Please use this identifier to cite or link to this item: http://hdl.handle.net/2307/40565
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dc.contributor.advisorCuffaro, Vincenzo-
dc.contributor.authorAvena, Gilda-
dc.date.accessioned2022-01-26T15:12:49Z-
dc.date.available2022-01-26T15:12:49Z-
dc.date.issued2018-04-27-
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/2307/40565-
dc.description.abstractIl lavoro di ricerca indaga gli strumenti di tutela sostanziali e processuali esperibili allorché si manifesti una rilavante sproporzione, economica e cognitiva, tra cittadino utente-consumatore e professionista dovuta a condotte anticoncorrenziali. La repressione delle condotte anticoncorrenziali può avvenire sia attraverso il c.d. public enforcement che attraverso il c.d. private enforcement. Per private antitrust enforcement, che ha visto un forte impulso con l’adozione della Direttiva 2014/104/UE, si intende la tutela giurisdizionale dei diritti soggettivi attribuiti ai singoli dalle disposizioni comunitarie antitrust. Tali norme sono oggi contenute negli artt. 101 e 102 TFUE ma il loro contenuto è rimasto sostanzialmente identico fin dall’entrata in vigore del trattato di Roma. Fin dagli anni Settanta la Corte di Giustizia ha qualificato tali disposizioni come dotate di effetto diretto e, quindi, in grado di creare a favore dei singoli, persone fisiche e giuridiche, posizioni giuridiche direttamente tutelabili di fronte i giudici nazionali. Il lavoro di ricerca ripercorre le origini pretorie del private antitrust enforcement nel nostro ordinamento giuridico per concentrarsi poi sull’attuale assetto normativo. Per quanto concerne la delineazione dei caratteri generali del private antitrust enforcement, infatti, particolare importanza ha rivestito il c.d. formante giurisprudenziale comunitario che attraverso le pronunce della Corte di Giustizia nei casi Courage e Manfredi ha contribuito a delineare il c.d. illecito antitrust. Già a livello giurisprudenziale si era riconosciuta l’importanza del private enforcement nella repressione delle condotte anticoncorrenziali, tuttavia, lo stesso, secondo uno studio realizzato per conto della Commissione, c.d. Studio Shurts è stato caratterizzato in Europa, a contrario di quanto avvenuto negli Stati Uniti, da un sottosviluppo totale. La Commissione nell’ultimo ventennio ha manifestato grande attenzione per il private antitrust enforcement promuovendo dapprima la pubblicazione del c.d. Libro Verde seguito dal c.d. Libro Bianco e successivamente proponendo l’adozione di una Direttiva proprio in materia di risarcimento dei danni da illecito antitrust. In particolare, il Libro Verde aveva l’obiettivo, da un lato, di individuare i principali ostacoli all’attuazione di un sistema efficace di private antitrust enforcement; e, dall’altro lato, proporre vari spunti di riflessione e suggerisce interventi ad hoc per agevolare la proposizione delle azioni risarcitorie. Il Libro Bianco, invece, analizzava e presentava le proposte relative a scelte politiche e misure specifiche per garantire a tutte le vittime di violazione delle norme comunitarie sulla concorrenza l’accesso ai meccanismi di tutela efficaci in modo da poter essere interamente compensate dal danno subito e dettava dei criteri per la quantificazione del danno. Sono seguiti i lavori della Commissione ad una proposta di Direttiva culminati con l’adozione della Direttiva 2014/104/UE, recepita in Italia con il decreto Legislativo n. 3/2017. In questo quadro lo scopo del lavoro è stato analizzare i rimedi attualmente a disposizione delle vittime di condotte poste in essere in violazione delle regole a tutela della concorrenza e verificare se gli obiettivi di armonizzazione e incentivazione del private antitrust enforcement perseguiti dalla Commissione possano dirsi raggiunti. Si è effettuata una prima analisi della Direttiva 2014/104/UE e del suo recepimento in Italia ad opera del D.Lgs. n.3/2017, cercando di ricostruire l’illecito antitrust e il conseguente risarcimento del danno da esso scaturente indagandone sia gli aspetti sostanziali che processuali (legittimazione attiva, passiva, la capacità, il danno, il nesso causale, la quantificazione del danno, il giudice competente, con connessi profili di diritto internazionale privato, il ruolo delle decisioni delle autorità, i profili probatori). Onde garantire un quadro di completezza nell’individuazione degli strumenti di tutela dei danneggiati da un illecito antitrust si sono altresì indagati gli altri strumenti di private enforcement ed in particolare l’azione di nullità e la tutela cautelare. Nell’ultimo capitolo sono stati effettuati dei cenni comparatistici tra il sistema europeo e quello americano ove il private antitrust enforcement è maggiormente radicato.en_US
dc.language.isoiten_US
dc.publisherUniversità degli studi Roma Treen_US
dc.subjectANTITRUSTen_US
dc.subjectDANNOen_US
dc.subjectRISARCIMENTOen_US
dc.subjectCONSUMATOREen_US
dc.subjectCONCORRENZAen_US
dc.titleIL PRIVATE ANTITRUST ENFORCEMENT DALLE ORIGINI PRETORIE ALL'ATTUALE ASSETTO POSITIVOen_US
dc.typeDoctoral Thesisen_US
dc.subject.miurSettori Disciplinari MIUR::Scienze giuridiche::DIRITTO DELL'ECONOMIAen_US
dc.subject.isicruiCategorie ISI-CRUI::Scienze giuridicheen_US
dc.subject.anagraferoma3Scienze giuridicheen_US
dc.rights.accessrightsinfo:eu-repo/semantics/openAccess-
dc.description.romatrecurrentDipartimento di Economia Aziendale*
item.fulltextWith Fulltext-
item.grantfulltextrestricted-
item.languageiso639-1other-
Appears in Collections:T - Tesi di dottorato
Dipartimento di Economia Aziendale
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