, come un’erma bifronte, Roma e Bologna, lasciandosi ormai alle spalle l’universo fiorentino. Fu la bottega di Giovanni Antonio Scaramuccia, tuttora da indagare, che accelerò ulteriormente questa spinta, allontanandosi di fatto dal ristagno baroccesco della scuola locale, ciò dovuto principalmente alla sua formazione a contatto con il mondo dei Carracci e di Guido Reni. Dallo studio ferrato delle fonti, delle testimonianze archivistiche e delle diverse opere riconducibili al maestro - un’indagine finora mai condotta - sono emerse nuove chiavi di lettura che hanno permesso di superare alcuni ostacoli da sempre insormontabili, come quello relativo agli intricati anni della sua formazione. La ricerca archivistica, muscolo di questa esplorazione, ha permesso infatti di risolvere la vexata quaestio circa la nascita e la formazione del pittore che avvenne inizialmente presso la bottega paterna, per poi perfezionarsi in quelle di Reni, Lanfranco e Guercino. Difatti, la scoperta dell’inedito atto di battesimo, oltre a retrodatare di ben cinque anni la nascita, fissata dalla critica al 1621, ha permesso di avallare le parole di Pascoli attestanti la presenza di Scaramuccia nell’atelier di Guido Reni, ipotesi finora scartata proprio in funzione della giovanissima età che il perugino avrebbe avuto nel 1632. Anticipando senza più nessuna ombra di dubbio la nascita al 1616 si è potuto finalmente chiarire questo problema. Un ulteriore aspetto che è stato risolto è quello relativo all’effettiva presenza di Scaramuccia a Roma. Infatti, sebbene la critica l’avesse fissata al 1633 - in seguito alla morte del padre - con un documento alla mano, finora ignorato dagli studi, si sa che in realtà egli aveva messo piede fuori dal capoluogo umbro già nel 1630, anno in cui è documentato con il vecchio padre Giannantonio tra i parrocchiani della chiesa di Sant’Andrea delle Fratte. L’individuazione di questi due documenti, oltre a ridare credito alla biografia pascoliana, ritenuta molto spesso una sorta di zibaldone, ha permesso di rileggere sotto una nuova luce una tesi già sostenuta dalla Borea e dalla Pellicciari le quali elencavano il nome del perugino nell’atelier romano di Guido Reni. Scartata definitivamente questa ipotesi, è solo grazie a questo studio che è stato possibile invece ipotizzare un fugace incontro avvenuto a Roma tra Reni e il giovane Luigi nel 1632, in seguito al quale Scaramuccia decise di seguire il maestro nel capoluogo felsineo, dove effettivamente frequentò la sua bottega. Questo avvenimento così importante nella biografia del perugino è venuto a galla dallo studio dei suoi disegni autografi, eseguiti nei primi anni del quarto decennio, oltre che dalle carte di padre Sebastiano Resta e Giorgio Bonola. Molto importante, tra l’altro, ai fini di questo studio è stato il ridare voce a chi ebbe con Scaramuccia un contatto diretto. Non a caso, dalle loro testimonianze sono emersi aspetti notevolmente interessanti e finora completamente ignorati utili a ricostruire l’iter biografico dell’artista, come un curioso aneddoto che ha permesso di aggiungere un piccolo tassello alla già famosa storia della pala di San Michele Arcangelo di Guido Reni, conservata presso la chiesa romana di Santa Maria della Concezione. I primi sei capitoli di questa ricerca hanno ripercorso l’intera vicenda storico-artistica di Scaramuccia, tenendo conto - nella prima parte - della complessa organizzazione delle botteghe degli artisti che le fonti citano come suoi maestri; difatti da un confronto con le loro opere è emerso l’interessante debito del perugino nei loro confronti, in primis di Giovanni Lanfranco da cui è derivata la proposta di una sua formazione a stretto contatto col maestro emiliano, avallata dalle evidenze stilistiche rintracciabili nelle prime opere da lui eseguite e finora mai desunte. Ciò è stato possibile, intrecciando soprattutto vecchi e nuovi documenti con lo studio di alcuni suoi disegni, giungendo ad un’utile base di lavoro in grado di fornire delle riflessioni che hanno appurato tale apprendistato, oltre a quello avvenuto a contatto con Reni e con Guercino, dei cui disegni il perugino ebbe una certa facilità di accesso. La trattazione degli avvicendamenti biografici è stata strutturata seguendo un ordine cronologico che ha evidenziato la sua evoluzione stilistica a contatto con le correnti pittoriche con cui man mano il pittore ebbe modo di interagire. Infatti, partendo dagli anni cinquanta, si nota come Scaramuccia avvertisse l’intensa suggestione dei modi estrosi e stravaganti di alcuni pittori di cultura caravaggesca attivi tra Roma e Napoli, in parte protagonisti nel capoluogo lombardo dove lasciarono una profonda influenza. Questi contatti e la spola tra Roma, Perugia e Bologna favorirono lo sviluppo dello stile maturo dell’artista, senz’altro il più originale pittore di tendenza classicista in terra lombarda, dove tra il sesto decennio del secolo e i primissimi anni dell’ottavo si registrano i momenti di maggiore interesse della sua produzione. L’alta qualità di queste opere, l’originalità del linguaggio e la capacità di condizionare altre personalità attraverso l’apertura di una scuola, hanno consentito di rivendicare al perugino un ruolo di tutto rispetto in quell’universo. Nell’ultima fase della sua operosità - momento in cui si collocano numerose pale d’altare, come i dipinti di Pavia e quelli del comasco - pur non abbandonando del tutto le folate rosiane della fase immediatamente precedente, Scaramuccia appare maggiormente legato alle istanze tizianesche e alla fase tenebrista del colore veneziano. Un ulteriore aspetto completamente inedito emerso da questa ricerca è legato alla sua produzione di ritratti e di paesaggi, nonché all’apertura di uno studio a Roma tra il 1676 e il 1677, visitato da potenti principi ed eminenze porporate che richiesero al pittore una notevole quantità di opere. La seconda parte della tesi è occupata dai repertori pittorici e grafici delle opere autografe, di quelle attribuite, delle opere perdute o non rintracciate e infine di quelle espunte. Il suo catalogo, ricomposto in questa sede per la prima volta, è stato inoltre ampliato con la scoperta di alcune tele inedite e di nuove attribuzioni che hanno permesso di rileggere il rapporto di Scaramuccia con la sua nutrita bottega, tutta ancora da indagare. Al contempo, il riesame del materiale già edito ha consentito invece di stornare definitivamente dal catalogo un certo numero di dipinti non autografi, ridefinendo le coordinate stilistiche del pittore che in taluni casi sfociavano verso una maniera proto-settecentesca. L’esame di queste opere è stato unito alla comprensione delle vicende storiche dei contesti entro i quali Scaramuccia si mosse, rileggendo a tal proposito la fisionomia socio culturale dei suoi committenti, tra i quali è emerso il ruolo importantissimo avuto da alcuni di loro, come il canonico Flaminio Pasqualini e il principe Antonio Teodoro Trivulzio, oltre naturalmente a padre Sebastiano Resta. Diversamente, l’attività grafica del pittore è stata presa in considerazione solo in rapporto alle opere note o per quelle di cui sono documentati i soggetti. Il riesame di tale produzione, edita ed inedita, ha consentito di raccogliere per la prima volta in un unico corpus tutto il materiale finora avvicinato al suo nome, costruendo una base solida da cui partire per verificare adeguatamente in un secondo momento il problema attributivo, non essendo stato possibile farlo in questa sede, ciò dovuto sia alla difficoltà di esaminare e confrontare dal vero un così vasto materiale sia ai tempi dettati da questo progetto. Ciò nonostante il riesame di tale documentazione ha permesso di assegnare definitivamente diversi fogli al pittore e di rintracciare nuovi fondi, come quello dello Staatliche Museen di Berlino, composto da sessantasei disegni inventariati sotto il suo nome. Infine si è ritenuto opportuno rileggere, ristudiare e riportare nella tesi tutti i documenti che in vario modo sono ed esso collegati, alcuni già noti o semplicemente citati, altri invece inediti e rintracciati durante le esplorazioni archivistiche, condotte in diversi archivi pubblici e privati tra Roma, Napoli, Bologna, Perugia, Milano, Venezia e Parma. Da queste carte e dalla valorizzazione di alcuni passi delle fonti - certe mai considerate dalla critica - è stato possibile lumeggiare diversi problemi specifici sull’autore, come quello relativo ai primi anni della sua parabola artistica o ai suoi soggiorni romani. Sebbene questo studio abbia portato alla risoluzione di molti interrogativi e problematiche legati alla sua vicenda storico-artistica, bisogna però sottolineare che molte questioni rimangono ancora aperte in attesa di ulteriori approfondimenti, a partire dallo studio della bottega perugina del vecchio Scaramuccia a quella dell’ormai affermato pittore a Milano, alfa e omega della sua travagliata e complessa biografia. Non da meno risulta quanto mai necessaria un’edizione critica de Le finezze, da annodare alla sua parabola artistica, diversamente da quanto sia stato operato finora. A comprovare questo inscindibile legame tra Scaramuccia scriptor e Scaramuccia pictor, sono le numerose affermazioni finte dall’autore sulla bocca di Girupeno che, a mo’ di un documento, attestano determinati aspetti che non possono essere dissociati tra di loro, soprattutto in funzione della scoperta di una inedita versione del testo conservato presso il Fondo Cicognara al Vaticano e citato solo dalle fonti antiche, dove si leggono alcune postille di mano di Scaramuccia, dettate dalla sua volontà di voler “[…] farne un altro con intenzione di dedicarlo agli accademici di S. Luca” (cfr. Pascoli 1730, p. 90). In conclusione, si può dire che nel panorama della storia dell’arte di età moderna, Luigi Scaramuccia abbia rivestito un significativo ruolo dal punto di vista artistico e teorico, due aspetti da intendersi come facce della stessa medaglia che attestano in maniera diversa l’affermazione del verbo classicista nel variegato mondo delle avanguardie seicentesche, affrontato dall’artista con la propria esperienza e con la sua vasta rete di conoscenze. Difatti questa ricerca si è proposta di verificare in rapporto al caso, la vicenda di un pittore sfuggita agli schemi della letteratura, trait d’union tra Milano e Roma, in grado di influenzare con la sua anima ostinatamente classicista il tessuto artistico meneghino e di portare nell’Urbe una ventata di aria lombarda.
URI: http://hdl.handle.net/2307/40756
Access Rights: info:eu-repo/semantics/openAccess
Appears in Collections:Dipartimento di Studi Umanistici
T - Tesi di dottorato

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