Please use this identifier to cite or link to this item: http://hdl.handle.net/2307/3766
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dc.contributor.advisorD'Anna, Alberto-
dc.contributor.advisorNorelli, Enrico-
dc.contributor.authorCherubini, Beatrice-
dc.date.accessioned2015-03-05T09:30:00Z-
dc.date.available2015-03-05T09:30:00Z-
dc.date.issued2012-04-18-
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/2307/3766-
dc.description.abstractOggetto di questa tesi è lo studio delle modalità mediante le quali sono presentate dagli autori cristiani di lingua greca, tra il II e gli inizi del III secolo, la figura e la dottrina di Marcione, teologo cristiano originario del Ponto, attivo a Roma negli anni precedenti il 144 e poi fondatore, in Oriente, di una propria chiesa che ebbe grande vitalità fino al V secolo. Lungi dall’essere un tentativo di ricostruzione della figura storica o della produzione letteraria di Marcione1, il mio studio ha avuto, invece, per finalità l’individuazione e l’analisi dei possibili schemi ideologico - letterari utilizzati da alcuni autori cristiani antichi che scrissero del personaggio e del suo insegnamento, al fine di rendere più incisiva la polemica contro la sua dottrina e i suoi proseliti. È stato, inoltre, compito della mia ricerca analizzare il modo in cui i vari polemisti presentano la dottrina marcionita, allo scopo di realizzare una stratigrafia delle testimonianze antiche sulla teologia, l’antropologia e la soteriologia sviluppate dall’eresiarca del Ponto e dai suoi seguaci. I dati raccolti e le mie valutazioni sono confluite in questa tesi, strutturata in tre parti, tante quanti gli autori antichi presi in esame più approfonditamente: Giustino, Ireneo di Lione e Clemente di Alessandria. La prima parte del lavoro è stata consacrata all’analisi della figura e della dottrina di Marcione nell’interpretazione che di esse fornisce Giustino. Il perduto Syntagma contro tutte le eresie, del quale lo stesso apologista dà notizia in 1apol. 26,8, era quasi certamente diretto in modo specifico contro tale eresia e sembra aver fornito un modello imprescindibile per molte confutazioni successive. Dall’esame delle opere conservate si evince che Marcione, menzionato per due volte nella Prima Apologia, vi è riconosciuto come punto culminante nella successione degli eresiarchi; la sua attività è posta in relazione con l’azione dei demoni malvagi che, dopo l’ascensione di Gesù, hanno tentato di allontanare dalla fede quanti più credenti possibile. In quest’opera sono riportate, inoltre, le linee portanti del pensiero marcionita: in 1apol. 26,5 e 58,1, l’autore riporta la tesi fondamentale dell’eresiarca, secondo cui esistono due diverse divinità, tra loro contrapposte: l’una, inferiore, sarebbe responsabile di questa creazione; l’altra, superiore, sarebbe autrice – a quanto si crede di poter comprendere – di una creazione superiore. Nel Dialogo con Trifone, altra opera conservataci dell’apologista cristiano, il nome di Marcione non è mai menzionato esplicitamente2, benché vari indizi inducano a sospettare che, nel descrivere, in dial. 35,2-6, i falsi cristiani dei suoi tempi, l’apologista alluda primariamente a Marcione e ai suoi seguaci. Nel corso dell’analisi delle modalità giustinee di rappresentazione dell’eresia e, più nello specifico, dell’attività e della figura dell’eresiarca del Ponto, sono emerse analogie rilevanti con alcuni caratteri propri delle descrizioni di contese tra veri e falsi profeti nella tradizione giudaica e cristiana. La sezione dedicata allo studio della figura e della dottrina di Marcione nella produzione di Giustino, pertanto, è inaugurata da un’analisi di questo specifico contesto polemico, per indagare se e in quale misura la figura del falso profeta possa aver fornito all’autore cristiano del materiale per la propria rappresentazione dell’eresiarca pontico. La seconda sezione della presente ricerca è stata dedicata all’analisi della rappresentazione di Marcione nell’opera di Ireneo di Lione. Nel suo Adversus Haereses, in cinque libri, l’autore riprende e sviluppa alcuni caratteri che dovevano essere già propri dell’eresiologia di Giustino e che potrebbero derivare dal perduto Syntagma contro tutte le eresie. Tra questi, di grande rilievo è il tema dell’origine dell’eresia: Marcione è presentato come ultimo anello di una catena dell’errore, interpretata sia come discendenza da un primo eresiarca, sia come derivazione dal primo angelo apostata. Pertanto, all’eresia è riconosciuta una duplice fons o radix (cf Iren., haer. I 22,2): da una parte, Simone di Samaria, punto di origine umano dell’eresia; dall’altra, Satana in persona, primo apostata della storia del mondo e vero principio dell’errore. Sono stati, poi, esaminati alcuni tratti attribuiti da Ireneo all’eresiarca del Ponto – l’accusa di essere sophista verborum (cf Iren., haer. III 24,2), il carattere della blasfemia, della presunzione e dell’impudenza –, dei quali sono state valutate l’originalità o la dipendenza rispetto a tradizioni anteriori al vescovo di Lione. La confutazione di Marcione nell’Adversus Haereses è articolata, intorno a due capi di accusa principali: da una parte, Ireneo condanna l’attività di rigetto e mutilazione delle Scritture, caratteristica dell’eresiarca del Ponto e dei suoi discepoli3; dall’altra, sono presentati e confutati alcuni dei temi centrali della dottrina marcionita: il dualismo teologico, declinato come antitesi tra un Dio conosciuto e un Dio ἄγνωστος, tra un Dio giusto e un Dio buono e, in ultima analisi, tra la Legge, data dal primo, e il Vangelo, nel quale Gesù annuncia il secondo; la designazione marcionita del Demiurgo come Kosmokrator (cf Iren., haer. I 27,2); la salvezza dell’uomo secondo Marcione; il rigorismo encratita osservato dai suoi discepoli. A ciascuna di queste tematiche è stato consacrato un esame dettagliato. La terza sezione di questo studio è incentrata sulla rappresentazione della figura e della dottrina di Marcione secondo Clemente di Alessandria. Negli Stromati è addensato un gran numero di notizie relative all’eresiarca del Ponto e ai suoi discepoli, alcune delle quali di non semplice interpretazione. In Stromate II, Clemente entra in polemica con i marcioniti a proposito del tema delle passioni: i suoi avversari, infatti, si sarebbero fatti forti di passi scritturistici quali Pr. 1,7, in cui si menziona il φόβος θεοῦ, interpretando tale timore come una passione e trovando, in ciò, una conferma del carattere passionale del Dio datore della Legge. Stromate III è dedicato alla confutazione delle due opposte tendenze eretiche dei libertini e degli encratiti-rigoristi; in questo libro, Marcione è annoverato come esponente di spicco di questo secondo gruppo. All’eresiarca Clemente muove l’accusa di aver ripreso, radicalizzandolo e stravolgendolo, l’insegnamento platonico sulla negatività della materia creata (cf, in particolare, Clem., str. III 3,13,1; III 3,21,2; IV 4,18,1). L’autore alessandrino riporta, poi, quelli che, a sua conoscenza, costituiscono, secondo la dottrina marcionita, i tre princìpi fondamentali: il Dio buono, il Dio giusto (o δημιουργός) e la materia cattiva (Clem., str. III 3,12,1). Infine, egli indaga le ricadute pratiche dell’insegnamento marcionita: la contrapposizione e l’odio nei confronti del Creatore, l’astensione dal congiungimento carnale e dal matrimonio, l’astensione dall’uso delle creature e, sul piano cristologico, la professione del docetismo. In Stromate V, l’autore esamina e confuta, tra gli altri, alcuni aspetti della soteriologia marcionita. In Stromate VII, infine, grande rilievo è dato all’attività di rigetto e mutilazione delle Scritture, emblema di una più generale attitudine di tensione e rottura nei confronti della tradizione ecclesiastica, propria dell’eresiarca del Ponto e dei suoi discepoli. A conclusione di ciascuna sezione, i dati raccolti sono stati riuniti per cercare di ricostruire, nel modo più completo e fedele possibile, il ritratto della figura e della dottrina di Marcione delineato da ciascun autore. Le rappresentazioni così ricostruite sono confluite nelle Conclusioni finali della tesi, dove esse sono state prese in considerazione nel loro insieme, allo scopo di proporre una riflessione sulle grandi linee di tendenza che avrebbero caratterizzato l’interpretazione del fenomeno marcionita elaborata da ciascun autore e di isolare, sia pure con prudenza, alcuni elementi che avrebbero caratterizzato la riflessione marcionita tra la seconda metà del II secolo e l’inizio del III secolo della nostra era.it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.publisherUniversità degli studi Roma Treit_IT
dc.subjectEresiait_IT
dc.subjectGiustinoit_IT
dc.subjectClementeit_IT
dc.subjectIreneoit_IT
dc.titleLa figura di Marcione nell'eresiologia cristiana anticait_IT
dc.title.alternativeLa figure de Marcion dans l’hérésiologie chrétienne ancienneit_IT
dc.typeDoctoral Thesisit_IT
dc.subject.miurSettori Disciplinari MIUR::Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche::LETTERATURA CRISTIANA ANTICAit_IT
dc.subject.isicruiCategorie ISI-CRUI::Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche::Classical Studiesit_IT
dc.subject.anagraferoma3Scienze dell'antichita', filologico-letterarie e storico-artisticheit_IT
dc.rights.accessrightsinfo:eu-repo/semantics/openAccess-
dc.description.romatrecurrentDipartimento di Studi sul mondo antico*
item.grantfulltextrestricted-
item.fulltextWith Fulltext-
item.languageiso639-1other-
Appears in Collections:X_Dipartimento di Studi sul mondo antico
T - Tesi di dottorato
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