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http://hdl.handle.net/2307/3776
DC Field | Value | Language |
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dc.contributor.advisor | Macioce, Francesco | - |
dc.contributor.author | Minervini, Lucia | - |
dc.date.accessioned | 2015-03-05T11:04:19Z | - |
dc.date.available | 2015-03-05T11:04:19Z | - |
dc.date.issued | 2011-04-18 | - |
dc.identifier.uri | http://hdl.handle.net/2307/3776 | - |
dc.description.abstract | Questo studio è rivolto all'analisi delle possibili vie di interazione tra la nuova disciplina in tema di pratiche commerciali scorrette recentemente introdotta nel codice del consumo agli articoli 18 - 27- quater, e il quadro normativo relativo alle “professioni intellettuali”. L'interrogativo che pone è quello del “se” e “come” le nuove disposizioni siano applicabili al professionista che esercita una libera professione, sottoposto in ragione degli interessi generali che l'attività involge, ad una regolamentazione nazionale che è tutta imperniata sul “decoro” e sulla “correttezza professionale”. La tesi è strutturata in quattro capitoli e prende le mosse, nel primo, dall'analisi del significato e delle implicazioni -nell'ordinamento nazionale in generale e delle professioni in particolare - del nuovo approccio al diritto comunitario dei consumatori inaugurato con la direttiva 2005/29/Ce - matrice della disciplina in esame, che introduce il divieto generale di porre in essere “pratiche commerciali scorrette tra professionista e consumatore”. Si opera, quindi, la disamina della nozione innovativa di “pratica commerciale” e del vasto orizzonte temporale preso in considerazione dal legislatore che guarda a tutta l'attività del professionista e non solo al contratto. Il capitolo affronta, poi, il problema relativo ai limiti soggettivi di operatività della novella con riguardo alla categoria delle professioni intellettuali di difficile definizione. In particolare, la previsione dell'art. 19, secondo comma, lett. d) costituisce uno snodo essenziale del percorso di ricerca rivolto a comprendere se, nel settore in esame, vi siano gli spazi e le ragioni per una disciplina che diverga dalle regole generali in materia di pratiche commerciali scorrette. La norma, difatti, sembra porre una “deroga” per le leggi specifiche che regolamentano le “professioni regolamentate” e per i relativi “codici deontologici”, ove rivolti a garantire “elevati livelli di correttezza professionale”. Nella disciplina comunitaria, il settore delle professioni “regolamentate” rappresenta un vulnus al principio dell'armonizzazione massima delle disposizioni normative nazionali imposta dal legislatore comunitario e, di riflesso, nella disciplina nazionale di recepimento un ambito “non pregiudicato” dalla novella. Per tali ragioni, il tema delle pratiche commerciali scorrette del professionista intellettuale sembra collocarsi, dunque, in una cornice normativa un po' “sfuocata” sia sotto il profilo definitorio che sotto il profilo applicativo. Poiché il perimetro di applicazione della normativa non si presenta del tutto chiaro e lineare, l’esame della definizione di professione regolamentata accolta dall’art. 18, comma 1, lett. n) cod.cons., sia in positivo (con riferimento alle attività professionali che comprende) sia in negativo (con riferimento a quelle attività che possono qualificarsi “non regolamentate”) è condizione necessaria dello studio. La definizione in argomento è analizzata facendo ampio riferimento a quella più dettagliata fornita in tema di riconoscimento di qualifiche professionali e all'ampia casistica dei provvedimenti dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Si pone, poi, a confronto la definizione mutuata dal diritto comunitario con le espressioni polisenso usate nel nostro ordinamento per indicare le professioni intellettuali cercando di tracciarne le linee di demarcazione. A conclusione di questo primo segmento della ricerca, incentrato sui profili definitori, si pone in evidenza il legame di complementarietà e coerenza che sembra sussistere tra i tre capisaldi comunitari in materia di professioni regolamentate che hanno profondamente inciso sull'ordinamento nazionale ovvero il d.lgs. 6 novembre 2007, n. 206, di attuazione della direttiva 2005/36/CE (c.d. direttiva unica) relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali, il d.lgs. 26 marzo 2010 n. 59, che recepisce l’importante direttiva 2006/123/CE sui servizi nel mercato interno (c.d. Bolkeinstein), e per finire la disciplina delle pratiche commerciali scorrette, e della necessità di leggere l'ultima alla luce delle altre due. Il secondo capitolo dell'elaborato è dedicato all'analisi del complesso sistema di valutazione della scorrettezza della pratica commerciale di cui all’art. 20 cod. cons., norma centrale attorno alla quale muove l’intero impianto normativo, nel quale si fa largo uso di clausole generali di cui si indaga il contenuto. Inoltre, si traccia l'identikit del “consumatore medio del servizio professionale” alla luce delle peculiari caratteristiche del mercato dei servizi professionali ovvero: l'asimmetria informativa e il conseguente rischio per il consumatore di incorrere in fenomeni di selezione avversa e gli effetti esterni prodotti dalle prestazioni intellettuali. Con riferimento alla configurabilità in concreto di pratiche commerciali ingannevoli e aggressive nel settore professionale si pone in rilievo il problema relativo alle modalità e ai limiti con cui questi servizi si possono proporre ai consumatori nonostante le recenti misure di liberalizzazione che hanno introdotto significativi germi di innovazione. E del resto la “sospetta” mancata emissione di provvedimenti dell'Autorità garante che abbiano come destinatari i liberi professionisti e/o gli ordini professionali per aver posto in essere pratiche commerciali scorrette sembra porre in risalto sia la peculiarità del rapporto cliente/consumatore – professionista intellettuale sia la difficile congiunzione dei sistemi normativi in esame. Nel terzo capitolo del presente elaborato si dedica particolare attenzione al ruolo dell’autoregolamentazione nel nuovo quadro normativo. In particolare, si definiscono i tratti essenziali della definizione generale di “codice di condotta”, cristallizzata a livello normativo all'art. 18, comma 1, lett. f) cod. cons., in riferimento alla possibilità o meno di comprendervi anche la nozione di codice deontologico. La soluzione del problema non riveste un interesse solo esegetico in quanto può determinare un diverso ambito di applicazione della disciplina ed una diversa rilevanza verso il consumatore delle condotte che violino i precetti deontologici e delle fattispecie tipiche di pratiche commerciali coinvolgenti i codici di condotta. Si affronta, poi, il delicato tema del rapporto tra la nuova normativa introdotta agli artt. 18 ss. e la piattaforma normativa e deontologica nazionale delle professioni domandandosi se si pongano su piani paralleli destinati a non incontrarsi in alcun punto o se possano a tratti sovrapporsi ed avere delle interferenze.Il quarto capitolo tratta il tema della tutela del consumatore avverso le pratiche commerciali scorrette poste in essere dall'esercente una professione intellettuale. In specie, si indaga sulla natura del sistema di tutela apprestato dal nuovo articolato normativo e ci si chiede se la competenza generale dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato incontri limiti normativi con rifermento al settore professionale e se vi sia una competenza esclusiva degli ordini professionali sulle comunicazioni commerciali degli esercenti una professione. Segue, poi, la trattazione del tema dell’applicabilità dei rimedi individuali propri della nostra tradizione civilistica su cui, formalmente, la nuova disciplina non incide, pur essendo destinata ad avere su di essi delle inevitabili interazioni. Inoltre, stante le peculiarità dell’ordinamento professionale cui necessariamente appartiene il libero professionista e la rilevanza che in esso rivestono i codici deontologici, si ritiene indispensabile lo studio della responsabilità disciplinare. L'analisi si snoda cercando di individuare attraverso quali vie la disciplina delle pratiche commerciali scorrette attraversi le specificità del settore professionale modificandosi parzialmente e/o imponendo nuovi cambiamenti nell'ordinamento delle professioni. Dunque, si propone un approccio alla disciplina delle professioni dall'angolo visuale del cliente – consumatore, domandandosi se la novella si traduca in una nuova “guarentigia” per questa particolare categoria di professionisti, salvaguardata dall'uniformazione imposta dal diritto comunitario e quali siano le rationes della particolare attenzione normativa ad essa dedicata. | it_IT |
dc.language.iso | it | it_IT |
dc.publisher | Università degli studi Roma Tre | it_IT |
dc.title | Le pratiche commerciali scorrette nelle professioni intellettuali | it_IT |
dc.type | Doctoral Thesis | it_IT |
dc.subject.miur | Settori Disciplinari MIUR::Scienze giuridiche::DIRITTO PRIVATO | it_IT |
dc.subject.isicrui | Categorie ISI-CRUI::Scienze giuridiche::Law | it_IT |
dc.subject.anagraferoma3 | Scienze economiche e statistiche | it_IT |
dc.rights.accessrights | info:eu-repo/semantics/openAccess | - |
dc.description.romatrecurrent | Dipartimento di Scienze aziendali ed economico-giuridiche | * |
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item.fulltext | With Fulltext | - |
Appears in Collections: | X_Dipartimento di Scienze aziendali ed economico-giuridiche T - Tesi di dottorato |
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