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Title: IDENTITA' E MODELLI ITALIANI IN ALBANIA : LA DIMENSIONE TERRITORIALE E URBANA DEL PROGETTO NEL PRIMO NOVECENTO
Authors: RESTA, GIUSEPPE
Advisor: MENGHINI, ANNA BRUNA
CONSOLI, GIANPAOLO
Keywords: ATLANTE
FORMA URBANA
NOVECENTO
PROGETTO URBANO
ALBANIA
Issue Date: 24-Apr-2018
Publisher: Università degli studi Roma Tre
Abstract: Il mare è l’entità geografica che circonda le terre emerse. Ma il Mediterraneo costituisce un’eccezione all’enunciato: si potrebbe considerare come un’internità, un “pieno”, dove si verificano nella storia intensi scambi culturali che interessano tre continenti. Perciò il Mediterraneo è quella radice profonda che alcune civiltà molto diverse condividono, “non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi” scrive Fernand Braudel. Nonostante le grandi diversità economiche, i territori hanno alcuni aspetti geografici comuni, pur trovandosi a grande distanza. Essi condividono una striscia di fertile pianura tra la costa e i primi rilievi, dove la condizione del podio, quella piattaforma elevata che permette nei secoli il controllo del territorio, svolge un ruolo decisivo nella storia degli insediamenti. I territori devono perciò essere studiati per sezioni successive, perpendicolari alla linea di costa, per comprendere l’influenza che il Mediterraneo esercita fino all’entroterra. Impressione ulteriormente accresciuta dai tracciati storici come la via Egnatia. Oppure dal viaggio di Ulisse, primo fra gli avventurieri, che viaggia da Oriente verso Occidente, definendo per la prima volta quella soglia ideale che è la costa di Ilio prima di entrare in una realtà diversa. Un dominio naturale con regole nuove e pericoli frequenti. Con questi presupposti, la ricerca mira al riconoscimento del rapporto tra la geomorfologia e gli insediamenti di uno specifico ambito territoriale, quello albanese, nel quale i linguaggi architettonici si sono continuamente ibridati con quelli occidentali (in particolare con l’Italia) ed orientali, con l’impero ottomano prima, e il blocco sovietico nella seconda metà del Novecento. Il XX secolo dell’Albania prosegue in maniera travagliata, entra nell’orbita della Nato, poi della Russia con la Iugoslavia. Aderisce al patto di Varsavia del 1955, ne esce successivamente per seguire la Cina e infine si rinchiude in quel completo e sordo isolazionismo che esploderà negli anni Novanta. Studiare una cultura architettonica così multiforme permette di discutere una serie di questioni che riguardano l’idea di identità architettonica, quella di modelli spaziali, e la azioni progettuali con le quali intervenire in un territorio fatto di sensibilità molto diverse. La relazione tra Italia e Albania suscita un certo interesse se si pensa al tentativo di introdurre una cultura architettonica con un elevato carattere normativo e che beneficia della chiarezza cartesiana della scuola moderna, imponendola in contesti nei quali il progetto urbano è uno strumento ancora estraneo. A titolo di esempio si pensi alla tipologia dell’isolato a blocco, completamente inesistente, prima che i progettisti italiani lo utilizzassero in tutti i progetti più maturi, immaginando una trasformazione radicale della percezione dello spazio labirintico della città ottomana in una dimensione geometrica, senza passato. Nella tesi, lo studio del progetto procede di pari passo con quello del territorio e della sua evoluzione, nella convinzione che la dichiarazione dei valori dell’uno e dell’altro non possa prescindere dalla messa in evidenza delle relazioni singolari che si instaurano nel tempo. Il palinsesto sul quale si costruirà il futuro dell’Albania è stratificato e questo intende essere un piccolo contributo al riconoscimento della ricchezza potenziale dalla quale poter attingere nuove riflessioni per l’avvenire.
URI: http://hdl.handle.net/2307/40725
Access Rights: info:eu-repo/semantics/openAccess
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