Please use this identifier to cite or link to this item: http://hdl.handle.net/2307/3862
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dc.contributor.advisorBrezzi, Francesca-
dc.contributor.authorGiustini, Alexia-
dc.date.accessioned2015-03-10T10:15:40Z-
dc.date.available2015-03-10T10:15:40Z-
dc.date.issued2011-04-18-
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/2307/3862-
dc.description.abstractGli interrogativi sul riconoscimento dell’altro e sul vivere bene in comune, che l’attuale scenario socio-politico, abitato dalla differenza (culturale, religiosa), solleva, rappresentano quel sintomo per la società e quel segnale per la ricerca filosofica, che investono sia la sfera etica che la sfera politica. All’interno di una così complessa questione, il presente lavoro di Tesi si è posto, nell’area scientificodisciplinare della Filosofia sociale e del pensiero della differenza, l’obiettivo di indagare il rapporto tra identità e cultura, andando oltre una visione essenzialistica dei sistemi culturali e di riformulare i termini dell’appartenenza e della cittadinanza, andando oltre una visione “a mosaico” delle società “multiculturali” e complesse. A partire, pertanto, dalla questione se esistano le identità culturali, così come siamo abituati a pensarle, ossia come bagagli di riferimento immutabili, la Tesi ha tentato di percorrere piste feconde per la riflessione multiculturale, avvalendosi del decostruzionismo francese, degli esiti “critici” più significativi del filone di pensiero cosiddetto post-colonial studies e della lettura portata avanti da alcune autrici del pensiero femminista, che si sono interrogate sul tema dell’identità oltre l’identificazione pura e semplice con un sistema di norme, valori, simboli e codici relazionali. La ricerca, allora, si è posta l’obiettivo di rileggere la relazione tra identità e cultura e di riformulare le maglie della cittadinanza europea in particolare, in un contesto politico postmoderno e globalizzato, che impone un ripensamento del rapporto tra individuo, comunità, territorio e Stati/Nazione. Della filosofia continentale la ricerca, quindi, ha indagato e approfondito gli apporti più recenti riguardo i concetti di identità, di cultura e di cittadinanza, intesa non solo come appartenenza e “riconoscimento”, ma, anche come “coscienza di luogo”. Tale lettura è stata condotta, ripercorrendo le analisi di Jean-Loup Amselle sulla cultura e sui processi identitari. Dell’antropologo il progetto, in particolare, ha ripreso la tematica dell’identità ibrida, vedendovi l’elemento caratterizzante un mondo sempre più interdipendente, poiché globalizzato. Il concetto di ibridismo o meticciato, propone, infatti, una visione dell’identità come negoziazione continua tra sé e l’altro da sé, come affiliazione, sconfinamento, processualità e molteplicità in movimento. Nel Primo capitolo della Tesi, pertanto, è stato analizzato il concetto di identità ibrida o meticcia, inteso quale elemento per pensare l’appartenenza in termini di contatto, incontro, relazione e dipendenza e per rifondare la soggettività dell’uomo contemporaneo come esodo da sé e dalla propria signoria. La Tesi ha affiancato, nel Secondo capitolo, alle riflessioni di Amselle, quelle portate avanti dalla politologa Seyla Benhabib, che, pur non appartenendo in senso stretto al filone di pensiero continentale, ha dedicato gran parte della propria riflessione ai problemi della cittadinanza europea, soffermandosi sia sul rapporto tra diritti umani e diritti culturali o delle minoranze, sia sul legame, non sempre risolutivo dell’appartenenza, tra identità e riconoscimento in un dato sistema culturale. Contro l’essenzialismo delle identità culturali, che per Benhabib sono da interpretare, invece, come catene di relazioni sociali e contro la reificazione delle culture, che per Benhabib sono da spiegare attraverso il modello dei “vasi comunicanti”, la studiosa, infatti, propone un modello identitario, fondato sul dialogo e sulla narrazione di sé agli altri, che la porta a formulare l’ideale di un “universalismo concreto e interattivo”, dove ciascuno può conoscere l’identità altrui e progettare la propria, solamente ponendosi in una condizione di ascolto partecipativo e partecipante. La Tesi illustra, allora, il legame, nelle riflessioni della pensatrice, tra identità, comunicazione e appartenenza, analizzando, inoltre, la visione della cittadinanza e della democrazia, che ella propone, quale prassi discorsiva, finalizzata, nell’accoglienza dell’altro, a ritessere anche la trama delle leggi che governano la polis. La tematizzazione benhabibiana dell’identità culturale come libera ascrizione dialogico-narrativa in un sistema di norme e valori, è stata condotta, tentando di porre in essere anche un confronto con le le riflessioni di Paul Ricoeur sull’identità come narrazione di sé e del proprio vissuto ad altri. Accanto alle riflessioni di Benhabib, la Tesi, ha inteso analizzare le proposte avanzate dal pensiero femminista sugli spazi di cittadinanza multiculturali, che modificano sia la percezione della soggettività, che la struttura e le finalità dei singoli Stati/Nazione, soffermandosi, in particolare, sulle analisi della filosofa Rosi Braidotti sulla soggettività come nomadismo, su quelle di Adriana Cavarero sull’identità come trama discorsiva e prassi relazionale e su quelle di Judith Butler sull’interdipendenza, cercandovi gli strumenti per pensare un nuovo ethos, una nuova cittadinanza europea flessibile e relazionale, aperta alle differenze, poiché abituata a percepirsi e a conoscersi come già abitata dalla differenza a cominciare da quella di genere. La Tesi, infine, nel Terzo e ultimo capitolo, si è proposta di approfondire le ultime analisi del filosofo Etienne Balibar sull’Europa con il fine di tracciare un nuovo ideale di cittadinanza europea, intravista come spazio multistratificato e plurale, in cui confluiscono molteplici frontiere (mediterranea, atlantica e asiatica) e in cui convergono elementi culturali differenti, segnati dalla presenza di aspetti periferici e centrali, elementi che modificano la cittadinanza nel segno dell’apertura e dell’ascolto e danno vita ad un’ideale di partecipazione alla vita pubblica come prassi rivendicativa di spazi, beni, diritti. Il rapporto tra identità, appartenenza, cultura e territorio è stato affrontato in stretta connessione con quello della comunicazione, considerando l’intercultura e la comunicazione quali ambiti interdipendenti, sia dal punto di vista concettuale che storico-sociale. Partendo dal concetto di cultura, la Tesi ha inteso, pertanto, soffermarsi su alcuni aspetti caratterizzanti il pensiero occidentale, che, in quanto tali, influiscono sulla visione dell’alterità e sul rapporto (conoscitivo, relazionale, emotivo), che abbiamo con essa. La ricerca ha tentato, dunque, di evidenziare, all’interno del “discorso multiculturalista”, il primato valoriale della differenza, intesa come strumento per riconfigurare il particolare e l’universale, la libertà e l’uguaglianza e per porre in essere uno spazio geo-politico realmente eterogeneo e cosmopolita, all’interno del quale le “politiche del riconoscimento”, possano essere finalizzate a dare dignità ed autonomia a ciascuno e a ciascuna.it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.publisherUniversità degli studi Roma Treit_IT
dc.titleOltre l'identità. Cultura, appartenza e differenzait_IT
dc.typeDoctoral Thesisit_IT
dc.subject.miurSettori Disciplinari MIUR::Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche::FILOSOFIA MORALEit_IT
dc.subject.isicruiCategorie ISI-CRUI::Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche::Philosophyit_IT
dc.subject.anagraferoma3Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologicheit_IT
dc.rights.accessrightsinfo:eu-repo/semantics/openAccess-
dc.description.romatrecurrentDipartimento di Filosofia*
item.languageiso639-1other-
item.fulltextWith Fulltext-
item.grantfulltextrestricted-
Appears in Collections:Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo
T - Tesi di dottorato
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