Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: http://hdl.handle.net/2307/3775
Campo DCValoreLingua
dc.contributor.advisorValensise, Paolo-
dc.contributor.authorSalvatore, Federica-
dc.date.accessioned2015-03-05T10:54:09Z-
dc.date.available2015-03-05T10:54:09Z-
dc.date.issued2011-04-18-
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/2307/3775-
dc.description.abstractIl complesso delle nuove norme introdotte nell’ordinamento italiano, anche sulla scia delle disposizioni comunitarie, riguardanti la tutela dei consumatori ha suscitato la riflessione sulla possibilità di estendere i principi della correttezza e della buona fede al di fuori dell’area negoziale, per assurgere a principi condizionanti l’intera attività di impresa e, dunque, della “attività”, condizionando la condotta generale dell’imprenditore, anche per i comportamenti e le scelte non pertinenti all’area negoziale, ivi compresa la fase organizzativa dell’impresa. La trattazione parte dell’analisi della portata applicativa dei principi di correttezza e buona fede nel diritto romano e, successivamente, nel diritto intermedio e in quello delle codificazioni ottocentesche, per poi pervenire ad una approfondita analisi del principio di libertà di iniziativa economica sancito dall’art. 41 cost. e dei correlativi limiti, anche alla luce della giurisprudenza del giudice delle leggi. A ciò si accompagna una analisi delle diverse disposizioni settoriali che nel codice civile e nelle leggi speciali hanno posto un obbligo di condotta all’imprenditore nell’esercizio della propria attività secondo i parametri della correttezza e della buona fede, prescindendo dall’esistenza di un vincolo negoziale, concluso in fase di formazione. La trattazione si incentra poi nell’esegesi dell’art. 39 cod. cons., interpretato quale clausola generale e con valore precettivo, non quindi meramente programmatico, sovraordinata alle disposizioni specifiche sulle pratiche commerciali scorrette. Per altro verso si è approfondito il contenuto concreto dell’obbligo di condotta corretta, che in ultima analisi viene identificato nella emersione di valori etici, soprattutto in chiave protettiva e, comunque, di rispetto dei valori fondamentali dell’individuo, sanciti dalla carta costituzionale e dai trattati internazionali. L’obbligo di correttezza viene anche ricongiunto agli obblighi di condotta degli amministratori di società di capitali, in punto di organizzazione dell’attività dell’impresa collettiva, ai fini della valutazione della adeguatezza dell’assetto organizzativo ed amministrativo, punto centrale della governance societaria. L’ultimo capitolo è dedicato all’individuazione delle conseguenze sanzionatorie dell’eventuale violazione della regola di condotta, prospettate in modo articolato in relazione ai diversi profili di lesione dell’interesse pubblico, collettivo o individuale.it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.publisherUniversità degli studi Roma Treit_IT
dc.titleCorrettezza e buona fede nell'esercizio dell'attività d'impresait_IT
dc.typeDoctoral Thesisit_IT
dc.subject.miurSettori Disciplinari MIUR::Scienze giuridiche::DIRITTO COMMERCIALEit_IT
dc.subject.isicruiCategorie ISI-CRUI::Scienze giuridiche::Lawit_IT
dc.subject.anagraferoma3Scienze economiche e statisticheit_IT
dc.rights.accessrightsinfo:eu-repo/semantics/openAccess-
dc.description.romatrecurrentDipartimento di Scienze aziendali ed economico-giuridiche*
item.fulltextWith Fulltext-
item.grantfulltextrestricted-
item.languageiso639-1other-
È visualizzato nelle collezioni:X_Dipartimento di Scienze aziendali ed economico-giuridiche
T - Tesi di dottorato
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