Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: http://hdl.handle.net/2307/40627
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dc.contributor.advisorResta, Eligio-
dc.contributor.authorTeston, Paulo Henrique-
dc.date.accessioned2022-03-18T13:26:41Z-
dc.date.available2022-03-18T13:26:41Z-
dc.date.issued2017-06-13-
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/2307/40627-
dc.description.abstractGiustizia a-venire è una formula complessa che condensa una serie di questioni che, seppur in nuce presenti fin dall’origine del pensiero filosofico, solo oggi necessitano di una concreta concettualizzazione. Parlare di Giustizia infatti richiama sia una dimensione universale, eterna, espressa perfettamente dal principio dell’antica dike, sia una dimensione prettamente contingente, che nei vari passaggi si sedimenta nel suo sinonimo di Diritto. Al posto del principio perfetto, dell’archè, avremo un diritto che pur essendo tecnica, procedimento normativo, non smetterà mai di condividere con la Giustizia la naturale dipendenza dal vivente. Fin dagli esordi infatti la giustizia, poi confluita nella legge, aveva intessuto un solido rapporto con la dimensione della vita, del vivente, nel doppio senso di tentare di rappresentare la vita e di essere per se stessa vita. Un infinito intrattenimento quello che intercorre tra il diritto e la vita, che non smette di alimentarsi, ma al contrario gioca continuamente su alterne fasi di incorporazione e rifiuto, di chiusura e apertura al nuovo. Proprio il vivente perciò sarà il concetto su cui si muoverà l’intero costrutto concettuale, alimentando, come un fiume sotterraneo, gli avvicinamenti e gli allontanamenti tra vita, giustizia, etica e diritto. Mentre però il diritto è necessariamente legato ad una contingenza precisa, ad una storicizzazione che ne rafforza il potere, la giustizia vivente si mostra libera da vincoli spaziali e temporali. Essa trova infatti luogo, in un non-luogo, lì dove la previsione normativa non domina, dove si deve decidere senza la legge, al di là della legge. Così come trova il suo tempo in una dimensione a-temporale, indifferente alla contingenze del tempo come il fiume di Eraclito. Si disvela in tal modo, nonostante l’imperatività dominante del diritto, una possibilità di vita per la giustizia, o meglio per una giustizia a-venire. Perché mentre l’essere vivente detiene l’a-venire, esso detiene la giustizia, ovvero una giustizia a-venire che non smette di essere scoperta. La giustizia a venire è potenza che si mostra effettiva in misura corrispondente alla libera manifestazione dell’essere, come non condizionata dalle freddi assunzioni del diritto, ma destinata a mantenere aperta una possibilità, una possibilità infinita. La Giustizia a-venire allora non si riduce ad una pura astrazione, ad una teorizzazione ma, presentandosi come una pratica continua, sarà diretta alla ricerca della propria effettività.en_US
dc.language.isoiten_US
dc.publisherUniversità degli studi Roma Treen_US
dc.subjectGiustiziaen_US
dc.subjectDiritto viventeen_US
dc.subjectEssere viventeen_US
dc.subjectDivenireen_US
dc.subjectLibertàen_US
dc.titleGIUSTIZIA A- VENIREen_US
dc.typeDoctoral Thesisen_US
dc.subject.miurSettori Disciplinari MIUR::Scienze giuridiche::FILOSOFIA DEL DIRITTOen_US
dc.subject.isicruiCategorie ISI-CRUI::Scienze giuridicheen_US
dc.subject.anagraferoma3Scienze giuridicheen_US
dc.rights.accessrightsinfo:eu-repo/semantics/openAccess-
dc.description.romatrecurrentDipartimento di Giurisprudenza*
item.fulltextWith Fulltext-
item.languageiso639-1other-
item.grantfulltextrestricted-
È visualizzato nelle collezioni:Dipartimento di Giurisprudenza
T - Tesi di dottorato
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