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http://hdl.handle.net/2307/3947
DC Field | Value | Language |
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dc.contributor.advisor | Cremaschi, Marco | - |
dc.contributor.author | Fioretti, Carlotta | - |
dc.date.accessioned | 2015-03-11T09:53:45Z | - |
dc.date.available | 2015-03-11T09:53:45Z | - |
dc.date.issued | 2011-05-20 | - |
dc.identifier.uri | http://hdl.handle.net/2307/3947 | - |
dc.description.abstract | La ricerca muove dal presupposto che le politiche urbane per gli immigrati in Europa siano fondate su di una lettura della spazializzazione dell’immigrazione urbana basata sul paradigma della concentrazione residenziale. Questa a sua volta vede le sue origini in una teoria di più ampio raggio, di stampo statunitense, conosciuta come la social polarization theory e negli studi di geografia urbana sulla segregazione etnica. Tale impostazione ha portato in Europa al diffondersi della doppia retorica dell’esclusione e inclusione sociale, caratterizzata da una forte dimensione spaziale: è infatti il quartiere omogeneo dal punto di vista della classe, del patrimonio abitativo, del background etnico della sua popolazione a essere considerato alla base dei meccanismi di stigmatizzazione e inerzia sociale, e della mancata integrazione dei suoi abitanti. Secondo una logica binaria le politiche per l’inclusione sociale degli immigrati vengono dunque basate sul mito della mixité (mixed neighbourhood). Tuttavia questa impostazione del discorso dominante viene messa in crisi dalla realtà delle città dell’Europa meridionale, tra cui quelle italiane, nelle quali contesti de-segregati dal punto di vista etnico sono altresì affetti da gravi forme di discriminazione e marginalizzazione e dove il processo verso l’inclusione sociale degli immigrati sembra ancora distante. Se lo spazio urbano ha un ruolo nei processi di esclusione degli immigrati, come nelle politiche che contrastano tali processi, d’altra parte non sembra chiaro né quale sia questo ruolo né di quali spazi si tratti. La ricerca si propone dunque di provare a rispondere a tale interrogativo concentrandosi sul contesto italiano e articolandosi in quattro fasi successive. La prima fase è quella di inquadramento del tema all’interno del dibattito europeo: si individua l’approccio dominante alla costruzione del problema dell’esclusione sociale degli immigrati nelle città europee; si delinea un modello europeo di risposta al problema; si evidenziano le critiche emerse in letteratura a questa impostazione, facendo emergere il contributo al dibattito dei paesi sud-europei e in particolare dell’Italia. La seconda fase consiste nello stilare una sorta di ‘abaco’ che raccolga le tipologie di spazio altre rispetto alla residenza, importanti per la vita urbana degli immigrati e nelle quali avviene la “negoziazione quotidiana della differenza” (Amin, 2002): si tratta degli spazi del lavoro, del commercio, della preghiera, del welfare, del tempo libero. Nella terza fase si individuano i presupposti teorici in termini di forme socio-spaziali che risiedono alla base della lettura della segregazione etnica e degli interventi pensati per contrastarla. Si ripercorrono gli approcci principali della tradizione ‘spazialista’ delle scienze sociali, che oscillano tra la considerazione dei processi sociali avulsa dai contesti spaziali, al determinismo ambientale che considera le comunità solo in quanto spazialmente caratterizzate. Se le prime forme socio-spaziali coincidono tipicamente con il quartiere, con l’avvento della globalizzazione, e delle popolazioni caratterizzate da una forte mobilità come i migranti, si iniziano a considerare forme socio-spaziali reticolari e sovrapposte. Infine si sviluppa lo studio di un caso originale all’interno della città di Roma. Torpignattara sembra particolarmente interessante perché nonostante la percentuale relativamente contenuta di immigrati residenti è stata recentemente definita dai media una potenziale “banlieue italiana”. Quello che sembra evidente è il radicamento di alcune minoranze etniche (in particolare bangladesi) tramite la pratica di costruzione di spazi sociali che sta trasformando il territorio e che coinvolge al contempo gli italiani. Il caso di Torpignattara mostra come andando al di là di immaginari e retoriche lo spazio non possa essere considerato né il problema né la soluzione all’interno della ‘questione urbana dell’immigrazione’. Tuttavia lo spazio può avere un ruolo nel disegnare politiche urbane che sostengano i processi di convivenza e facciano acquisire anche agli abitanti immigrati un ‘diritto di urbanità’. La ricerca si inserisce all’interno dell’ampio dibattito teorico che ruota attorno alla relazione tra relazioni sociali e forme spaziali. Più nello specifico la ricerca contribuisce alla correzione del quadro concettuale sul quale sono basate le politiche territoriali per gli immigrati, collocandosi sia all’interno del dibattito italiano che più in generale in quello europeo. | it_IT |
dc.language.iso | it | it_IT |
dc.publisher | Università degli studi Roma Tre | it_IT |
dc.title | Città (con)divise : spazi, negoziazioni e politiche dell'immigrazione urbana. Il caso di Torpignattara, Roma | it_IT |
dc.type | Doctoral Thesis | it_IT |
dc.subject.miur | Settori Disciplinari MIUR::Ingegneria civile e Architettura::URBANISTICA | it_IT |
dc.subject.isicrui | Categorie ISI-CRUI::Ingegneria civile e Architettura::Art & Architecture | it_IT |
dc.subject.anagraferoma3 | Ingegneria civile e Architettura | it_IT |
dc.rights.accessrights | info:eu-repo/semantics/openAccess | - |
dc.description.romatrecurrent | Dipartimento di Studi urbani | * |
item.grantfulltext | restricted | - |
item.languageiso639-1 | other | - |
item.fulltext | With Fulltext | - |
Appears in Collections: | X_Dipartimento di Studi urbani T - Tesi di dottorato |
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